X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



LORO 2

Pubblicato il 10 maggio 2018 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


LORO 2

Suddividere un film in due parti nell’era della serialità televisiva, quali che siano le ragioni dell’uscita in sala di LORO di Paolo Sorrentino diviso in due capitoli numerati 1 e 2 (il ‘rifiuto’ di Cannes? La durata monstre di quasi 4 ore? La necessità di recuperare il budget complessivo di 20 milioni?), non dovrebbe comportare alcuna difficoltà di fruizione per un pubblico avvezzo a frequentare la creatività contemporanea dello spettacolo forte della propria cultura in qualità di lettore di romanzi o frequentatore, oltre alle sale cinematografiche, di teatri d’opera e di prosa, dove la ripartizione in capitoli, parti, atti, prologhi ed epiloghi, è consuetudine regolare e indispensabile per scandire l’immersione psicofisica, da spettatori, nelle trame, nei tessuti narrativi, e nelle condense emotive sviluppate secondo una fenomenologia fondata sulla rappresentazione dell’evoluzione di fatti correlati tra loro da un hegeliano rapporto di causa ed effetto. Che Tartuffe (guardacaso: un ciarlatano, un truffatore...) appaia in carne ed ossa solo al terzo atto della commedia di Molière, dopo che tutti ne hanno parlato e sparlato nei primi due, non ha mai scandalizztao nessuno tra il pubblico dei frequentatori della prosa. In molti invece, tra il pubblico e i critici che hanno visto LORO 1, hanno lamentato questa ulteriore ripartizione in due fasi, una prima in cui si descrive l’ambiente degradato e depravato della fauna italica brulicante alle pendici del vulcanico Silvio, e una seconda in cui, praticando un programmato avvicinamento strategico, ci si ritrova finalmente faccia a faccia con il ‘mattatore’, e se ne penetra il privatissimo privato di grande duce insofferente al proprio stand-by politico, e consapevole dell’incipiente vecchiaia.

Che sia o meno piaciuto, il primo atto della sorrentiniana Berlusconeide, conta assai poco rispetto al lusinghiero risultato del botteghino, che la seconda parte, LORO 2, dovrebbe auspicabilmente replicare. Accolto, peraltro, con favore infinitamente maggiore dalla stampa nell’anteprima di qualche giorno fa, il ‘numero due’ parte subito in quarta, esponenziando la propria dualità con due portentosi duetti, il primo a tavola, tra Silvio e un suo mefistofelico ‘doppio’, l’altro al telefono, tra Silvio è una sua ‘vittima potenziale’, bersaglio ideale del diabolico venditore di fuffa, teorico della felicità ‘della bella casa, della bella moglie e della bella automobile’, abile affabulatore che conosce a fondo pulsioni e desideri piccoli e grandi di un pubblico di eventuali acquirenti da convincere, irretire e imbrogliare... Ma tutto questo è storia fin troppo nota, e a Sorrentino non interessa, così come di giudicare o di denunciare, nemmeno di raccontarci qualcosa di nuovo sul personaggio più invadente e ingombrante della nostra storia italiana recente. Il miracolo del suo film, che è poi quello di tutto il suo cinema, da La Grande Bellezza in poi fatto, come un’opera lirica, di ‘numeri chiusi’, arie, duetti, pezzi d’insieme, cori, danze e gran finali, ciascuno con il suo climax, con il suo do di petto, con la sua trascinante cabaletta, con il suo effettistico coup-de-théâtre (l’assenza di una ‘trama’ intesa come filo dipanato a intreccio pare disorienti in parecchi l’esigenza ossessiva di una storia, cosa che in letteratura non è mai stato un problema per nessuno, almeno dai tempi del Satyricon di Petronio) va rintracciato nella rappresentazione di questo teatrino di burattini, di questa tragicomica passerella sullo sgangherato palcoscenico del nostro immaginario televisivo, di questa saga tra il becero e il dolente che fu, ed è forse ancora, la vicenda tutta italiana di un premier da operetta capace di affossare economicamente, eticamente e culturalmente il Belpaese, per consegnarlo all’incertezza di un baratro affacciato su un futuro da apocalisse. Il passo ora brillantemente orchestrato, ora cadenzato con la cautela di chi sa di maneggiare materiali infestati di dolore, miseria umana e tragedia, della regia di Sorrentino tracima il pubblico e il privato di un eroe conciato come un pupazzo di lattice in un limaccioso torrente in piena che non risparmia niente e nessuno, e li mette in scena secondo criteri consustanziati dello stesso immaginario vomitato nelle nostre case da oltre quarant’anni dai televisori sintonizzati sulle reti del Cavaliere (ma pure su quelle di chi ha dovuto adeguarsi per non venire sgominato e annientato dal culto dello share e dell’Auditel): telenovele, coreografie danzate da procaci esemplari di femmina, commediacce pruriginose, siparietti, riletti, reinventati e restituiti in una girandola che è, sì, senz’altro cinema ad alto quoziente di attrattiva spettacolare, ma pure, stavolta, lavoro concettuale coltissimo che dietro la propria leggibilissima apparenza cela un’idea di approccio alla materia e alla realtà trattata bisognosa di tempi lunghi per essere decodificata e adeguatamente analizzata, proprio come nel caso di un’opera d’arte (post)contemporanea.

Senza tuttavia voler spaventare nessuno, va detto comunque che anche fermandosi a un primo grado di lettura, LORO è da considerarsi come un unico opus che prendendo le mosse dai toni piccanti e amorali della farsa, cresce fino ad assumere la gravitas di un’epopea biblica: anche senza il diretto riferimento speculare al Cristo scolpito trasportato in volo dagli elicotteri all’inizio della felliniana Dolce Vita, ode per eccellenza alle speranze dell’Italia nei primi anni del Boom economico, il marmoreo Redentore deposto dalle gru sulle macerie dopo il recupero nella basilica distrutta dal terremoto dell’Aquila nella sequenza conclusiva di LORO 2, tra i pompieri sfiduciati e sgomenti per tanta desolazione, assurge a vigoroso e inequivocabile simbolo di una devastazione degenerativa, capillare, incancrenita, che non lascia speranza in alcuna alba rigeneratrice.


CAST & CREDITS

(Loro 2); Regia: Paolo Sorrentino; sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Cristiano Travaglioli; musica: Lele Marchitelli; interpreti: Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardi Scamarcio, Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio, Anna Bonaiuto, Ugo Pagliai; produzione: Indigo Film; distribuzione: Universal; origine: Italia, 2018; durata: 100’


Enregistrer au format PDF