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Man on fire

Pubblicato il 2 settembre 2004 da Mazzino Montinari


Man on fire

A sentire i nostalgici, di cui ogni festival è pieno per contratto, c’era una volta Venezia Mezzanotte, la sezione nella quale si proiettavano film “contro” che scuotevano le menti e che mostravano realtà sconvenienti in altre ore della giornata. Tutto questo non c’è più.
O meglio, Venezia Mezzanotte è stata inserita nel fitto calenderaio della Mostra ma depotenziata di quella carica eversiva che speriamo venga riammessa nelle prossime giornate. Per ora il nulla. E degno rappresentante di questo vuoto pneumatico è Man on fire di Tony Scott, pellicola reazionaria senza un minimo di ironia (dove sei vecchio e caro Dirty Harry Callahan?) che snocciola sentenze sull’inefficacia della democrazia e della giustizia e che esalta il sentimento della pura vendetta. Un film nel quale i ricchi borghesi (americani e non) affamano i poveri e poi se per caso qualcuno gli tocca i figli allora ...
Conoscevamo Brian Helgeland per la grande sceneggiatura di Mystic River, evidentemente con Tony Scott la musica è cambiata e la partitura si è dovuta adeguare. Protagonista della storia è John Creasy (Denzel Washington), un ex agente della CIA che vive una crisi profonda per ciò che ha commesso in nome della lotta al terrorismo. Non ci è dato sapere cosa abbia combinato ma a differenza di Scott e Helgeland siamo in grado di immaginarlo, basta leggere quei pochi giornali che parlano di torture e quant’altro.
John, ci sia perdonato questo eccesso di confidenza, è alla deriva, vittima dei suoi fantasmi e dell’alcol. Ma a salvarlo dal tracollo definitivo interviene una sana e intelligente bambina con un promettente futuro da nuotatrice che l’ex agente deve proteggere dalle bande di rapitori che terrorizzano il quieto vivere dei ricchi. Nonostante la valida protezione, la bambina viene rapita e John ferito gravemente. Fine della prima parte.
Da qui in poi inizia il secondo film, quello che tanto piace ai falchi momentaneamente attenti alle questioni mediorientali ma pronti a mettere a ferro e fuoco ogni luogo di questo pianeta. Passi che qualche razzo possa uccidere bambini innocenti il cui unico torto è quello di abitare in Iraq o in Sudan, ma se per caso la figlia di un impreditore viene rapita non c’è legge che tenga, non c’è “effetto collaterale” che possa “alleviare” il dolore. E così John passa all’attacco con violenza inaudita. E a sorprendere non è tanto il fatto che la polizia locale o la stampa e i politici siano dalla sua parte, quanto la totale arrendevolezza di quelli che a ragion veduta dovrebbero essere dei carnefici spietati. Da parte loro nessuna contromisura. Si lasciano uccidere perché quando un uomo vuole ottenere qualcosa niente e nessuno lo può fermare, tanto vale lasciarsi uccidere nel modo più violento possibile.
Dopo Nemico pubblico e Spy game, Tony Scott si deve essere ricreduto sulle insidie del potere e sulla crisi delle istituzioni democratiche, o forse ha semplicemente pensato che quando un uomo vuole fare un film volgare niente e nessuno può fermarlo.

[settembre 04]

Cast & Credits:

regia: Tony Scott; sceneggiatura: Brian Helgeland; fotografia: Paul Cameron; scenografia: Benjamin Fernandez, Chris Seagers; montaggio: Christian Wagner; musica: Harry Gregson-Williams; interpreti: Denzel Washington, Dakota Fanning, Christopher Walken, Giancarlo Giannini, Radha Mitchell; produzione: Twentieth Century Fox International; durata: 146’; origine: USA 2004.

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