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Patria

Pubblicato il 7 marzo 2015 da Edoardo Zaccagnini


Patria

Un film sui poveracci qualunque dell’Italia di oggi, urla senza voce di faticatori che si abbaiano tra loro, come facevano tanti anni fa quelli di C’eravamo tanto amati: il portantino e il professore testardi, coerenti ed impegnati, mentre l’avvocato cinico e arrivista usciva dall’inquadratura per andarsi a riprendere il potere abbandonato per una sera. Tutto coniugato ai nostri giorni, con operai qualunquisti di destra (Pannofino) che si portano sulle spalle anni di fiducia in Berlusconi e non sopportano il collega compagno sindacalista (Citran) che la mena con la memoria e con la conoscenza delle malefatte di un Paese disinteressato a i suoi figli, anzi, di questi insaziabile sfruttatore. La rabbia ed il dolore, però, sono gli stessi per entrambi, identico è il problema: il lavoro, da mangiare, quanto serve per restare vivi. Con le loro differenze culturali, piccolo click antropologico sul presente, due orfani di fabbrica politicamente incompatibili, salgono sulla ciminiera per chiedere aiuto a qualcheduno; macché, inutile tutto, capi senza popolo che pure la televisione, se passa, appena coglie la desolazione alza i tacchi e se ne va. Persino il Tg3, perché il valore mediatico di due sfigati oltre i 40, a cui se ne aggiunge poi un terzo, è vicinissimo allo zero: triste e noiosa cronaca senza nulla di spettacolare dentro.

Già presentato a Venezia 2014 alle Giornate degli Autori esce finalmente il film di Felice Farina dove il regista romano mette la cinepresa nella piaga, con un’onestà e un senso del dovere che gli fanno onore, con la voglia di documentare ciò che tanti scartano, che è talmente normale da non fare più notizia. Ne approfitta, poggiandosi sul lungo libro di Enrico De Aglio, per ripassare 35 anni di Storia italiana. Di più, per provare a spiegare il duro presente con il brutto passato: storia violenta, non solo delle stragi con bombe e corpi insanguinati, ma anche per quell’insistenza agghiacciante nel produrre ingiustizia, sopruso ed immoralità. Un fiume di repertorio accompagna la lunga notte all’addiaccio di tre comuni vite ai margini, si inserisce potente ed abbondante nei loro dialoghi riassuntivi, qualche volta didascalici, che ricordano il Roberto Rossellini minore, quello che voleva dare la Storia a tutti e che metteva in secondo piano il cinema, spesso con risultati negativi. Vedere Anno uno per credere. Quando invece le parole dei protagonisti sembrano quelle della gente - nella seconda parte capita più spesso - Patria si fa sentire meglio, tocca di più. La narrazione, tuttavia, si incastra spesso nello schematismo e non sempre l’uso “autoriale” del materiale d’archivio reagisce felicemente a contatto con la finzione.

E’ un film piccolo e coraggioso quello di Felice Farina, una barchetta fragile in mezzo al mare in tempesta, con poca gente pronta a tuffarsi per andarla a recuperare. Anche per i motivi storici narrati dal regista stesso col suo film. Davvero in bocca al lupo.


CAST & CREDITS

Regia: Felice Farina; Fotografia: Roberto Cimatti; Sceneggiatura:; Felice Farina, Beba Slijepcevic, Luca D’Ascanio, Dino Giarrusso; Montaggio:; Esmeralda Calabria; Interpreti: Francesco Pannofino, Roberto Citran, Carlo Giuseppe Gabardini; Produzione: Felice Farina, Edoardo Rumolo per Nina Film; Distribuzione: Istituto Luce-Cinecittà.


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