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Mommy

Pubblicato il 4 dicembre 2014 da Giovanna Branca
VOTO:


Mommy

Avevamo lasciato Xavier Dolan in concorso a Venezia meno di un anno fa, e lo ritroviamo ora a gareggiare per la palma d’oro con Mommy, in cui si riprende la centralità del tema materno dell’esordio del giovanissimo autore canadese ma sotto una luce molto diversa. Parlando di Dolan ė passaggio obbligato un’ osservazione sulla sua età: appena venticinquenne, esordisce qui a Cannes a 19 anni alla Quinzaine, e da allora inanella solo competizioni di altissimo prestigio: Un Certain Regard, Venezia, e oggi il concorso di Cannes. Concorso in cui il suo Mommy spicca come il vero gioiello della rassegna, il titolo a cui a nostro parere la palma spetta di diritto. "Non c’è un’età giusta per cominciare a raccontare delle storie", nota lo stesso Dolan in conferenza stampa, "idealmente non voglio mettermi limiti dovuti alla mia età, non mi sento giovane nė vecchio, voglio solo raccontare storie che in un certo senso mi perseguitano".
E a perseguitare il regista sono forti personaggi di donne, in questo caso una madre, Die, il cui amatissimo figlio adolescente Steve soffre di una sindrome da iperattività e deficit di attenzione che lo rende violento e talvolta pericoloso, ma che in fondo ha un animo buono e gentile. Die cerca in ogni modo di aiutarlo, anche con l’aiuto della vicina e amica balbuziente Kyla.
La storia nasce da una notizia letta da Dolan su una donna che abbandona il figlio in un ospedale perché ha paura di lui: " questa vicenda mi ha molto colpito e l’ho voluta elaborare in un film". La profondità dello sguardo e l’umanità con cui viene indagato questo rapporto ė il primo aspetto che salta agli occhi di Mommy, un film lirico e commovente che non indulge mai nel melodramma e sta sempre alla larga dalla melensaggine, ma che tratteggia dei ritratti umani sorprendenti.
La sua vera forza sta però nel talento nel parlare per immagini in movimento del giovane regista canadese, vero poeta della macchina da presa, nonché sceneggiatore, montatore e perfino costumista dei suoi film. Le sue scelte stilistiche sono peraltro sempre funzionali alla storia e mai dimostrazioni di bravura fini a se stesse. In primo luogo c’è la scelta del formato, un 4/3 che "mette al centro i personaggi, imprigiona lo spettatore e lo obbliga a guardarli sempre negli occhi", come spiega Dolan. Occasionalmente questo formato ridotto si "apre" in un’immagine panoramica, esaltando i momenti di gioia vissuti da questo atipico nucleo familiare. Lo stesso strepitoso uso delle musiche, studiato con precisione, ė funzionale alla storia e partecipa del ritratto dei personaggi: " la musica per me ė l’anima del film", conferma Dolan, "e in Mommy per me si trattava più della musica suonata nel film piuttosto che su di esso. Non volevo mettermi in primo piano con i miei gusti musicali, ma avere delle canzoni che fossero adatte ai personaggi, che loro avrebbero ascoltato".
Personaggi portati sullo schermo da attori bravissimi: tutti e tre i protagonisti della vicenda regalano una performance fuori dal comune nel dare vita a questa storia che in definitiva, pur se ambientata in Quebec, riguarda il "sogno americano", la speranza in un futuro migliore che peró, spiega Dolan, "non è mai stato pensato per loro", li ha lasciati fuori. Fuori dall’American Dream, nella provincia popolare canadese, si consuma questo piccolo dramma umano, a cui la mano e l’amore del regista conferisce peró lo spessore di grande tragedia universale.


CAST & CREDITS

( Mommy ); regia, sceneggiatura, montaggio e costumi: Xavier Dolan; fotografia: Andrė Turpin; interpreti: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clement; origine: Canada; durata: 134’


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