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Midnight in Paris

Pubblicato il 11 maggio 2011 da Salvatore Salviano Miceli
VOTO:


Midnight in Paris

Continua il giro d’Europa di Woody Allen. E dopo Londra, Barcellona, ed in attesa di Roma, ecco Parigi. E come già accaduto per le precedenti capitali, la città è lontana dal ricoprire solo la semplice funzione di ambientazione geografica della storia portata sullo schermo.
Parigi si respira dalle primissime immagini del film, vista nei suoi angoli più noti e negli scorci privati, sotto una pioggia in grado di renderla ancora più privata ed intima o illuminata da una luce chiara e trionfale. Parigi è, dunque, uno dei personaggi principali di questa ennesima pellicola firmata da Allen, se non l’incontrastata protagonista. E se Londra aveva regalato al regista la possibilità di dare libero sfogo ad una ironia cinica e amara, e Barcellona una passionalità più che mai vitale, sotto l’ombra della Tour Eiffel scopriamo un racconto, ancora ironico (non potrebbe essere altrimenti) pur con quella eleganza decadente propria della capitale francese, sospeso tra sogno/illusione/magia e realtà.
Midnight in Paris, assecondando le caratteristiche principali del cinema di Woody Allen, traduce in immagini quel senso di inadeguatezza e di insoddisfazione che la vita comune, quella inscritta nella solita routine, a volte ci induce a provare. E se il passato, con i ricordi e le suggestioni, arriva in nostro soccorso è solo perché ciò che è stato appare sempre più affascinante ed opportuno di ciò che è.
Allen dirige con leggerezza, senza prendersi troppo sul serio e lasciando sempre l’illusione di stare assistendo ad una favola moderna in cui, allora, diviene facile accettare incongruenze ed apparizioni. Scherza con la tradizione artistica della Francia, come è solito fare piega i tanti luoghi comuni ai suoi bisogni narrativi divertendosi a divertendoci nel prendersi gioco di cliché sociali e, come sempre, politici. Ma il film racconta anche quanto sia importante, e contemporaneamente complesso, trovare il proprio spazio, il luogo in cui potere essere se stessi senza tante imposizioni o eccessivi cerebralismi. Ed il cast, nella velata dicotomia tra sogno e realtà, aiuta in modo decisivo Allen.
Owen Wilson, abbandonati per un attimo i registri più smaccatamente comici, sfrutta la sua vena paradossale per "smarrirsi" in un personaggio in piena crisi esistenziale e di coppia, così come Rachel McAdams è prettamente credibile nel ruolo di ragazza dalla personalità di ferro e dal cuore non troppo tenero. Ma sono le apparizioni di Adrien Brody (strepitoso), Michael Sheen (si prova sollievo a non vederlo ancora una volta interpretare Tony Blair), Kathy Bates e Marion Cotillard ad impreziosire ancora di più il risultato. Carla Bruni, giusto per dirlo, appare sullo schermo per non più di un minuto senza lasciare particolare traccia della sua presenza.
Midnight in Paris, tra il fascino della contemporanea Parigi ed il ricordo partecipato del fermento artistico dei primi anni 20 e della Belle Époque, ci lascia con la curiosità (sarà per l’anno prossimo) di vedere Roma ricevere il testimonial da Parigi e vestire i panni della nuova "protagonista" di Allen.


CAST & CREDITS

(Midnight Paris) Regia e sceneggiatura: Woody Allen; fotografia: Darius Khondji; montaggio: Alisa Lepselter; scenografia: Anne Seibel; interpreti: Kathy Bates, Adrien Brody, Carla Bruni, Marion Cotillard, Rachel McAdams, Michael Sheen, Owen Wilson, Léa Seydoux; produzione: Mediaproduccion, Gravier Productions; distribuzione: Mars Films; origine: Usa; durata: 94’.


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