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Bethlehem

Pubblicato il 30 agosto 2013 da Filippo Baracchi

VOTO:

Bethlehem

I servizi segreti israeliani reclutano informatori adolescenti palestinesi per catturare i combattenti palestinesi. Stabiliscono una relazione intima, quasi paterna, con i loro informatori.
Un tema attuale, interessante e pieno di punti di connessione con le notizie che si possono ascoltare, leggere e vedere al giorno d’oggi: l’emotività e l’informazione come incidono in un conflitto?
Lo possiamo notare fermandoci a riflettere e osservando quello che succede nel mondo.

Bethlehem si concentra appunto sul conflitto israeliano-palestinese per tratteggiare la vicenda dell’adolescente palestinese, Safur e dell’agente dei servizi segreti isrealiani, Razi. Quest’ultimo ha il compito di catturare il fratello di Sanfur, Ibrahim. Safur giunto all’età di diciasette anni si divide tra il rapporto professionale con Razi e la lealtà con il fratello. Quando i servizi segreti isrealiani accusano Razi di aver anteposto i sentimenti personali ai doveri professionali, gli ordinano di uccidere Ibrahim. Mentre i preparativi per l’attentato sono in corso, Razi e Sanfur prendono delle decisioni che cambiano la loro vita irrimediabilmente...

Bethlehem è l’opera prima di Yuval Adler, nata da una co-produzione Israele, Belgio, Germania e attraverso diversi tavoli di sviluppo.
Il film comincia in media res, nella quotidianità desolata di Sanfur per concentrarsi per gran parte sugli avvenimenti che minano il rapporto con il suo agente.
Pur partendo da una sceneggiatura forte, dimentica di evidenziare allo spettatore il rapporto emotivo tra i personaggi, concentrandosi purtroppo maggiormente verso lo spionaggio e i suoi eventi.
Adler, scegliendo di lavorare con uno stile pulito e realista, cerca di fare emergere timidamente i contrasti che caratterizzano il conflitto israelo-palestinese. Malgrado il tema valido sulla carta (lo spionaggio e il rapporto emotivo con gli informatori) un po’ meno sulla pellicola, Bethlehem non coinvolge lo spettatore ma lo conduce a rimanere in più parti disorientato e annoiato. Forse questo effetto è dovuto all’utilizzo di attori non professionisti che non lasciano tempo e spazio allo spettatore di identificarsi. Oppure dall’incapacità di prendere un punto di vista valido che sia degno della storia e del tema che viene affrontato.
L’esordio di Adler si può sintetizzare come timido e poco personale, forse vittima di un’eccessiva pressione produttiva che neutralizza il potenziale della storia (il rapporto tra informatore e agente), sembra metterlo in secondo oppure dimenticarlo.


CAST & CREDITS

(Bethlehem); Regia: Yuval Adler; sceneggiatura:Yuval Adler,Ali Waked; fotografia: Yaron Scharf; montaggio: Ron!Omer; musica: Ishai Adar; interpreti: Shadi!Mar’i, Tsahi!Halevy, Hitham Omari, Tarek Copti; produzione: Pie Films,Entre Chien et Loup,Gringo Films; distribuzione: (internazionale) WestEnd Films; origine: Israele, Belgio, Germania, 2013; durata: 99 ’


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