Proiezione speciale "La stagione dei finocchi" - Taranto, 29 gennaio

Il cortometraggio La Stagione dei Finocchi del regista brindisino Alessandro Zizzo sarà presentato domenica 29 gennaio alle 19 presso la Galleria Arte e Design di Taranto (via Regina Margherita, 42) nell’ambito della rassegna “(in)SomMovimento”, ideata e curata da Tiziana Magrì (maggiori info:www.contessamiseria.it). Il corto condensa in 22 minuti di pellicola buona parte degli elementi che costituiscono l’universo del dietro le quinte dei reality-show. È liberamente ispirato ai provini per entrare nella “casa” per antonomasia: quella del Grande Fratello. Il regista di Francavilla Fontana, avvalendosi di un cast di ottimi interpreti nonostante l’esiguo budget a disposizione, ha scattato un’istantanea nuda e cruda dell’umanità assortita che caratterizza le preselezioni gieffine. Non solo modi e tempi della spietata cernita, ma anche emozioni e aspettative dei partecipanti, con un finale a sorpresa che la dice lunga sull’idea che il regista si è fatto durante le esperienze di casting vissute in prima persona al di là della barricata, dove cioè siede la commissione giudicatrice. Il giovane protagonista, Omar Zullo, si è laureato con il massimo dei voti in filosofia ed è da poco tornato a vivere con i suoi: la testa piena d’ideali, il sogno di poter subito cominciare a mettere a frutto gli studi, nemmeno sa cosa sia “La Casa”. È un reality-show di grido, di quelli che basta un giorno dentro e diventi famoso. Glielo spiega la madre che, invece, da anni non ne perde una puntata e s’è messa in testa che anche il figlio abbia tutte le carte in regola per parteciparvi. Omar, dopo qualche fievole tentativo di contraddirla, finisce per accontentarla e s’iscrive ai provini. Gli tocca il numero 200: l’ultimo della lista. L’attesa, prima di presentarsi al cospetto della commissione, si annuncia lunga. Il protagonista la inganna parlottando con gli altri potenziali partecipanti: un’attrice un po’ ochetta che ripassa il copione; un anziano che fa su e giù per il corridoio declamando improbabili passi teatrali; un sedicente poeta che, forse nel posto e con la persona più adatti, filosofeggia circa il senso della vita; una donna particolarmente ansiosa che, per l’emozione, finisce orizzontale lungo il pavimento. Ognuno con la sua storia, ognuno inconsapevolmente fiero di essere nulla più che una macchietta. C’è poi il più classico dei tamarri –Mario Panico - che, ormai veterano dell’ambiente, conosce e a modo suo socializza con tutti: non ha fretta, è dieci anni che aspetta di essere scelto. E questa volta, dice a più riprese, vuole godersela fino in fondo. Tra le mani stringe il numero 199: ripetutamente tenta di scambiarlo con il 200 di Omar, ma invano. Il ritmo del girato scorre sapientemente blando, ma le ultime scene diventano volutamente più concitate. I corridoi degli studi televisivi sono ormai sgomberi quando la segretaria, con il solito tono asettico, chiama il numero 199. Mario lancia un’occhiata spavalda al compagno d’avventura, entra in sala casting e, dopo un po’, ne esce con l’aria soddisfatta e una frase sibillina: “Te l’avevo detto che dovevo entrare per ultimo”. Ultimo, invece, da copione, è Omar. Trovandosi davanti agli occhi uno scenario che difficilmente avrebbe immaginato, spetta proprio a lui scrivere, o per meglio dire girare, il finale della storia.
Galleria Arte e Design di Taranto (via Regina Margherita, 42)

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