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Palindromes

Pubblicato il 2 settembre 2004 da Mazzino Montinari


Palindromes

C’era attesa per Palindromes di Todd Solondz e va subito detto che le aspettative sono andate in parte deluse. Palindromes ha un inizio fulminante e delle trovate che spiazzano il pubblico. Ad esempio, Aviva, la piccola protagonista dal nome che è palindromo, è interpretata in ogni capitolo del film da un’attrice diversa. Col proseguire della storia, però, il film perde di originalità e alla fine si ha la sensazione di aver visto un’opera chiusa in modo affrettato, quando vi sarebbe stato bisogno di un tempo maggiore di maturazione.
Il regista americano ha comunque dimostrato, come nei suoi precedenti film, di saper affondare il coltello con grande cattiveria nel ventre molle dell’America periferica, per intenderci non quella della grandi metropoli, non la Los Angeles di Michael Mann o la New York di Spike Lee. Solondz sa infierire e colpire senza fare distinzioni e sconti a nessuno, e senza dettare le regole agli spettatori affinché prendano una posizione anziché un’altra.
Il regista americano mostra con cinico sarcasmo il disarmo (esistenziale) di una collettività che per stare unita fa appello a vuoti principi ideologici (abortisti - antiabortisti). Una collettività che in modi diversi riversa su bambini e adolescenti la propria frustrazione, l’odio e gli amori repressi. Una collettività di adulti che non sanno più confrontarsi tra loro e che aggrediscono gli indifesi, i sognatori, quelli come Aviva, la bambina dodicenne che ha un solo desiderio: avere un figlio. Uno strano desiderio ma comprensibile perché per una bambina, l’unica salvezza sembra essere quella di continuare ad essere bambina, concependone una e amandola. Un desiderio impossibile da realizzare in un mondo che inchioda ogni individuo al suo essere sempre identico a se stesso e perciò a non amare sinceramente. Aviva resta incinta, ma viene costretta ad abortire. In più, per delle complicazioni durante l’operazione dovrà rinunciare per sempre ad avere dei figli, insomma sarà costretta ad essere uguale a se stessa.
Come detto Solondz fa interpretare Aviva da attrici diverse. In questo variare di volti e corpi, però, il destino di Aviva resta sempre lo stesso. Ciò che muta è l’aspetto e il nostro modo di vedere una bambina prima grassa, poi magra, di una pelle o di un’altra. Resta immutata la solitudine e quello strano desiderio di creare un’altra umanità, diversa da quella esistente.

[settembre 2004]

Cast & Credits:

regia: Todd Solondz; sceneggiatura: Todd Solondz; fotografia: Tom Richmond; scenografia: Dave Doernberg; montaggio: Mollie Goldstein, Kevin Messman; musica: Nathan Larson; suono: Eric Offin; costumi: Victoria Farrell; interpreti: Ellen Barkin, Stephen Adly Guirgis, Jennifer Jason Leigh, Richard Masur, Debra Monk; produttore: Derrick Tseng, Mike Ryan; produzione: Extra Large Pictures; durata: 100’; origine: USA 2004.

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