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Madagascar 2

Pubblicato il 20 dicembre 2008 da Sara Ceracchi


Madagascar 2

Avevamo lasciato le quattro fiere Alex, Marty, Melman e Gloria, alle prese con la fuga dal selvatico Madagascar, dopo aver tanto desiderato fuggire dalla loro vita snaturata nello zoo di New York. Non vorremmo confrontare Madagascar 2 con quanto accadeva nel film pilota, perché a nostro parere ogni pellicola va considerata per sé stessa, ma nel caso di Madagascar ci troviamo di fronte a due film abbastanza “gemellari”. Nel primo il tema principe, seppure trattato con la leggerezza che si conviene ad un prodotto di questo tipo, era di quelli che lasciano pensare a lungo, fino a commuovere: a che punto può arrivare lo scontro tra i propri istinti e la vita civile? E’ solo il benessere a rendere possibile l’evoluzione e la solidarietà nei confronti degli altri? Alex il leone, protagonista nel primo come nel secondo film, si trovava nel Madagascar del 2005 improvvisamente nella giungla, a combattere con la fame, dopo essere stato tirato su per anni con bistecche di primo taglio. Mai lo aveva sfiorato l’idea di assaggiare Marty la zebra, e Marty mai aveva creduto di dover temere Alex, e quell’amicizia messa in forse dai solo crampi allo stomaco, lasciava senz’altro a riflettere sulla condizione dell’evoluta civiltà umana, su quanto basti poco a non sentirsi più a proprio agio sotto i capisaldi della convivenza civile. Si tratta di una tematica universale, una tra quelle sui cui è possibile costruire qualsiasi storia che difficilmente può non funzionare.

Ora in Madagascar 2 il nodo tematico è il medesimo, e utilizzato per la seconda volta perde ovviamente un po’ della freschezza che lo contraddistingueva nel primo episodio. Benché lo scontro tra civilizzazione e natura venga delegato a situazioni, eventi e anche personaggi nuovi, stavolta nel quadro della selvaggia Africa (e quale posto migliore d’altronde) quanto accade soffre un tantino di prevedibilità. Cionondimeno gli spunti narrativi risultano ricchi ed interessanti.
In Africa la natura la fa ancora da padrone, pur minacciata nel suo equilibrio da ogni angolo. Il continente nero, all’arrivo dei nostri eroi, si presenta infatti come un quadretto che ha del paradisiaco, in cui tutte le specie si dissetano nella stessa pozza d’acqua: licenza poetica che da sola la dice lunga, dovuta alla destinazione anche e soprattutto infantile di Madagascar 2, dove si può al massimo accennare che i leoni spesso e volentieri con le gazzelle ci fanno colazione. Dunque un ambiente principe per valutare il rapporto tra evoluzione e natura, e se esista davvero un punto d’incontro condivisibile tra le due realtà.
Così se le leggi della giungla vogliono che le zebre vivano in branco e temano i leoni, Marty ben presto sente la mancanza dell’amicizia di Alex, alle prese quest’ultimo con le questioni dinastiche familiari: dovrà aiutare il padre Zuba a conservare la propria posizione di leone alfa, minacciata dal cattivo della situazione, ma non per accedere egli stesso al trono che gli spetta naturalmente in eredità. Gloria s’invaghisce di un suo simile, un ippopotamo bellimbusto e dongiovanni che sarebbe l’ideale naturale per lei, mentre Melman ribalta nuovamente ogni legge rivelandosi innamoratissimo dell’ippopotama. L’uomo, da parte sua, appare al solito come il male maggiore per l’ecosistema: una colonia di turisti persisi durante un safari si sistema nella giungla adattandola completamente alle proprie esigenze, per esempio accumulando tutta l’acqua per i loro bisogni, arginando un fiume con una diga e lasciando gli animali della riserva completamente a secco.
Certo in Madagascar 2 argomenti tanto fertili non possono che essere trattati con massima leggerezza, e a questo contribuiscono personaggi nuovi e vecchi nati per essere buffi di mestiere, come i quattro pinguini o i lemuri da spiaggia, con innumerevoli gag di contorno che forse a lungo andare un po’stancano, dato che iniziano a somigliarsi tutte, anche di film in film: se nell’Era Glaciale dei Blue Sky Studios Scratch era alle prese con la ghianda, in modo del tutto simile qualcuno deve vedersela qui con l’inseguimento anfibio di un irriducibile squalo.

Come però dicevamo all’inizio, mai come stavolta c’è rimasto spazio per osservare l’aspetto grafico del film: ciò che da questo punto di vista rende particolare Madagascar 2 è paradossalmente il suo aspetto non esasperatamente volto alla tridimensionalità. Dato che il fotorealismo è nel 3d ormai una vetta raggiunta da tempo, gli artisti della Dreamworks hanno scelto qui di utilizzare sfondi ambientali un po’ piatti, di sapore un po’ antico e classicamente “cartoon”, mentre per la modellazione dei personaggi è rimasta quella alquanto “squadrata”, o diremmo “nipponica” del primo episodio. La Dreamworks Animation è la casa che negli Stati Uniti a livello grafico tiene dietro agli standard qualitativi della Pixar meglio di qualunque altra, anche se dopo i primi due gloriosi Shrek il livello di scrittura deve ancora tornare realmente a sorprenderci.


CAST & CREDITS

(Madagascar - Escape 2 Africa); Regia: Eric Darnell, Tom McGrath; sceneggiatura: Eric Darnell, Tom McGrath, Etan Cohen; montaggio: Mark A. Hester; musica: Hans Zimmer; produzione: Dreamworks; distribuzione: Universal Pictures; origine: USA, 2008; durata: 89’.


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