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Nemico pubblico n. 1

Pubblicato il 13 marzo 2009 da Giampiero Francesca


Nemico pubblico n. 1

Il nome Jacques Mesrine non dirà quasi nulla a molti di noi. Eppure, tra gli anni ’60 e ’70, si è guadagnato i gradi di gangster più ricercato di Francia. Una vita così piena e frenetica da necessitare, secondo gli autori di Nemico pubblico n. 1, di ben due pellicole per descriverne l’arco. Il primo segmento, intitolato l’Istinto di morte, narra l’ascesa alla carriera criminale da parte di Mesrine e contiene il resoconto di alcune delle azioni più spericolate messe in atto da questo malvivente. Anche se avvolte dal mistero le sue peripezie, le evasioni, gli omicidi, affascinano e tormentano ancora oggi molti francesi. Non c’è dunque da stupirsi se dalle vicende di questo diabolico malvivente Jean-François Richet abbia tratto un così intrigante e controverso polar.

Prendete le atmosfere noir di una Francia di cinquant’anni fa, un criminale anarchico, la malavita organizzata, una fuga in Canada, omicidi, rapine, evasioni e otterrete la vita di Jacques Mesrine, Nemico pubblico n. 1. Il tutto, raccontato dal punto di vista dello stesso Mesrine, attraverso la forma, sempre elegante, di un atipico ma stuzzicante polar. Ciò che però colpisce, oltre la precisa messa in scena di Richet, i richiami al cinema di genere, le belle interpretazioni di Cassel e compagni, è il contenuto fortemente anarchico e rivoluzionario della pellicola. Sembrerà azzardato ma Nemico pubblico n. 1 pare esser a tutti gli effetti un film politico. Bisogna infatti considerare che la figura di Mesrine è tutt’oggi considerato, in molte banlieux francesi, come un modello di ribellione, un simbolo. Rappresenta per questi reietti di Francia l’emblema della battaglia contro lo stato. Il racconto di Richet, sempre privo di giudizi nei confronti del suo protagonista, può dunque sollevare qualche perplessità. Non possiamo infatti pensare che un approccio così duro ad un tema tanto scottante sia il semplice frutto di una politica di mercato. Le stesse dichiarazioni di Vincent Cassel sembrano confermare questa tesi. Dalle parole dell’interprete di Mesrine sembra trasparire una sorta di approvare, seppur solo da un punto di vista simbolico, alle posizioni del criminale. In sostanza l’attore transalpino tenderebbe ad indicare come corrette le posizioni di chi, come gli abitanti delle banlieux, trovandosi in situazione di disagio ed emarginazione, si ribella in modo anche violento. In una Francia falcidiata dagli scontri, che ha visto mettere a ferro e fuoco i suoi quartieri, proporre modelli simili a Mesrine è azione assai pericolosa. Non si può che concordare con Cassel sulla necessità di riequilibrare il rapporto fra queste diverse realtà francesi. Credere però che si possa giungere a questo obiettivo attraverso la lotta armata è cosa ben diversa.

In attesa del secondo capitolo delle gesta di Mesrine, L’ora della fuga, non resta dunque che constatare le qualità cinematografiche di un prodotto ben scritto, diretto ed interpretato ma che lascia in bocca un gusto amaro. Il gusto acre delle cose non dette.



Giampiero Francesca


CAST & CREDITS

(Ennemi public n°1 - L’Instinct de mort) Regia: Jean-François Richet; soggetto e sceneggiatura: Abdel Raouf Dafri dal libro L’Instinct de mort di Jacques Mesrine ; fotografia: Robert Gantz; montaggio: Hervé Schneid; musica:Marcus Trumpp ; interpreti: Vincent Cassel, Cécile De France, Gérard Depardieu, Roy Dupuis, Elena Anaya, Gilles Lellouche, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer, Florence Thomassin, Ludivine Sagnier, Gilbert Sicotte, Abdelhafid Metalsi; produzione: La Petite Reine, M6 Films, Remstar Productions, Novo RPI; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Canada, Francia, Italia 2008; durata: 110’


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