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Lo Stato contro Fritz Bauer

Pubblicato il 2 maggio 2016 da Matteo Galli


Lo Stato contro Fritz Bauer

Se una voce su Wikipedia significa qualcosa, ebbene Fritz Bauer (1903-1968) ha una lunghissima e ricca pagina in tedesco e una meno lunga in inglese, francese, spagnolo e in altre lingue “minori”. In italiano, no; segno/conseguenza, forse, del fatto che l’italiano medio non sa chi sia Fritz Bauer. Ed è dunque senz’altro un bene che, a quasi un anno dall’uscita in Germania, quando mancano ormai poche settimane alla consegna dei premi nazionali tedeschi (i “Lola”, gli equivalenti dei nostri David di Donatello), dove ha fatto incetta di nominations il film di Lars Kraume Lo Stato contro Fritz Bauer arrivi anche in Italia.

Chi è Fritz Bauer? Nato nel 1903, di origine ebraica, Bauer studia giurisprudenza e già nei primi anni ’20 entra nella SPD. Nel 1936 emigra dapprima in Danimarca e poi in Svezia (dove fonderà insieme a un altro illustre emigrato in Svezia, Willy Brandt, la rivista “Sozialistische Tribüne”). Torna in Germania Federale nel 1949 e ascende rapidamente alle massime cariche giuridiche dell’Assia, la regione di Francoforte, fino a diventare procuratore generale. Qui ha inizio la sua inesausta battaglia per – da un lato - scovare, arrestare e soprattutto per condurre dinanzi ai tribunali tedeschi i criminali nazisti in giro per il mondo e – dall’altro – per depenalizzare tutti i reati contro lo Stato nazista, che – incredibile a dirsi – venivano nel dopoguerra ancora perseguiti (pensiamo per esempio ai procedimenti contro i partecipanti all’attentato a Hitler nel luglio del 1944).

Il caso più noto, su cui verte il nostro film, è il caso di Adolf Eichmann, clandestinamente emigrato in Argentina. Grazie alle segnalazioni, alla tenacia e al coraggio civico di Bauer (che rischia a sua volta un’incriminazione per alto tradimento), Eichmann verrà rapito dai servizi segreti israeliani e condotto e processato a Gerusalemme. Bauer, in realtà, avrebbe voluto che fossero i servizi tedeschi ad arrestare quel criminale e che il processo si svolgesse in Germania Federale, a Francoforte, perché quel che interessa al procuratore è prima di ogni altra cosa che la sfera pubblica tedesca, a più di dieci anni di distanza dalla fine della guerra, arrivi finalmente a confrontarsi con il proprio passato e con le ancora clamorose connivenze e continuità con quel passato. Eichmann verrà giustiziato a Gerusalemme nel 1962 , ma di lì a pochissimo, pur fra mille difficoltà, Bauer riuscirà a raggiungere il suo scopo: a partire dal 1963 avranno infatti inizio proprio a Francoforte i cosiddetti “Auschwitz-Prozesse” (anche qui lunga pagina Wikipedia in tedesco, poi in francese e in inglese, ma in italiano no!) che porteranno nel corso di quasi due decenni a un significativo numero di condanne di personaggi a vario titolo implicati nello sterminio.

Non è la prima volta che il cinema tedesco si occupa di Fritz Bauer. Esattamente cinquanta anni fa Alexander Kluge gli aveva dedicato una delle più importanti e utopiche sequenze di Abschied von gestern (La ragazza senza storia), uno dei testi fondanti del nuovo cinema tedesco, sei anni fa poi era uscito un lungo e ricco documentario su di lui, intitolato Fritz Bauer – Tod auf Raten e anche nel recente Il labirinto del silenzio (regia di Giulio Ricciarelli, candidato all’Oscar come migliore film straniero per conto della Germania) troviamo, all’interno di un contesto docu-fictional, Fritz Bauer, icona anti-fascista e democratica della Repubblica Federale.

Pur con un messaggio di inaudita violenza (guardate, signore e signori, alla fine degli anni ’50 in Germania Federale, quanto era ancora vergognosamente alto il numero dei nazisti conniventi!), Lo Stato contro Fritz Bauer è un film di denuncia un po’ old style, verrebbe da dire un po’ (involontariamente?) fermo, come stile cinematografico, al periodo che racconta, con in più anche qualche caduta in tutta la parte “equivoca” sulle scappatelle del collaboratore/allievo Karl Angermann. Se fosse stato girato in Italia, sarebbe stato un film alla Montaldo, alla Damiani, alla Vancini, Rosi oppure Bellocchio avrebbero fatto qualcosa di più. Qui: grande accuratezza nella messa in scena con i vestiti d’epoca, i mobili d’epoca, le pettinature d’epoca, le macchine e gli aeroplani d’epoca, tante scene girate in studio e tanti sfondi urbani inevitabilmente sfocati, ben recitato da alcuni attori tedeschi fra i più bravi da Burghart Klaußner (il pastore del Nastro Bianco di Haneke) a Ronald Zehrfeld, a Sebastian Blomberg fino al regista Dani Levy in un cameo come avvocato della Mossad. Insomma si tratta di un classico prodotto del cinema medio tedesco a sfondo storico, quel cinema che trova sempre il modo di ritagliarsi un sia pur piccolo spazio anche nel mercato italiano. Forse la cosa più bella del film è il titolo: che lascerebbe immaginare un court movie, ma che in realtà descrive a perfezione il fatto che tutte le ricerche, le inchieste, le indagini di Fritz Bauer avvengono a dispetto dello Stato che fa di tutto per ostacolarlo. Ma il procuratore è una testa dura.


(Titolo originale); Regia: Der Staat gegen Fritz Bauer; sceneggiatura: Lars Kraume, Olivier Guez; fotografia: Jens Harant, ; montaggio: Barbara Gies; interpreti: Burghart Klaußner, Roland Zehrfeld, Sebastian Blomberg ; Jörg Schüttauf ; produzione: Zero One Film, Terz Film, WDR, HR, Arte; origine:Germania, 2015; durata: 105’;


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