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Pixels

Pubblicato il 28 luglio 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Pixels

A ripensare ai primissimi anni Ottanta si potrebbe rimanere meravigliati nell’accorgersi di quanta strada abbiano messo sotto i piedi i videogiochi. Quantomeno emerge con prepotenza la nostalgia di una generazione di giovinastri dagli indici incalliti a furia di ticchettare sui comandi dei cabinati, catturati in mondi virtuali di quadratini multicolore, assuefatti alla primitiva tecnologia videoludica composta da bip e flash luminosi. E pare del tutto naturale che, oggigiorno, quella generazione si rifiuti quantomeno di comprendere l’iperrealisticità e il divertimento carnale e violento dei videogiochi moderni. Il passato è passato e spesso il futuro ci va giù con mano pesante, spazzando via tutto quanto di buono c’è stato prima, come se si trattasse di un inizio sfortunato, inappropriato e lungi dall’essere decantato.

In Pixels di Chris Columbus, è proprio questo passato che torna a interessare gli esseri umani proiettati verso il futuro, ma non sotto forma di divertimento vintage, quanto di minaccia aliena offesa e pronta a distruggere la civiltà moderna. Gli unici eroi in grado di sventare una disfatta globale sono quattro nerd (più o meno amici), tra i quali due esperti mondiali di videogiochi (il protagonista, l’installatore di Home Video Sam Brenner, interpretato da Adam Sandler e l’altro, Eddie “The Fire Blaster” Plant, con il volto e l’esuberanza di Peter Dinklage), Ludlow Lamonsoff, un regista da strapazzo ossessionato dalle cospirazioni governative (Josh Gad) e nientemeno che il presidente degli Stati Uniti d’America Will Cooper (Kevin James), ai quali si aggiungerà la scienziata Violet Van Patten (un’affascinante Michelle Monaghan).

Columbus, regista e sceneggiatore di alcuni dei cult-movie più popolari degli anni Ottanta e Novanta, tra i quali Mamma ho perso l’aereo, I Gremlins, I Goonies, Mrs. Doubtfire, fino ad arrivare ai primi due capitoli cinematografici della saga di Harry Potter, riunisce un cast di attori con le giuste facce da commedia e sviluppa una sceneggiatura partendo da un’idea davvero interessante: la rivolta dei classici videogiochi da sala giochi, da Pac-Man a Donkey Kong, a Galaga, Centipede e Space Invaders, suona come un monito a non lasciare che i classici cult-movie con i quali almeno due generazioni sono venute su non vengano accantonati negli angoli più oscuri della memoria, lì dove giacciono i ricordi offuscati e liberi di svanire perchè non più necessari. E se il messaggio arriva (bene o male) allo spettatore che, incuriosito dalle dinamiche sfide chi i nerd dovranno superare per la salvezza del genere umano, si ritrova catapultato in un universo surreale e ipercinetico, man mano che l’intreccio narrativo viene spiegato, i difetti di Pixels affiorano in superficie e, purtroppo, rovinano lo show: Columbus si lascia prendere la mano in più di qualche occasione, optando per scelte non-sense ed eccessivamente stravaganti (il rapporto amoroso tra Ludlow e Lady Lisa, eroina protagonista di Dojo Quest; l’apparente introduzione del cattivo-umano che, al contrario, non avrà alcuna voce in capitolo), che allentano la tensione drammatica in modo prevedibile e quasi costringono lo spettatore a provare a prendere sul serio l’impianto vintage-nerd sul quale il film si basa. Non c’è alcuna svolta narrativa che sappia scaldare gli animi, l’acume della pellicola evapora dopo una mezz’ora scarsa in un nuvolone caotico di scontri tutti contro tutti, e citazionismi accavallati, quasi scelti senza alcun motivo apparente: per farla breve, questo Pixels sembra più uno scherzetto di Columbus, che un’elegia agli anni Ottanta videoludici. Così il film finisce col restare un b-movie abbagliante e a tratti stordente, quasi come ci si trovasse in una vera sala giochi, assaliti dalla frustrazione di non riuscire a superare nemmeno il primo livello dopo aver buttato al vento più di qualche monetina. Apprezzabile tra tutte la lunga sequenza della sfida al Pac-Man gigante tra le strade e i grattacieli di New York.

Pixels riscuterà sicuramente una fortuna al botteghino (basti pensare che il trailer sul web è stato visualizzato oltre trentaquattro milioni di volte nelle prime ventiquattro ore dal suo rilascio). I più piccoli apprezzeranno, non ci sono dubbi in merito, anche se, a ben pensarci, questo Pixels non è nemmeno un film “per bambini” (chi di loro può affermare di conoscere Donkey Kong o Pac-Man o Space Invaders?), piuttosto un film per “grandi bambini”. Quelli cresciuti nelle sale giochi, che seduti in sala continueranno a mimare il movimento dell’indice sui pulsanti invisibili su cosce e ginocchia.


CAST & CREDITS

(Pixels); Regia: Chris Columbus; sceneggiatura: Tim Herlihy, Timothy Dowling; fotografia: Amir Mokri; montaggio: Peck Prior, Hughes Winborne; musica: Henry Jackman; interpreti: Adam Sandler, Kevin James, Peter Dinklage, Josh Gad, Michelle Monaghan; produzione: Columbia Pictures, Happy Madison Productions; distribuzione: Warner Bros. Italia; origine: U.S.A., 2015; durata: 105’;


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