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MELANCHOLIAN KOLME HUONETTA

Pubblicato il 6 settembre 2004 da Mazzino Montinari


MELANCHOLIAN KOLME HUONETTA

Melancholian Kolme Huonetta della regista finlandese Pirjo Honkansalo affronta in modo trasversale il tema della guerra in Cecenia. La Honkansalo ha messo in primo piano la vita di alcuni bambini in tempo di guerra così com’è. La macchina da presa ha seguito quegli innocenti nel loro triste percorso che li ha portati o in una scuola militare di cadetti o in una casa famiglia per orfani e bisognosi. In questo penoso tragitto, che solo fisicamente allontana i bambini dal conflitto sanguinoso, si manifesta un dolore silenzioso che non necessita di voci fuoricampo e di dialoghi. Gli spettatori sono chiamati in prima persona a fare i conti con quel silenzio e con quel dolore.
Il punto d’osservazione scelto era insidioso. La regista poteva cadere nella trappola di un compassionevole esercizio di retorica, ma la sua mano non ha tremato. La Honkansalo ha puntato l’obiettivo con rigore sulle giovani vittime di un assurdo conflitto, componendo un’opera asciutta che dà molto da pensare e che ha il pregio di essere universale.
La realtà cecena, così come quella irakena e di tante altre parti del mondo, non può esserci estranea solo perché l’astratta cartina di un atlante geografico colloca un conflitto a una presunta e confortante distanza di sicurezza. La guerra produce miseria, sfalda ogni legame e, soprattutto, cancella il futuro, lo rende impensabile. Vedendo i bambini ripresi dalla Honkansalo sentiamo venir meno proprio la dimensione di un tempo prossimo. Un tempo che non è affatto relativo ai luoghi dei conflitti, a meno che non si pensi che l’unica globalizzazione possibile riguardi l’economia di mercato e non altro.
Melancholian Kolme Huonetta è una storia sull’infanzia rubata, su un mondo (e non su una sua provincia) che in nome di macabri principi condanna al massacro coloro che domani saranno chiamati a formare la nuova umanità. Appunto la nuova umanità, quella già segnata da esperienze che non promettono nulla di buono per il futuro. Dunque, quei bambini forse non arriveranno a domani o forse cercheranno vendetta per quello che non hanno avuto o forse saranno in grado di perdonare le dolorose privazioni che sono stati costretti a subire.
In realtà, non sappiamo cosa accadrà loro e, tuttavia, non per questo possiamo rintanarci in eterno dietro all’indistruttibile quanto falso mito dell’Occidente, dietro la nostra superba superiorità morale o, in altre e più autentiche parole, dietro la tronfia arroganza di chi crede che vi sarebbe pace e bene se solo si seguissero determinate regole del gioco, ovviamente le nostre. Le storie dei bambini ceceni ci appartengono e non possiamo pensare di respingerle limitandoci a versare qualche lacrima davanti alla tv tra uno spot di pannolini, la reclame di una bevanda e le immagini di un’orrenda strage.
Il film poteva essere legittimamente inserito nel concorso della Mostra di Venezia, invece è stato relegato nella sezione “Orizzonti”. Resta perciò il rammarico per un’occasione persa. E non affermiamo ciò perché avremmo desiderato che i selezionatori, trattandosi di un documentario, emulassero il festival di Cannes. Non è questione di generi né di fasce protette (per ogni concorso almeno un documentario). Molto più semplicemente, di questo film, siamo sicuri, se ne sarebbe potuto discutere di più, a prescindere dalla tragica coincidenza della strage della scuola di Beslan, accaduta proprio nei giorni della Mostra.
Melancholian Kolme Huonetta è un film che si fa carico di registrare la realtà dei nostri tempi e, purtroppo, siamo costretti a constatare che questo valore testimoniale non è stato sufficiente a stimolare critica e pubblico. L’ambiente ovattato del cinema è stato pronto a indignarsi per un brutto film o a interrogarsi sulle dimensioni di un “italico pene”, ma restio a “fischiare” e a interrogarsi seriamente sulle cose di questo mondo. Per cui pagine e pagine su Placido e Accorsi, sulla vasca da bagno e la Kidman nuda davanti a un bambino, oppure manifestazioni di giubilo da parte di spettatori da curva per un film orientale. E così via, di futilità in futilità.

[settembre 2004]

Cast & Credits:

regia: Pirjo Honkansalo; sceneggiatura: Pirjo Honkansalo; fotografia: Pirjo Honkansalo; montaggio: Niels Pagh Andersen, Pirjo Honksalo; musica: Sanna Salmenkallio; produttore: Kristiina Pervilä; produzione: Millenium Film; coproduzione: Lisbet Gabriellson Film, Magic Hour Films, Ma.Ja.De, Arte; durata: 106’; origine: Finlandia 2004.

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