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Bertolucci on Bertolucci

Pubblicato il 3 settembre 2013 da Fabio Francesca

VOTO:

Bertolucci on Bertolucci

Bertolucci regista. Bertolucci poeta. Bertolucci narratore. Bertolucci attore. Sono molti i volti in cui appare il grande regista nel documentario a lui dedicato, Bertolucci on Bertolucci di Luca Guadagnino e Walter Fasano. Un racconto di montaggio, che attraverso le dichiarazioni del maestro raccolte durante tutta la sua carriera disegnano la storia di una persona, una storia di cinema e sul cinema. Un flusso di pensieri che parlano del nostro paese, dal fascismo ai giorni nostri, mostrando come in fondo Bertolucci con i suoi film abbia tracciato un’immagine dell’Italia. Non solo, Bernardo Bertolucci è uno dei rarissimi casi in cui colui che narra la storia, ne diventa addirittura agente con lo stranoto caso di Ultimo tango a Parigi.

La carrellata di interventi del maestro parmense inizia con gli inizi e il suo rapporto con Pier Paolo Pasolini, nel divertente ricordo del loro primo incontro. Un esordio cinematografico sempre con l’ombra del padre, Attilio Bertolucci grande poeta italiano, e la lente d’ingrandimento del dottor Freud. Dalla poesia alla regia, la contestazione della commedia all’italiana e il rifugio in Francia e nel cinema della nouvelle vague per un giovane sognatore. Da lì a poco la rivoluzione non sarà più un prima ma un adesso, e come un sasso scagliato dalla folla entrerà nelle stanze italiane, legandosi fortemente con le idee e le immagini di Bertolucci che nel ’68 porta sui grandi schermi Partner. Gli anni settanta segnano il periodo più fortunato per il regista dove si susseguono la descrizione del fascismo con Il Conformista, e poi il più famoso caso di censura italiano, Ultimo tango a Parigi, un film rubato agli spettatori e riconsegnato 14 anni dopo in un’estate romana. E poi il grande successo, la megalomania di Novecento con l’arrivo delle major hollywoodiane per riaffrontare la storia d’Italia con un occhio politico ma anche fortemente popolare, un grande affresco strettamente collegato alla sua terra. Legame con l’Emilia che rimarrà anche nei due film successivi e che diventerà metafora delle mutazioni in atto nel Bel Paese, la descrizione del terrorismo rosso in Tragedia di un uomo ridicolo,prima della fuga da un’Italia infilmabile in cui Bertolucci i non riusciva più a trovarsi. Una fuga che lo porterà in Cina, Africa e India, ma anche a succhiare dal capezzolo di mamma Hollywood ( nel 1989 L’ultimo imperatore vince nove premi Oscar ), a un dialogo con la Letteratura incarnata dalla figura del grande scrittore Paul Bowles e ad aprirsi a nuove esperienze religiose e spirituali con l’incontro con il buddismo e il Dalai Lama. Gli anni novanta vedono un ritorno al passato, a un cristallizzarsi sulla bellezza come simbolo rivoluzionario, al contrasto con il mondo dei padri, all’arte come unica risposta possibile. Che sia una comune d’artisti o un appartamento parigino, che sia il 1996 o il 1968, lo sguardo è sempre rivolto all’adolescenza, a un immarcescibile prima volta. La sfortunata vicenda che ha portato il maestro parmense dalle carrellate alla carrozzella è piuttosto noto, ma ciò non ha tolto a Bertolucci la forza di mostrarci le sue(e la sua) immagini con un sguardo nuovo ma sempre caratterizzato da una precisa cifra stilistica. Perchè quello che dimostra e mostra il documentario di Guadagnino e Fasano in un collage temporale è la coerenza di un percorso artistico e la limpidezza di un’idea di bellezza, limpido come gli occhi di Bernardo Bertolucci immerso nel suo lavoro.


CAST & CREDITS

( Bertolucci on Bertolucci ); regia: Luca Guadagnino, Walter Fasano; montaggio: Walter Fasano ; interpreti: Bernardo Bertolucci; origine: Italia, Francia, Inghilterra 2013; durata: 105’


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