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MACONDIANO

Pubblicato il 1 novembre 2003 da Carla Di Donato


MACONDIANO

Il popolo colombiano, e latino-americano in generale, è il nucleo e il canto della Sirena di Macondiano, prima prova di Cilantro Teatro - una giovane compagnia che costruisce la propria specificità a partire dall’antropologia teatrale, intesa come valorizzazione delle eterogenee radici culturali, e dall’incontro-confronto dei suoi cinque componenti. Faiber Lozada, trentenne fondatore, regista e attore del gruppo, nato nei pressi di Bogotà, dove si è laureato in teatro presso l’Accademia Superiore d’Arte nel 1995, vanta una solida formazione incentrata appunto sull’antropologia teatrale (tra cui il “Theatrum Mundi” di Eugenio Barba ad Holstebro nel 1998, i seminari con Tage Larsen sul corpo e la voce, sul clown, sul teatro orientale con maestri latinoamericani) ed un’intensa esperienza in veste di attore con compagnie quali il Teatro Taller de Colombia (1997 - 2002) o il Teatro del Cuerpo (1996 - 2002) in cui il lavoro su di sé ed il training corporeo-mentale-emotivo quotidiani sono il volano per la creazione della propria identità ‘concreta’, tangibile per via di prassi, la cui linfa scorre attraverso quella “nostalgia della tradizione” che agisce nella direzione della sua proiezione viva verso l’avvenire. Attorno all’esperienza dell’attore-regista, i quattro giovani componenti della compagnia, provenienti da esperienze eterogenee, che spaziano dalla danza contemporanea e dalla musica folklorica alla poesia, alla capoeira e alle percussioni fino al flamenco, tip tap e balletto classico, sviluppano un percorso formativo completo (canto, danza, musica) mirato a costruire un’identità individuale, all’interno del composito equilibrio del gruppo. Coordinato dal regista, quindi, il loro lavoro va dall’acrobatica alla giocoleria, allo studio e rielaborazione delle danze tradizionali italiane e colombiane con un’attenzione speciale per il ritmo inserito in strutture metrico-musicali. Cilantro Teatro attinge perciò gli elementi fondamentali del proprio sapere dai maestri: Stanislavskij, Mejerchold, Brecht, Artaud, Grotowski, Kantor e alcune delle tecniche dal mimo corporale drammatico e dal teatro orientale: Nô, Opera di Pechino, Kabuki, Kathakali. Macondiano s’ispira al romanzo di Garcìa Marquez Cent’anni di solitudine di cui rievoca il microcosmo, specchio di un macrocosmo fatto di memoria e di oblio, di speranza e disperazione del popolo sudamericano. Mediante l’amalgama di diversi elementi - che si rivelano in un gioco di crescendi - quali la tradizione indigena, i riferimenti alla storia locale (la guerra, la rivoluzione), lo spettacolo procede per giustapposizione di “icone simboliche”, grazie alle quali gradualmente riesce a condurre lo spettatore ‘esotico’ (=straniero) dritto al cuore della cultura sudamericana. Tra le figurazioni di maggior impatto sono sicuramente: il telo bianco al centro della scena, dietro il quale la voce dell’attore a cui è affidato il tratteggio narrativo dal romanzo agisce come richiamo ed eco; le abilità acrobatico-coreografiche del performer in nero (dal volto cinereo, metà sacerdote, metà spettro della Morte) che connettono a livello emotivo lo spettatore con le sensazioni del popolo di facondo; e l’alternarsi tersicoreo delle due giovani ragazze che si scambiano i ruoli, spiriti della sensualità e del dolore, della forza e del mistero intrisi nell’identità del popolo colombiano, che danno efficacemente vita, e anima, per quasi un’ora, al tessuto interno dello spettacolo. Musiche tradizionali cupe e dure, o colorate ed aeree, eseguite dal vivo da un musicista colombiano e da un chitarrista cosentino, immagini create dalle coreografie o dalle canzoni in lingua madre, gaie, o suggestive ed incantate, costruiscono architetture immaginative e creano varchi fantastici in cui sembrano apparire e scomparire ai nostri occhi quadri di Frida Kahlo, o versi di Machado. Nel complesso, lo spettacolo si giova di una regia evocativa ed attenta, a cui una maggiore robustezza di composizione verticale conferirebbe il tocco finale per realizzare il suo pulsante desiderio: l’incontro felice tra i popoli.

[novembre 2003]

adattamento e regia: Faiber Lozada
scene: Cilantro Teatro
costumi: Cilantro Teatro
luci: Faiber Lozada
musiche: Valentino Eraso, Tony Perri
interpreti: Davide Marzattinocci, Faiber Lozada, Francesco Schiano, Giulia Scala, Marzia Feraudo
produzione: Compagnia Cilantro Teatro


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