James Bond non morirà mai, non dirà o farà mai qualcosa che non sia assolutamente strabiliante, non sarà mai sciatto, le donne cadranno sempre ai suoi piedi. L’antitesi esatta della condizione umana.
E’ questo il punto di partenza del documentario sui generis di Mario Balsamo, dal titolo programmatico Noi non siamo come James Bond. Concepito nel lontano 1985, quando il regista di Latina ed il migliore amico Guido si trovavano in viaggio a Reykjavik, vede la luce a trent’anni di distanza, quando i due hanno avuto purtroppo modo di fare esperienza della precarietà della condizione umana. Guido ha combattuto a lungo contro una leucemia, Mario col tumore.
Vestiti con gli smoking di ordinanza di 007, i due girano per l’Italia senza una meta precisa, interrogandosi sul passato e sulla loro condizione presente, con l’arduo scopo di mettersi in contatto con il primo e indimenticato James Bond: Sean Connery.
In parte è un amarcord dei luoghi della loro giovinezza, come la spiaggia di Sabaudia, in parte un’impresa in cui ci si confronta con cose mai fatte, come nel caso di Guido – musicista “dilettante” – che suona per le strade di Perugia durante l’Umbria Jazz. Tutto accompagnato dalla riflessione costante sulla loro amicizia e sulla scoperta della morte come possibilità incombente, sulla vita che continua anche dopo questa difficile sfida. Ma soprattutto è un gesto d’amore nei confronti di un legame fortissimo che dura da una vita intera, che dà senso e speranza anche laddove è difficile trovarne.
A fare da contrappunto ironico al tutto c’è questa improbabile missione di parlare con Sir Sean Connery, per dire cosa di preciso non si sa neanche bene. Mario chiama la sua residenza in Svizzera, quella alle Bahamas, viene sempre rimbalzato da segretari e altri personaggi. Incontra con Guido anche la prima Bond Girl italiana, la Daniela Bianchi di Dalla Russia con amore, che racconta di come il giovane Sean Connery poco più che trentenne portasse già il parrucchino.
Quando infine riescono a parlare con l’attore scozzese, chiamandolo da un campeggio improvvisato sulla spiaggia di Sabaudia, lui risponde che non è un buon momento dato che sta facendo delle visite mediche. Un po’ scortese, ansioso di concludere la conversazione, sicuramente provato dall’età. In fondo, neanche lui è come James Bond.