X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Imitation death, Ricci/Forte al Teatro Vascello

Pubblicato il 7 novembre 2012 da Laura Khasiev


Imitation death, Ricci/Forte al Teatro Vascello

Il contenitore privilegiato dello spettaclo Imitation death di Ricci /Forte a Roma è stato il teatro Vascello. Attesi con ansia nella capitale, i due registi hanno ancora una volta sfoderato considerazioni sul presente, attraverso uno show fatto di lustrini e filosofie. Il paradosso della “costante sorpresa” si è rivelato attraverso gli elementi onnipresenti di questa compagnia: corpi nudi, urla isteriche di malcontento nei confronti di un’epoca sbagliata, o di un passato troppo crudele. Ancora una volta si viaggia attraverso lacrime scaturite da un’emotività stuprata, sessualità lacerate dalla mercificazione dell’io, morte, maschere e molto altro, insomma tutto ciò che caratterizza il marchio dei due artisti. Eppure è tutto nuovo, inedito. E’ il caso in cui cambiando l’ordine degli addendi il risultato cambia, sarà perché più che di un’addizione si tratta di una sottrazione, infatti alla fine di questo tragitto lo spettatore si sente come mutilato di una parte della propria anima, tappa necessaria per giungere ad un’accresciuta consapevolezza di sé. Questa volta la rappresentazione ha avuto al centro la tematica della morte, quella che avviene però mentre si è vivi e di cui si fa esperienza come fosse un’operazione senza anestesia. Insomma una morte peggio della morte, di cui si vive l’atroce dolore avendo il massimo della lucidità. Si è di fronte ad una folla di giovani performers, quelli che Stefano e Gianni scelgono e con cui poi producono un laboratorio, che porta con sé tutti i tasselli necessari a sviluppare l’anima collettiva di una compagnia, che ogni volta si forma da capo. Tutti i miti vengono smontati, persino quello della caverna, concepito da Platone, di cui viene fatto uso al fine di raccontare una società che preferisce restare al buio, nella “caverna”, dove delle ombre di verità divengono esse stesse verità, pur non essendolo. Del resto oggi tutti siamo assuefatti da ciò che sembra, tanto da scambiarlo con ciò che è, affetti da una schizofrenia morale che non lascia scampo. Ancora una volta il dito è puntato contro lo spettatore, il quale intende vedere lo spettacolo pensando di fare qualcosa di socialmente buono e di utile per la collettività, invaso dall’impressione di essere un po’ più radical e un po’ meno chic e illudendosi di uscire dal teatro con un’accresciuta saggezza e qualcosa da insegnare al prossimo. Questo spettatore viene smentito da ciò che si ritrova ad assistere e da cui esce stremato e totalmente confuso. Una riproduzione dei nostri tempi, raccontata attraverso le storie private, vere o verosimili degli attori in questione, il racconto del proprio vissuto, la stima spasmodica del gruppo verso chi ha ottenuto vittorie effimere, come quella di mostrare il corpo più atletico o di scrivere lo status giusto sul social network del momento. Queste le effigi dietro alle quali si nascondono anime frantumate e cuori fragili, ricoperti di strati di un’apparenza che inganna con lusinghe e attrazioni fatali. Si è davanti al rovesciamento del logico mondo teorizzato da Wittgestein: qui infatti ogni oggetto, segno, gesto, significa altro rispetto a ciò che rappresenta. Questo ribaltamento infrange l’interiorità del pubblico, schiaffeggia il volto e stritola il sorriso fra le mani, umide per l’emozione. Gli attori sono là e mettono sul palco il proprio vissuto, la propria anima, l’esperienza che li ha segnati, mescolano tutto, intrecciano stralci di vita, che poi stendono addosso come maschera, una facciata che in questo tipo di teatro serve a comunicare verità. In ognuno di essi vi è una tensione, quella verso il superIo. L’adesione a Nietzsche in questo caso è assoluta, ma è come se esso fosse prolungato alla sua ennesima potenza, trascinato nella post-modernità, che lo vuole con in mano un I-pad, impegnato a mettere commenti su facebbok e twitter e continuamente fotografato su Instagram, pur di non vedere la propria identità sgretolarsi nel dimenticatoio. L’attore che è accanto a lui, solidale nella missione del “farsi riconoscere a tutti i costi”, marcia in favore di una riaffermazione del proprio sé. Eppure il grido di protesta che gli interpreti lanciano agli spettatori, infrangendo i loro cuori, incita a “scollegarsi” dalla dimensione digitale per un recupero di quella ancestrale, ormai perduta. La protesta collettiva messa in atto in questo spettacolo è in realtà composta dalle singole battaglie di individui che, pur partendo da un punto comune, poi si dirigono verso strade distanti l’una dall’altra. Essi fanno da specchio ad un pubblico che è seduto per un intento comune e che però, una volta uscito dal teatro, si disperderà fra le nebbie confuse della ormai sciolta “società liquida”. Lo spettatore si ritrova così con un applauso fra le mani e con tanti dubbi nella testa, un cuore infranto, abbandonato ancora una volta dall’Amato di sempre, quello pieno di buoni propositi, che non riesce mai a mantenere. Se si cercava una certezza, non era qui che bisognava recarsi, ma se invece si voleva scavare un centimetro in più nel proprio io, allora sì questo è lo spettacolo più adatto.


(Imitation death); Regia: Stefano Ricci; drammaturgia: Ricci/Forte; assistenti alla regia:Liliana Laer, Barbara Caridi, Claudia Salvatore, Ramona Genna; movimenti: Marco Angelilli; direttore artistico: Davide Confetto, interpreti: (Cinzia Brugnola), (Michela Bruni), (Barbara Caridi), (Chiara Casali), (Ramona Genna), (Fabio Gomiero), (Blanche Conrad), (Liliana Laera), (Puersten Leirom), (Pierre Lucat), (Mattia Mele), | (Silvia Pietta), (Andrea Pizzalis), (Caludia Salvatore), (Giuseppe Sartori), (Simon Waldvogel); teatro e date spettacolo: Vascello 24-28 ottobre; info:;


Enregistrer au format PDF