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Oltre le Regole - The Messenger

Pubblicato il 15 aprile 2010 da Salvatore Salviano Miceli


Oltre le Regole - The Messenger

La guerra in Iraq è e resterà per chissà quanto tempo ancora una ferita aperta per l’America tutta, anche adesso che il corso politico dovrebbe essersi avviato ad un auspicabile cambiamento (il condizionale è d’obbligo) con l’avvento di Barack Obama.
Il cinema non fa chiaramente differenza, così ecco pronta una nuova pellicola che affronta l’impegno bellico nel Medio Oriente focalizzando l’attenzione sugli effetti psichici e sociali che tale esperienza provoca in chi riesce a tornare a casa. Will è un soldato rientrato negli Stati Uniti dopo un lungo periodo di degenza ospedaliera. Gli restano ancora tre mesi di servizio e viene assegnato, sotto il comando del Capitano Stone, all’ufficio “notifiche feriti”. Gli spetta il compito di avvisare i parenti più prossimi di un soldato in caso di sua morte.
Owen Moverman, già sceneggiatore dell’ottimo I’m Not There, compie il suo esordio dietro la mdp con una storia intimista, ritratto di due soldati e, ancora prima, di due uomini diversi in tutto ma accomunati da una sofferenza difficile, se non impossibile, da mandare via. Sono i segni lasciati sulla pelle e nella mente da guerre (una Vietnam, l’altra Iraq) che non cesseranno mai di fare tacere i loro fantasmi. Ogni annuncio di morte dato dalla coppia si trasforma, nelle immagini di Moverman, in attimi di riflessione. C’è chi inizia a piangere sconvolto, chi non riesce a trattenere la rabbia, chi ancora si nasconde dietro un dignitoso silenzio.
Il regista non si tira indietro, difficilmente sfrutta il montaggio per staccare l’unità della sequenza costringendo i suoi interpreti a non allentare mai la tensione, a restare sempre inchiodati nel ruolo. Il risultato è vero, reale. Il dolore passa dallo schermo e si avverte senza troppa fatica. Interpreti, dicevamo, e allora non si possono non citare Ben Foster (ormai non più semplice promessa) o un sempre più maturo Woody Harrelson, uno Steve Buscemi che regala, pur costretto in una piccola parte, il suo volto scavato e i suoi occhi sgranati e, per concludere, Samantha Morton, semplicemente perfetta nelle sue esitazioni.
Gli interpreti fanno la differenza in questo tipo di film in cui difficilmente si resta esenti da una retorica non difficile da rintracciare. Eppure la scrittura di Moverman (e qui si vedono chiaramente le esperienze fatte per il film di Todd Haynes) regala scambi non banali (soprattutto tra Foster e Harrelson) che permettono di soprassedere su una struttura abbastanza abusata e che tende a valorizzare l’elemento patetico. Moverman, ed è questo un suo pregio, riesce a privilegiare le dissonanze della personalità dei suoi protagonisti rispetto all’insieme della storia. Solo questo gli permette di non naufragare eccessivamente (pur essendo circondato, come ricordato) nel già detto e nel già visto. The Messenger è un buon film, ennesimo prodotto in cui l’America rielabora i suoi lutti, probabilmente carente di originalità ma ben diretto e che regala comunque buoni attimi di cinema. Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel 2009.


CAST & CREDITS

(The Messenger) Regia, soggetto: Owen Moverman; sceneggiatura: Owen Moverman, Alessandro Camon; fotografia: Bruno de Keyzer; montaggio: Alex Hall; musica: Nathan Larson; interpreti: Ben Foster (Will Montgomery), Woody Harrelson (Capitano Tony Stone), Samantha Morton (Olivia Pitterson), Steve Buscemi (Dale Martin); produzione: The Mark Gordon Company, Ominlab, Reason Pictures, Sherazade Film Development; origine: USA; durata: ‘105;


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