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Palermo Shooting

Pubblicato il 28 novembre 2008 da Salvatore Salviano Miceli


Palermo Shooting

Come già successo per altre pellicole presentate in concorso nei Festival Internazionali più importanti anche The Palermo Shooting subisce, al momento di andare in sala, robuste modifiche. Abbiamo scelto di non eliminare la recensione risalente alla versione del film vista durante l’ultima edizione di Cannes, preferendo integrarla con ulteriori considerazioni resose necessarie dopo i cambiamenti operati da Wenders.

The Palermo Shooting - Cannes 2008

Doveva essere l’incontro tra l’immaginario di un autore che dell’onirico, di tracce silenti e metafisiche, ha pervaso la sua intera poetica e di una città da sempre in bilico tra la vita e la morte, come Wim Wenders mette in bocca a Leoluca Orlando (ex sindaco di Palermo noto per la strenua lotta alla mafia). Città di eccessi, dalle poche virtù conosciute e dalle dolenti cronache che nel mondo l’hanno semplicisticamente consacrata come capitale della mafia. Doveva essere l’osmotica fusione di due anime complesse, difficili da interpretare e da rappresentare, due anime smarrite (cinematograficamente una, politicamente e culturalmente l’altra). È stato solo in parte. Wenders, catturato dal territorio durante una visita nel capoluogo siciliano, racconta una Palermo misteriosa, più magica che concreta, quasi liminale ad un mondo fantastico in cui l’allucinazione precede la realtà.
Troppo “da cartolina” alcune sequenze, pur supportate da una fotografia sempre elegante (ma per il regista tedesco è consuetudine), eccessivamente slegate alla verità della città. Solo raramente riescono a venire fuori le contraddizioni di Palermo, il misero dialogo, da sempre presente, tra ricchezza e povertà, tra l’opulenza fatiscente delle grandi architetture ed i colori tanto sfavillanti quanto umani dei vecchi mercati, quelli immortalati da fotografi e pittori (La Vucciria di Guttuso ne è probabilmente l’esempio più conosciuto).
The Palermo Shooting non è un film su Palermo, come molti immaginavano. È la storia di Finn (interpretato da Campino, leader del gruppo punk-rock Die Toten Hosen), fotografo di fama mondiale in preda ad una crisi mistica che lo costringe a riconsiderare la sua intera vita. Decide allora di recarsi a Palermo (non sveliamo il pretesto, piuttosto debole, che lo induce a sceglierla come destinazione del suo viaggio) cercando di risolvere i dubbi esistenziali che lo attanagliano. Qui incontra Flavia (Giovanna Mezzogiorno), restauratrice de Il Trionfo della Morte, affresco di un anonimo siciliano. Tra i due si crea un legame forte (e non potrebbe essere altrimenti) ma Finn deve ancora affrontare le sue paure. Paure che prendono le sembianze di uno strano arciere dal volto dipinto di bianco (Dennis Hopper).
Nel film c’è ben poco della complessa poetica che ha fatto di Wim Wenders uno dei registi più importanti della contemporaneità. Sono presenti tematiche a lui care (la madre, il sogno, la sospensione temporale) ma mai accompagnate da una costruzione forte, da un linguaggio teso a supportare una storia che oltre alla sua fragilità mette in mostra anche una pericolosa difficoltà di scrittura. L’incontro tra Campino e Hopper, che oltre ad essere epilogo conserva anche il senso dell’intera pellicola, si risolve in un dialogo che più che concedersi sembra votarsi totalmente al banale. Allo stesso modo, il rapporto tra il fotografo e la restauratrice non vive parentesi enfatiche, consegnandosi alla monotonia di una relazione abbastanza prevedibile.
Le qualità estetiche del cinema di Wenders non possono essere messe in discussione ed anche questo suo ultimo lavoro conferma un’attenzione assai personale alla luce ed alla resa delle immagini. Possono affascinare le pieghe oniriche in cui l’autore volge l’urbanistica palermitana, ma c’è qualcosa alla base che manca. È l’inventiva, è la forza di una incisività che comunichi significato e che non si perda nella prolissa vacuità di una narrazione che nasce e muore in se stessa.
Non è stato accolto bene Palermo Shooting dalla stampa (questo però non vuol dire granchè), e il senso profondo della delusione che ci giunge dal maestro tedesco è dura da far passare.

The Palermo Shooting - Versione in Sala

Può un taglio di circa venti minuti modificare la considerazione che si ha di una pellicola? Assistendo al lavoro di cesura fatto da Wenders in questa versione del suo film destinata alle sale e considerata come definitivamente compiuta dallo stesso regista la risposta è più vicina al si che al no. The Palermo Shooting resta un’opera ancora distante dalle magnifiche e poetiche visioni che il regista tedesco è stato in grado di consegnarci nella sua vasta filmografia, ma il ridimensionamento in termini di durata e certe variazioni eseguite in fase di montaggio eliminano parte di quelle sbavature che la proiezione festivaliera aveva impietosamente evidenziato. Tutto il film risulta più compatto e denso ma è soprattutto la storia d’amore tra Campino e Flavia a giovarsene. Ciò che prima appariva come eccessivamente slegato adesso è più vicino. Il rapporto tra i due protagonisti, venute meno certe sequenze poco significative che interrompevano il naturale evolversi della relazione, segue adesso una crescita razionale, verosimile e, soprattutto, convincente. La città perde quel velo patinato che risultava posticcio riuscendo a fare intravedere quell’insieme di spigoli, di angoli bui e contraddittori di cui si nutre e su cui è costruita. Anche l’epilogo ed il dialogo finale tra Campino e Dennis Hopper, momento risolutivo nell’economia della pellicola, acquista peso facendo dimenticare, non del tutto, certe leggerezze della sceneggiatura.
Coraggiosa ed apprezzabile la scelta di Wenders. Riprendere in mano un lavoro considerato compiuto è sintomo di una umiltà che appartiene solo ai grandi. Il premio è un film diverso, più maturo e meno laccato, intimo ed al contempo accessibile a tutti gli spettatori. Restano delle lacune ma la delusione si attenua non poco per chi ha avuto la fortuna di assistere ad entrambe le versioni (il DVD le conterrà entrambe).


CAST & CREDITS

(The Palermo Shooting ); Regia: Wim Wenders; sceneggiatura: Wim Wenders, Norman Ohler; fotografia: Franz Lustig; montaggio: Peter PrzyGodda, Oli Weiss; musica: Irmin Schmidt; interpreti: Campino, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper, Lou Reed, Inga Busch; produzione: Neue Road Movies Gmbh; distribuzione: Ocean Films Distribution; origine: Germania; durata: 124’


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