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Main dans la main

Pubblicato il 11 novembre 2012 da Lorenzo Vincenti

VOTO:

Main dans la main

“Ci sono coppie che non si possono separare”. Lo grida forte Valérie Donzelli con il suo Man dans la main, film ironico e a tratti commovente che arricchisce la sezione in concorso di questa edizione del festival capitolino e segna il ritorno della regista transalpina ad appena un anno di distanza dal suo precedente La guerre est déclarée. Lo scontro tra Hélène, direttrice della scuola di danza dell’Opera Garnier di Parigi, e Joachim, umile vetraio con la passione per lo skate e un attaccamento viscerale nei confronti della propria sorella, costituisce la scintilla inaugurale di una storia d’amore travolgente che accompagnerà l’intera narrazione tra colpi di scena vari e sensazionalismi spassosi. Primo fra tutti, il “legame” non solo virtuale ma stavolta concreto che terrà incollati (nel vero senso del termine) i due protagonisti e non permetterà loro, per gli effetti di un incantesimo da fiaba causato da un bacio, di allontanarsi mai l’uno dall’altro durante la giornata o di coltivare i rispettivi rapporti sociali e affettivi nella maniera dovuta. Che sia una toilette, un letto, un’automobile, la periferia rurale di Parigi (di lui) o il lusso elegante della Ville Lumiere (di lei), i due si troveranno così costretti a vivere insieme ogni istante della propria vita, nella gioia di farlo e nel dispiacere di vivere situazioni imbarazzanti o a dir poco rocambolesche. Un gioco costante che non solo metterà alla prova questo amore ipotetico già sul nascere ma coinvolgerà anche, con lo scorrere della pellicola, gli affetti più vicini ai due protagonisti. Parenti improvvisamente esclusi, amici inaspettatamente emarginati dalla nascita di una unione che romperà gli equilibri preesistenti. Il meccanismo surreale adottato dalla Donzelli per comporre il suo amoroso manifesto le ha permesso di creare una lunga, sensuale e divertente coreografia in cui il movimento degli attori, in sintonia con quello altrettanto efficace della mdp, diventa il veicolo principale dell’umorismo dello script, della sua eleganza, nonché del sentimentalismo che lo caratterizza. Al ritmo di un ballo virtuale e coinvolgente (dettato dal cuore) l’incedere narrativo di Man dans la main procede spedito per tutta la durata del film, rendendo talvolta omaggio alla tradizione comica slapstick (numerose le scenette in cui la comicità diventa fisica e scenografica) e altre all’umorismo più sottile di stampo europeistico (ad esempio gli scambi verbali tra Joachim e l’amica del cuore di Hélène). Ma il tema dominante rimane sempre quello: l’amore. Ossessivo, costante, tambureggiante. Un amore mai banale, mai dichiarato e mai consumato se non nella vorticosa allegoria del sincronismo dei gesti. La Donzelli costruisce la sua fiaba intrattenendo in maniera delicata, ben attenta a mantenere equilibrata una struttura drammaturgica che alterna sapientemente ironia e malinconia, evasione e riflessione, danza classica e ballo contemporaneo. Con coerenza e puntualità porta a termine un piccolo film dal gradevole gusto, che lancia messaggi importanti (le vere coppie – comprese quelle di amici e parenti - non finiscono mai, nemmeno quando ne subentrano altre vicino) e regala insegnamenti profondi (la morte e la nascita come nuovo inizio e come definizione di una nuova condizione esistenziale). Un’opera elegante che nutre l’anima dello spettatore e ne abbevera il cuore senza mai cedere alla retorica banale o al sentimentalismo gratuito.


CAST & CREDITS

(Main dans la main) Regia: Valérie Donzelli; sceneggiatura: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Gilles Marchand; fotografia: Sébastien Buchmann; montaggio: Pauline Gaillard; musiche: Peter Von Poehl; scenografia: Abigail Benavides; costumi: Elisabeth Mehu; interpreti: Valérie Lemercier, Jérémie Elkaïm, Béatrice De Staël, Valérie Donzelli; produzione: Cofinova 8, SCOPE Invest, Scope Pictures; origine: Francia; durata: 84’.


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