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Nessuno mi può giudicare

Pubblicato il 16 marzo 2011 da Enrica Orlando


Nessuno mi può giudicare

C’era una volta Alice (Paola Cortellesi) nel paese dei Parioli. O meglio, Alice nel paese di quelli un po’ snob, con il Suv, i camerieri extra comunitari e l’atteggiamento razzista di chi ignora l’altro aspetto della realtà. Alice ha un figlio di nove anni che adora e un marito imprenditore che la tradisce ma che le ha garantito la bella vita. Questo sembra bastarle. Ma la favola patinata di colpo si interrompe. Il marito muore in un incidente stradale e Alice resta sola, in un paese che non sembra più tanto meraviglioso. I debiti del marito si portano via il favoloso mondo dei Parioli, svanito nella nuvola di fumo lasciata dai camion che si sono caricati via i mobili e la bella vita di Alice. Per mantenere il figlio, ed evitare la galera, Alice è costretta a scendere nella realtà del Quarticciolo, della Roma multietnica di periferia dov’ è ospite di Aziz, cameriere pakistano generoso che le offre l’aiuto che tutti le avevano negato. Qui Alice conosce l’altra faccia di Roma e dell’Italia. Al Quarticciolo tutti tirano a campare. Giulio (Raoul Bova) gestisce un internet point frequentato soprattutto da extra comunitari, ai quali fa continuamente credito. Al di la delle etnie, Giulio crede nella gente per bene, senza pregiudizi o falsità. Biagio vive in uno stato di depressione da abbandono: la fidanzata (Caterina Guzzanti), lo ha lasciato per un giocatore di rugby. Enzo (Lillo) e Tiziana (Lucia Ocone) sono i vicini di casa, sposati, senza figli e senza troppe pretese dalla vita. Uno su tutti, Lionello (Rocco Papaleo), portiere del palazzo dove sarà ospitata Alice. Simbolo del qualunquismo italiano, del razzismo figlio della frustrazione, del luogo comune per cui “se credi che i bianchi siano uguali ai neri allora ti meriti i film di Nanni Moretti” e se hai un poster di Che Guevara al posto di una donna nuda, allora c’è qualcosa che non va. E poi cingalesi, magrebini, sud americani e tutti quegli extracomunitari che fanno parte del popolo dell’Italia di periferia. Un popolo molto più variegato, rispetto a quello da cui proviene Alice. Un popolo dove tutti sono uniti dalla solidarietà della gente che stenta ad arrivare a fine mese. Ma come fa un’ Alice poco sexy, e un po’ imbranata, a racimolare una cifra con tanti zeri per sanare i debiti lasciati dal marito e ricostruirsi una vita? Fa la escort, semplice. Per farlo dovrà studiare, e quale miglior maestra di Eva (Anna Foglietta), escort per scelta consapevole e spensierata. Dopo un’iniziale difficoltà di approccio, Alice si legherà ad Eva in un rapporto di intima reciprocità in cui entrambe conosceranno le possibilità che prima ignoravano. Alice imparerà che tutti vanno con le escort, tutti quelli che possono pagare, s’intende. Sportivi, politici, giovani, anziani, imprenditori, padri di famiglia, single, masochisti, frustrati e cinici. Se sono di destra basta sorridere, se sono di sinistra basta annuire. E il gioco è fatto. Il mondo di Eva è diviso in “uomini veri, che non pagano per avere una donna, mezzi uomini che pagano ma si nascondono e uomini senza palle, quelli che ti pagano solo per portarti in giro”, come un trofeo. Tutto ruota sul sesso, sul denaro, su tre semplici categorie che fanno il verso a “un giorno della civetta” in versione moderna, abbreviata e un po’ più squallida. Cosi Alice impara ad essere ciò che non è e non avrebbe mai voluto essere. Si rimbocca le maniche dei suoi abiti costosi ed eleganti, anzi se ne libera del tutto, per salvare se stessa e impedire l’affidamento del figlio. Difficile giudicarla. Eppure, è proprio recitando una parte che Alice scopre se stessa. Di ritorno dalle serate di lavoro ritrova, proprio nella periferia che la ospita, quella naturalezza e quel calore umano che non aveva mai conosciuto. Tutto è gestito a ritmo di gag, di battute che riflettono l’Italia bella e popolare da un lato e l’Italia superficiale che non sa davvero a che santo votarsi. Lo dimostra Eva che si affida a una filosofia diversa ogni giorno: il buddhismo, l’islamismo, le canzoni dei Pooh. Tra tutte le gag, i riferimenti brucianti a una politica corrotta, l’amicizia che ha senso solo su Facebook, e quella che invece porta a cambiare e cambiarsi, le cene in terrazzo e il karaoke alle feste, le carezze a pagamento e quelle vere tra Giulio e Alice, ci si chiede quale sia la verità. Qual è la vera Italia? Lionello, cinico, rozzo e razzista, alla fine s’innamora di una giunonica donna di colore; Giulio perdona Alice dopo aver scoperto la sua seconda vita; Eva si dimostra sensibile e generosa al punto da fare un prestito di ventimila euro a Giulio per salvare l internet point e tutti gli amici extra comunitari che vi gravitano intorno; Biagio perdona il tradimento della fidanzata. Tutti scoprono di poter essere altro da quello che sembrano. Forse l’Italia vera non è quella dei Parioli né quella del Quarticciolo ma quella che non giudica. Un film divertente, un cast affiatato, una riflessione intelligente sul nostro paese. Una bella commedia.


CAST & CREDITS

Regia: Massimiliano Bruno; Sceneggiatura: Massimiliano Bruno; Edoardo Falcone, Fausto Brizzi (collaborazione); Fotografia: Roberto Forza; Montaggio: Luciana Pandolfelli; Interpreti: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Lionello Frustace, Anna Foglietta, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Lucia Ocone; Produzione: Fulvio e Federica Lucisano in collaborazione con Rai cinema; Distribuzione: 01 distribution; Anno: 2010; Durata 95


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