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HAMLET-OPHELIA: da dove partire per capire chi è Luca Gaeta.

Pubblicato il 15 maggio 2015 da Monia Manzo


HAMLET-OPHELIA: da dove partire per capire chi è Luca Gaeta.

Immaginate che Amleto e Ofelia siano tornati per parlarci di ciò che i loro personaggi non sono mai riusciti a rivelare delle realtà più vicine alle nostre. Immaginate che Yorick, abbia un ruolo narrativo e di ironica suggestione. Incastonate queste suggestioni su un palco ipercromatico, ricco di piccoli importanti dettagli e avrete “Hamlet-Ophelia” scritto e diretto da Luca Gaeta, regista pontino, dalla visione onirica delle scene e autore di testi che evocano emozioni e sentimenti universali di personaggi fotografati in una versioni tra il punk e l’elisabettiano.

Figlio della generazione delle immagini televisive sincopate e sostituitesi alla parola, Luca Gaeta utilizza quelle stesse immagini distaccandosene, come se volesse dimostrare il loro valore edulcorante in contesti artistici come quelli delle scene teatrali.

Se da un lato pone una distanza, dall’altro fa emergere prepotentemente la funzione diremmo “psicanalitica” degli oggetti e dei luoghi atti a ripercorrere in uno stato ipnotico le tortuose e apparentemente lontane fasi dell’infanzia.

L’Amleto di Gaeta oscilla tra il Peter Pan di casa Disney e il tormentato animo shakespeariano in salsa contemporanea, in cui l’ego seicentesco viene sostituito da uno metropolitano e il dilemma piu che esistenziale è personale, riferito ai nostri tempi, in cui tutto sembra essere confuso dalla materia, anche l’anima.

Ciò non significa che l’elemento plastico venga messo da parte ma è inserito volutamente in un mondo subalterno a quello della parola e dell’azione attoriale, perfettamente espresse attraverso tre talentuosi attori: Massimiliano Vado, Federica Rossellini e Salvatore Rancatore.

Si "esibiscono" alternandosi in un’armonia dissonante la rockstar Hamlet, Ophelia/groupie innamorata e il folle genio Yorick , -con degli intermezzi in cui i dialoghi fungono raccordo delle loro storie- sciorinando atroci dubbi sull’esistenza, e facendoli regredire fino a trascinarli a ritroso all’infanzia.

Il regista afferma che: "L’origine dei mali di AMLETO ha origine nel periodo infantile, dove un unico personaggio aveva accesso alla sua serenità, il buffone di corte YORICK; il giocattolo mancante che con una sorta di flash-foward dall’aldilà passato ci racconta l’esistenza ancora da compiere e i perché irrisolti del protagonista."

Yorick rappresenta così la voce del passato che ripiomba nel presente: in cui il testo originale del "Hamlet Machine" del genio tedesco Heiner Müller si mescola e un po’ si disperde nel pregnante testo di Gaeta, che mostra attraverso questo progetto, di aver atteso e poi colto il momento maturo per trasformare in arte la sua esperienza umana e teatrale.

Ne emerge una personalità complessa dalle forti intuizioni in cui i sensi hanno grande soddisfazione dagli elementi scenici: televisioni che trasmettono le immagini degli attori che si filmano da sé, un enorme dipinto sul muro che prende vita attraverso il live-painting di Alessandro Vitale.

Luca Gaeta ci ha regalato un momento di assoluta strutturata anarchia, in cui l’arte del teatro ricorda la libertà scenica del teatro elisabettiano e la "Gesamkunstwerk" wagneriana in cui la musica la fa da padrona e sembra completare con elegante armonia il teatro di parola.



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