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Loveless

Pubblicato il 13 dicembre 2017 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


Loveless

Nelyubov, titolo originale del nuovo film del russo Andrey Zvyagintsev, significa letteralmente “non-amore”, ovvero quell’indifferenza da parte dei genitori in cui cresce Alyosha, dodicenne moscovita costretto a sopportare sulle proprie spalle il peso del loro imminente divorzio. Lei, una magnifica Maryana Spivak che va autorevolmente a candidarsi al premio per la migliore interpretazione femminile, è una mamma dai lineamenti duri e severi di donna ancor giovane e bella, determinata a strappare per sé dalle aride mani della vita quanto di meglio potrebbe riservarle il futuro, già nuovamente impegnata in una relazione con un ricco e prestante uomo maturo, figura quasi paterna ben più solida del marito, uomo dal polso molle e con tendenze a richiudersi in quell’egoismo tipico dei deboli di carattere, legato sentimentalmente ad una ragazza molto più giovane, che aspetta in grembo il frutto del loro amore. Quello che inizialmente sembrerebbe un film sui nuovi egoismi della borghesia post-moderna, concentrata sui display dei cellulari e sulle insoddisfazioni e frustrazioni causate dalla crisi e dalle confuse sorti politiche e sociali dell’Occidente, sbanda e vira all’improvviso verso una piega più livida e limacciosa quando Alyosha, in seguito all’ennesimo litigio dei suoi, scappa di casa e scompare nel nulla. Impossibile, da questo punto in poi, non lasciarsi irretire da un’angoscia che ha la densità del petrolio, e che da rigagnolo si trasforma in un fiume in piena. I nuovi progetti della coppia scoppiata, la volontà di voltare pagina e ricominciare ciascuno una nuova vita convinti di poter cancellare come con un reset del telefonino tutti gli errori compiuti fino a quel momento e non ripeterli mai più, subiscono una pesante battuta d’arresto e via via assumono la fisionomia di una più o meno evidente metafora della recente storia della Russia post-sovietica, ben al di là degli avvenimenti puntualmente riferiti dalle cronache dei telegiornali citati nel film sull’intervento militare in Ukraina del 2014. Lo squallore sentimentale e il disorientamento morale dei genitori di Alyosha, il loro scaricarsi l’un l’altro le responsabilità dei propri fallimenti, urlano a chiare lettere l’amara e violenta denuncia contro la Russia odierna contenuta in un film che non fa mistero della propria natura dichiaratamente politica. Ma quel che più conta è che nelle vene di Nelyubov pulsa un cinema rigoroso e potente, composto di inquadrature e movimenti di macchina di monumentale vigore espressivo, calibrati da una regia implacabile, un viaggio nello sfacelo fisico di un mondo dissolto che se da una parte ha lasciato deperire le brutali vestigia di un potere spazzato via dalla Storia, non ha però saputo adeguarsi alla modernità e ridisegnare una plausibile mappa di sentimenti ed affetti, proprio a causa di quei vizi radicati e ormai sfuggiti a qualunque controllo illustrati dalla spietata radiografia del film di Zvyagintsev.


CAST & CREDITS

(Nelyubov); Regia: Andrey Zvyagintsev; sceneggiatura: Oleg Negin, Andrey Zvyagintsev; fotografia: Mikhail Krichman; montaggio: Anna Mass; musica: Evgeny Galperin; interpreti: Maryana Spivak, Alexey Rozin, Matvey Novikov; produzione: Non-Stop Production; distribuzione: Wild Bunch; origine: Russia, 2017; durata: 127’


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