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Mission: Impossible - Rogue nation

Pubblicato il 21 agosto 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Mission: Impossible - Rogue nation

Partiamo da una premessa: per quanto molti cinefili ritengano impossibile considerare il genere action come fucina dalla quale ricavare spunti di riflessione di un certo spessore politico e sociale, resta altrettanto improponibile ostinarsi a negare con la testa conficcata nella sabbia l’esistenza di franchise di genere così vincenti e collaudati da riuscire a spazzare via ogni sorta di dubbio in merito. E Mission: Impossible è proprio uno di questi, se non, a ben vedere, il degno capogruppo.
Giunto al quinto capitolo della saga, iniziata nel 1996 (il primo episodio diretto da Brian De Palma fu un autentico successo per critica, pubblico e botteghino), il filone Mission: Impossible ha conosciuto nel corso degli anni molti più successi che fallimenti, per tutta una serie di motivi facilmente elencabili: il tocco ponderato e (spesso) ironico di collaudati cineasti del calibro di De Palma, Jhon Woo, J.J. Abrams e Brad Bird, l’impareggiabile capacità di spendersi come prodotto estremamente commerciale eppure mai scadente, la costante persistenza di archi narrativi mai ripetitivi e indirizzati con sguardo critico a tormentati temi strettamente legati all’attualità e, non ultimo per importanza, l’onnipresenza e lo sguardo sornione di un certo Tom Cruise, considerato a ben vedere uno dei più grandi attori contemporanei di tutti i tempi, asceso a icona leggendaria nei panni dell’agente segreto Ethan Hunt.
Stavolta dietro l’occhio della macchina da presa ci finisce Christopher McQuarrie, vincitore di un meritatissimo premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale per I soliti sospetti, uno che ha recentemente lavorato (sempre come sceneggiatore) assieme a Cruise in Edge of tomorrow e (stavolta come regista) per Jack Reacher – La prova decisiva.
Questo quinto capitolo, Rogue nation, indirizza fin subito lo spettatore a lasciarsi trasportare dal vorticoso tumulto di sequenze adrenaliniche con diffidenza e ritrosia: viviamo in una nazione di ladri, nulla è mai come sembra, ogni poliziotto, criminale, agente segreto e spia cela verità nascoste, vive nella menzogna e desidera il potere per se stesso e per nessun altro; così, ancora una volta toccherà all’intrepido agente Hunt salvare il mondo dalla catastrofe, cercando di non farsi ammazzare e restituire lustro alla IMF, l’agenzia per le missioni impossibili. Partendo da tale presupposto, McQuarrie sviluppa un intreccio narrativo molto articolato, che ruota attorno al punto cardine Cruise/Hunt, com’è giusto che sia, in onore della tradizione: la freschezza di questo quinto capitolo viene, tuttavia, esaltata dalla brillante (e un tantino furbacchiona) decisione di sapersi prendere in giro fin dalla primissima sequenza (nella quale Hunt si presta a un’improbabile assalto a un aereo in decollo con annesso carico da recuperare) e così continuerà per l’intero svolgimento della pellicola. Al netto di una vicenda dispiegata su schemi prettamente spionistici, Mission: Impossible – Rogue nation assume forse ancor più rispetto ai capitoli precedenti una fisionomia simile a quella assunta dalle ultime fatiche “Bondiane”, conservando quel piglio leggero e irriverente che calza a pennello al tonico Cruise.
Se un difetto lo si vuol mettere in risalto, non possiamo fare a meno di riferirci all’arcigno criminale megalomane di turno, un ex-agente segreto delle forze spionistiche britanniche intenzionato a sovvertire l’ordine nel mondo, troppo simile a molti altri prima di lui e per questo motivo un pò piatto e macchiettistico; un personaggio non del tutto originale che, d’altronde, si rivela funzionale alla propria causa (e con lui tutti gli altri meschini burattinai), fungendo da critici accusatori di un sistema, il nostro, crudelmente assuefatto a giochi politici e succube della bramosia delle multinazionali che strangolano il popolo senza che questo possa rimediare. Fortuna che c’è l’agente Hunt a salvarci la pelle e il gioco d’astuzia con il quale riesce a scalzare il perfido Solomon Lane nel climax finale è degno del più lucido Sherlock Holmes. Altra nota di merito va riservata a un cast a dir poco eccezionale, nel quale spiccano la duttilità di un divertentissimo Simon Pegg (abbiamo citato Holmes, quindi Pegg è il suo Watson!), un sempre più maturo Jeremy Renner e il magnetismo quasi animale di Rebecca Ferguson (sembrerà strano ma Hunt e Ilsa Faust non si baciano nemmeno una volta!). E poi c’è Crusie, ovviamente, tonico, in perfetto agio con il personaggio per il quale verrà ricordato dai posteri e che veste ormai come una seconda pelle. Peccato solo che McQuarrie non abbia optato per un denoument leggermente più dilatato, nel quale avrebbe potuto congedarci lasciandoci la possibilità di ammirare l’agente delle missioni impossibili affaccendato o in fuga con la speranza di rivederlo nuovamente in azione. Ma, considerato il successo di questo Rogue nation, siamo sicuri che non sia affatto impossibile.


CAST & CREDITS

(Mission: Impossible - Rogue nation); Regia: Christopher McQuarrie; sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Drew Pearce; fotografia: Robert Elswit; montaggio: Eddie Hamilton; musica: Joe Kraemer; interpreti: Tom Cruise, Simon Pegg, Jeremy Renner, Rebecca Ferguson, Sean Harris, Alec Baldwin, Ving Rhames; produzione: Bad Robot, Skydance Productions, TC Productions; distribuzione: Universal Pictures; origine: U.S.A., 2015; durata: 131’; webinfo: Sito Ufficiale


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