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Malavoglia

Pubblicato il 28 aprile 2011 da Salvatore Salviano Miceli


Malavoglia

Dopo Rosso Malpelo, Pasquale Scimeca torna nuovamente ad accostarsi a Giovanni Verga e sceglie probabilmente il suo romanzo più rappresentativo, I Malavoglia, come soggetto a cui ispirarsi. Il film, presentato nella passata edizione della Mostra del Cinema di Venezia (Orizzonti), è lontano dal potersi considerare una semplice e fedele trasposizione del grande testo dello scrittore siciliano. Ancora meno lo si può mettere a confronto con il capolavoro di Luchino Visconti.
Né didascalico né celebrativo l’intento di Scimeca. Il regista inscrive nella contemporaneità, in una piccola realtà siciliana, la storia della famiglia Malavoglia. Riscopriamo Padron ‘Ntoni, Bastianazzo, Maruzza e i figli ‘Ntoni, Lena, Alessi e Lia. I caratteri dei protagonisti restano abbastanza simili ai loro corrispettivi letterari ma per accostarsi all’operazione di Scimeca, e accogliere il film in maniera corretta, non è errato mettere da parte per un attimo il romanzo.
Il regista sfrutta una storia di ieri per raccontare l’oggi. Il luogo, pur imprecisato, rivela una identità facilmente generalizzabile, così i comportamenti e le aspirazioni dei giovani protagonisti, divisi tra chi sogna un futuro nello spettacolo e nella musica (‘Ntoni), chi custodisce il focolare (Lenaa) e chi abbandona qualsiasi velleità di riscatto sociale perseguendo una concretezza figlia della miseria e del bisogno. L’impostazione narrativa e visiva sono tipiche di Scimeca, sempre attento a non depauperare la natura cinematografica del suo lavoro a favore di una letterarietà che, soprattutto in questo caso, sarebbe facile subire e scontato mostrare.
La Provvidenza che tanto valore, metaforico e non, possiede (è anche il nome della barca della famiglia) tra le pagine di Verga, ancora di più nel film diviene sinonimo di una dialettica continua tra salvezza e condanna. La storia della famiglia Malavoglia è un moto ondulatorio fatto di cadute e brevi e fugaci, almeno fino all’epilogo, risalite. Scimeca sfrutta gli eventi per dare anima ai suoi personaggi, per renderli, con l’umiltà che lo contraddistingue, più personali, quasi fratelli e figli di tanti dei suoi protagonisti passati.
La scelta di affidare alle immagini di uno dei tanti sbarchi di clandestini il prologo apre i confini del film. Quello di Scimeca, per quanto profondamente radicato tra il mare ed il deserto siciliano, è un racconto che non resta fermo nell’isola ma, al contrario, fissa ed elabora una condizione estendibile a tante realtà, ognuna con propri modi, tempi e caratteristiche. Ecco, quindi, che il riscatto finale (?) di ‘Ntoni e di quel che resta della sua famiglia sembra presagire una possibilità di cambiamento. Quel cambiamento che Bastianazzo non ha mai scelto di affrontare, vivendo senza mai alzare gli occhi da terra e morendo inghiottito dal mare.


CAST & CREDITS

(Malavoglia); Regia:Pasquale Scimeca; soggetto: Pasquale Scimeca, liberamente tratto da I Malavoglia di Giovanni Verga; sceneggiatura: Pasquale Scimeca, Nennella Bonaiuto; fotografia: Duccio Cimatti; montaggio: Francesca Bracci; musica: Alfio Antico; interpreti: Antonio Ciurca, Giuseppe Firullo, Omar Noto, Elena Ghezzi, Doriana La Fauci, Greta Tomasello, Vincenzo Albanese, Naceur Ben Hammouda; produzione: Arbash, Classic, Cinesicilia, Cinecittà Luce; distribuzione: Cinecittà Luce; origine: Italia, 2010; durata: 94’


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