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Miracolo a Le Havre

Pubblicato il 19 maggio 2011 da Salvatore Salviano Miceli
VOTO:


Miracolo a Le Havre

Come spesso capita nei suoi film, l’atmosfera si concede più di una divagazione nel surreale. Anche davanti ad una storia ben ancorata alla realtà (il tema principale è l’immigrazione clandestina) Aki Kaurismäki trova tempo e modo di portare i suoi personaggi in una dimensione stralunata in cui, all’ombra di una povertà che non ha dimenticato un senso profondo di dignità trovano spazio solidarietà, amicizia ed amore.
Nella provincia francese si consuma il racconto di Idrissa, giunto per caso in Francia in un container diretto a Londra, di un lustrascarpe anziano e della piccola comunità in cui vive con la moglie ed una cagnetta di nome Laika. Sarà questa gente, certo non abbiente, a prendersi cura del piccolo clandestino ed a tenerlo nascosto alla polizia. Una polizia che viene ridicolizzata in più di un’occasione ma che si riscatta grazie alla figura dell’ispettore Monet (un Jean-Pierre Darroussin disilluso e misantropo) che anteporrà al dovere della divisa la pietà che si deve agli innocenti.
Tra dialoghi improbabili, ma non per questo poco credibili, il regista finlandese dipinge miseria e solitudine con estrema leggerezza. Il paradosso, credo incrollabile di Kaurismaki, domina tutte le relazioni tra i vari personaggi accentuando la potenza del suo racconto.
Miracolo a Le Havre (il titolo fa anche riferimento al nome della piccola provincia in Normandia in cui è ambientato il film) piace per la sua delicata struttura, per la forte coscienza con cui, pur dominando un registro che ha tanti punti di contatto con la commedia dell’assurdo, affronta il tema dell’immigrazione clandestina. Ogni inquadratura (pochissimi i movimenti di macchina) racconta una piccola storia nella storia. Basta uno sguardo per avere chiariti già i caratteri principali dei personaggi. Ancora meno per diventare partecipi del racconto.
Sono solo novanta i minuti del film (la brevità è un altro dei grandi meriti del regista) eppure in un tempo relativamente breve Kaurismäki riesce a non tralasciare nulla di incompiuto. Riuscire a divertire pur senza nascondere risvolti amari è consueto nella filmografia dell’autore ma in questo caso è ancora più vero. Il finale sembra appartenere più ad una dimensione fabiesca che alla stretta realtà eppure la lucidità con cui il film si riconosce nel nostro tempo non viene per niente intaccata.
Solidarietà scrivevamo qualche riga sopra. Ed è spontanea e commovente quella con cui i personaggi si animano per aiutare Idrissa ma Le Havre non ricerca lieto fine e la disillusione con cui Kaurismäki tratta il tema traspare facilmente. Questo piccolo film potrà certamente, con i suoi silenzi ed i suoi sorrisi ’storti’, dire la sua.


FOTOGALLERY


CAST & CREDITS

(Le Havre) Regia e sceneggiatura: Aki Kaurismäki; fotografia: Timo Salminen; montaggio: Timo Linnasalo; interpreti: André Wilms (Marcel Marx), Kati Outinen (Arletty), Jean-Pierre Darroussin (Monet), Blondin Miguel (Idrissa), Quoc Dung Nguyen (Chang); produzione: Sputnik Oy, Pyramide Productions, Pandora Film, Arte France, ZDF Arte; distribuzione: The Match Factory; origine: Francia, Finlandia, Germania; durata: 93’.


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