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PRIVATE

Pubblicato il 27 gennaio 2005 da Mazzino Montinari


PRIVATE

Da sempre la casa è uno dei luoghi privilegiati per ambientare un film horror o un thriller. In tal senso, non poteva esservi migliore location cinematografica per una rappresentazione verosimile del conflitto israelo-palestinese se non, appunto, quella di una casa.
Private, opera prima di Saverio Costanzo, ha uno sviluppo semplice e lineare: una famiglia palestinese vive in una casa, l’esercito israeliano si insedia di forza trasformando l’abitazione in una sede per operazioni militari. E’ in quel luogo che si concentrano gli orrori di una guerra che invade ogni lato dell’esistenza umana e che non si “limita” allo scontro a fuoco tra due eserciti.
Nel film di Costanzo, vittime e carnefici si trovano in uno spazio ristretto eppure la distanza che li separa sembra incolmabile. Parlano lingue diverse (peccato che la distribuzione abbia optato per doppiare i protagonisti palestinesi), non si riconoscono, e anche per questo si combattono ciecamente come se non vi fosse altro destino se non quello di essere nemici. Sembra non esservi soluzione perché a ben vedere le regole del gioco non esistono.
Perché quel nemico decide di prendere possesso di una casa abitata da un gruppo di persone inoffensive? E perché quelle vittime si ostinano a restare in quella stessa casa? Questo si chiedono reciprocamente i contendenti, senza trovare risposta. Da un lato la famiglia palestinese terrorizzata dall’idea di essere sterminata da un momento all’altro. Madre e figli vorrebbero scappare oppure reagire con violenza. Il padre no. Lui vuole rimanere, perché fuggire una volta sarebbe come fuggire sempre. Non bisogna piegarsi né alla paura della morte ma neanche alla sete di vendetta. Così, l’uomo assurge a esempio di come il conflitto potrebbe terminare se solo lo si volesse, se solo si reagisse con l’orgoglio di non replicare con il sangue al sangue. Se solo si assumesse che il vero coraggio è quello di non uccidere, che la vera dignità è quella di non fuggire
Dall’altra parte, in questo corpo a corpo più psicologico che fisico, si trova l’esercito israeliano con il comandante che obbedisce alla logica del terrore. Tutti i palestinesi sono dei potenziali kamikaze e dunque prima ancora che ucciderli bisogna “terrorizzarli”, è necessario privarli della loro umanità. Tuttavia, anche tra le fila dei militari c’è chi è spaesato di fronte a tanta violenza. C’è chi coglie l’insensatezza di un male profondamente “banale” eppure così efficace e pervasivo.
Private non è solo un film di genere. E’ anche, nel solco di una ritrovata vena documentarista del cinema italiano, una fiction realista priva di artifici. Quasi un “Dogma” nelle scene notturne girate senza l’ausilio delle luci. La stessa scelta degli attori va in quella direzione. Sono interpreti palestinesi e israeliani che pur recitando hanno quotidianamente vissuto quelle esperienze.
Private è soprattutto un film nel quale si partecipa al prima e al dopo l’azione. Ed è questo che mette maggiore angoscia perché lo spettatore non si “distrae” con lo spettacolo dell’azione. Deve immedesimarsi nell’attesa di qualcosa e nella sua conseguenza. E questo stare tra il prima e il poi è un modo esemplare di raccontare la tragedia mediorientale: aspettando che i carnefici entrino in scena e, di seguito, versando lacrime per le vittime di una violenza che non ha bisogno di essere mostrata. Sarebbe qualcosa di didascalico esibire ciò che tragicamente è già nella mente di ognuno di noi.
L’opera prima di Costanzo, perciò, è un film da vedere non tanto per imparare qualcosa sul conflitto israelo-palestinese, e nemmeno perché è un pregevole lavoro italiano che ha saputo imporsi nei festival internazionali, Locarno su tutti. Private è l’esempio di un cinema virtuoso che riesce a esprimersi senza sterili manierismi e che in ogni scena sa universalizzare ciò che solo in apparenza appare come una vicenda particolare.

[gennaio 2005]

Cast & Credits:

regia: Saverio Costanzo; sceneggiatura: Saverio Costanzo, Camilla Costanzo, Alessio Cremonini e Sayed Qashua; fotografia: Luigi Martinucci; montaggio: Francesca Calvelli; musica: Alter Ego; interpreti: Mohammad Bakri, Lior Miller, Areen Omari, Tomer Russo, Hend Ayoub, Karem Emad Hassan Aly, Marco Alsaying, Sarah Hamzeh, Amir Hasayen, Niv Shafir, Sahar Lachmy; produzione: OffSide, Istituto Luce, Rai Cinema; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia 2004; durata: 90’.

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