Quel fantastico peggior anno della mia vita

Trama semplice, lineare, quasi banale. Un adolescente nerd che al liceo è parzialmente disadattato frequenta, su spinta familiare, una coetanea appena ammalata di leucemia. Rispetto ai film sull’argomento che imperversano in sala probabilmente per abituare i ragazzi alla morte (funzionerà? chi lo sa) ha degli evidenti pregi: lo stile visionario, le facce sconosciute e azzeccate, la volontà di non cadere nella trappola ricatta spettatore. Ma un uso furbetti della voce fuori campo del narratore protagonista, che racconta a posteriori tutta la storia suddividendola in capitoli, scritti in sovraimpressione, tautologici di quello che andremo a vedere, per eccesso di disinvolto rapporto con la malattia e la morte disaffeziona e, a volte, innervosisce.
Film strappalacrime o composizione stilistica accurata, formale, sterile nella compostezza e nell’omaggio cinefilo?
La forma vuol essere divertente, colta, citazionista (Greg e Earl, i duea mici politically correct - Earl è nero - sono giovani cineasti che producono cortometraggi a go-go remake di film famosi, da "Il settimo sigillo" a "Aguirre furore di Dio" passando da "Fino all’ultimo respiro", "Un uomo da marciapiede" e così via).
Tra Gondry (Se mi lasci ti cancello, 2004, Be kind rewind, 2008, Moon Indigo - La schiuma dei giorni, 2013), le ossessioni per i dettagli e i piccoli piaceri - mettere le mani in un sacco pieno di fagioli, collezionare foto tessera, ridere di uno sbafo di rossetto sul viso di una passante - di Amélie Poulain (Il favoloso mondo di Amélie, di Jean-Pierre Jeneut, 2002), e Me and you and everyone we know (2005) di Miranda July (esplicitamente citata nel titolo originale).
Solo in alcune scene scongiurata la partecipazione patetica alla storia della malata terminale, la totalità dell’operazione non convince: non si piange, un poco si ride, si finge di sentirsi rassicurati dalla voce fuori campo bugiarda (lo si intuisce dalla prima battuta che mente, sapendo di mentina) che vuole convincere lo spettatore che Olivia non morirà (cosa impossibile per come è impostata la storia). Le animazioni sono carine, le costruzioni artistiche scavate all’interno dei libri originali, ma si è visto di meglio.
(Me and Earl and the dying girl); Regia: Alfonso Gomez-Rejon; sceneggiatura: dal romanzo Me and Earl and the Dying Girl di Jesse Andrews; fotografia: Chung-Hoon Chung; montaggio: David Trachtenberg; musica: Brian Eno, Nico Muhly, Randall Poster; interpreti: Thomas Mann, R.J. Cyler, Olivia Cooke, Nick Offerman, Connie Britton, Molly Shannon; produzione: Rhode Island Ave. Productions; distribuzione: 20th Century Fox Italy; origine: USA, 2015; durata: 104’
