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Mare dentro

Pubblicato il 2 settembre 2004 da Mazzino Montinari


Mare dentro

La vita e la morte. Alejandro Amenábar negli ultimi due film diretti, The Others e Mar Adentro, entrambi in concorso a Venezia, ha concepito due storie speculari nelle quali proprio la vita e la morte sono i protagonisti indiscussi. Ricordiamo il personaggio interpretato da Nicole Kidman, il fantasma che rifiutava l’idea di esser morto e che vagava per la casa, si muoveva, respirava, amava, vedeva ma non era vista. Con Mar Adentro accade lo stesso anche se in modo speculare. C’è Ramón (Javier Bardem) che pensa di esser morto e che invece è vivo. E’ immobile, paralizzato in un letto da venti e più anni dopo un grave incidente che gli ha spezzato l’osso del collo. In tutte e due i film si tratta sempre di trapassi dalla vita alla morte e dalla morte alla vita.
Ramón era “morto” nel 1968. Un tuffo sconsiderato in mare, lo scontro violento con la sabbia, la paralisi e l’annegamento. Sott’acqua sta vedendo il “film” della sua vita. Ma il braccio di un salvatore lo fa riemergere e così si interrompe il trapasso dalla vita alla morte per avviarne uno opposto e a quel punto indesiderato: quello dalla morte alla vita. Una vita diversa, però, perché il giovane e aitante Ramón si trova costretto in un letto senza poter più fare un movimento se non con la testa.
Nella battaglia che Ramón conduce di lì in poi per poter legalizzare l’eutanasia e porre fine a una condizione che giudica inaccettabile, si evidenzia la distanza incolmabile tra il singolo che vorrebbe decidere il proprio destino, e la collettività che cerca un ordine universale e che per questo non tiene in minimo conto le volontà individuali.
Ramón rivendica il diritto a cessare di vivere perché sente perduta ogni dignità. Non pretende che sia così per tutti, ha in mente la sua condizione e nient’altro. Le istituzioni, dall’altro lato della barricata, obbligano a rigor di legge ogni uomo a vivere (uno strano obbligo, visti i tempi, ma così predicano i governanti). In tal senso, Mar Adentro sembra essere discendente diretto dell’Antigone, riproponendo il conflitto irriducibile tra privato e pubblico. E non a caso anche nella tragedia di Sofocle di mezzo c’è la morte. Nell’evento più personale e paradossale della nostra esistenza (ossia il non-esistere più) non appare esservi possibilità alcuna di mediazione tra Stato e individuo. La morte più della vita ci appartiene e qualsiasi Stato laico non dovrebbe rivendicarne il dominio: guerra sì, eutanasia no.
Amenábar con Mar Adentro conferma il suo rigore, il suo talento visivo e musicale, visto che è autore anche della colonna sonora. Ha realizzato un’opera solida affrontando un tema a “rischio” come quello dell’eutanasia e della disabilità. In questo è stato aiutato dalla prestazione attoriale di Bardem, trasfigurato come ne I lunedì al sole. Proprio Bardem conferisce al personaggio di Ramón l’equilibrio necessario per non cadere nella trappola della facile retorica e del sentimentalismo fine a se stesso. Ironia e dramma, riso e pianto sono in equilibrio e soltanto così è concesso allo spettatore di riflettere su un argomento delicato che va purificato di ogni sterile dogma. Levata la camicia di forza dell’ideologia, Amenábar fa propendere l’ago della bilancia a favore della legalizzazione dell’eutanasia ma, non per questo, priva di dignità le ragioni di chi vorrebbe per amore che Ramón continuasse a vivere seppur in quella triste condizione.
Qualcuno ha erroneamente paragonato l’eccellente film di Amenábar a quello di Denys Arcand, Le invasioni barbariche, solo perché si parla di morte e della certezza che questa arriverà a breve. C’è un’enorme differenza tra l’intellettualismo snob di Arcand e la capacità di andare in profondità del regista cileno, che con semplicità ambienta la storia nella campagna della Galizia e sceglie personaggi umili ma fieri dei propri sentimenti.

[settembre 2004]

Cast & Credits:

regia: Alejandro Amenábar; sceneggiatura: Alejandro Amenábar, Mateo Gil; fotografia: Javier Aguirresarobe; scenografia: Benjamín Fernández; musica: Alejandro Amenábar; suono: Ricardo Steinberg; interpreti: Javier Bardem, Belén Rueda, Lola Dueñas, Mabel Rivera, Celso Bugallo, Clara Segura; produzione: Sociedad General de Cine; coproduzione: Lucky Red; distribuzione: Lucky Red; durata: 125’; origine: Spagna 2004.

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