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Pilade

Pubblicato il 30 aprile 2016 da Monia Manzo


Pilade

Nulla di più significativo e toccante, che rivedere in scena in occasione del 25 aprile, anniversario della Resistenza, lo spettacolo scritto nel .....dal più grande intellettuale del nostro dopoguerra. Pasolini profetico e drammaturgo non finisce mai di stupire lo spettatore e Daniele Salvo ha individuato diversi e validi punti per adattare e mettere in scena un testo complesso seppur immediato nella sua efficacia scenica il "Pilade".

La compagnia piuttosto giovane in scena ha dimostrato a più riprese di essere stata ben diretta, nonostante la drammaturgia fosse più adatta a degli attori adulti, con una maggiore consapevolezza e memoria storica rispetto al testo. La complessità della struttura mitologica, paradigma del presente/futuro funge da cassa di risonanza dei messaggi pasoliniani rispetto alla storia e alla inevitabile perdita di identità, profezie oggigiorno divenute realtà ineluttabili, in un mondo in cui regna l’assenza di valori e di rispetto per l’identità delle idee, sopratutto quelle più stimolanti, motore del progresso e della bellezza estetica della vita.

Il futuro/Oreste e il passato/Pilade si incontrano e si scontrano dal mito di Argo fino a giungere alla Resistenza italiana, la conservazione della classe borghese lotta contro l’emancipazione del proletariato.Oreste difenderà quindi a oltranza la ragione, il progresso e il dominio della città da parte della sola classe borghese, mentre Pilade tenterà di ricondurre Oreste ai valori legati al passato. Ma il sogno utopico di una conciliazione tra il vecchio mondo e quello nuovo, tra apollineo e dionisiaco, regolato da altri valori, la speranza di trovare un punto d’incontro tra ragione e pulsioni irrazionali, tra noi e i nostri avi, fallisce miseramente: la democrazia dell’Aeropago emargina il diverso mentre Oreste diviene lentamente ed inesorabilmente un uomo di potere. L’unica figura che si avvicina al nuovo che avanza, sembra essere quella dell’intellettuale, che inevitabilmente si fonde e si confonde con la forza operaia, anch’essa costretta a scomparire, nonostante sia stato versato sangue e siano stati sacrificati quegli uomini che diedero vita a un’ideologia socialista e poi anche comunista, fondamentale in Italia nella creazione della classe sociale operaia.

Pasolini in quest’opera anticipa come sempre il futuro anteriore e delinea le fattezze del nostro humus politico, individuando già da allora un appiattimento della classe proletaria e una sua naturale assimilazione all’interno della classe piccolo-borghese: è così che Pilade tornerà ad Argo non riconoscendo più la sua città, e la sua guerra, morti, i sacrifici, non saranno valsi per poter affermare la realtà partigiana e poi il mondo politico. Interessante la direzione degli attori, che attraverso un’attento lavoro sono impegnati in tutto lo spazio scenico possibile, interagendo con un pubblico visibilmente interessato all’alternarsi del mito pasoliniano, alla nostra storia partigiana; tutto coadiuvato da una lodevole scenografia e dall’osmosi di un gruppo teatrale molto omogeneo nel saper donare forza ad un testo complesso.


PILADE di Pier Paolo Pasolini regia e drammaturgia Daniele Salvo musiche Marco Podda actor coach Melania Giglio costumi Nika Campisi, Claudia Montanari assistente alla regia Alessandro Gorgoni si ringrazia Fabiana di Marco per la cortese collaborazione Produzione La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

Personaggi e interpreti PILADE: Elio D’Alessandro ORESTE: Marco Imparato ELETTRA: Selene Gandini ATENA: Silvia Pietta SERVA DI ELETTRA / CORIFEA: Elena Aimone CONTADINO / VECCHIO: Simone Ciampi RAGAZZO: Michele Costabile MESSAGGERO: Francesca Mària SOLDATO: Simone Bobini DONNA: Claudia Benassi STRANIERO: Piero Grant EUMENIDI: Elena Aimone, Sara Aprile, Claudia Benassi, Paola Giglio, Melania Fiore, Francesca Mària CORO: Elena Aimone, Sara Aprile, Claudia Benassi, Simone Ciampi, Michele Costabile, Melania Fiore, Paola Giglio, Piero Grant, Francesca Mària, Sara Pallini



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