Questa notte è ancora nostra

Riuscireste ad immaginare un Mcdonald’s senza la grande M con le “gobbe” arrotondate su fondo rosso? Ed un bel Portatile della Apple senza la figura invitante della mela da cui Eva ha già staccato il suo bel morso da peccato originale? E una Camel avrebbe lo stesso gusto e la stessa fragranza senza il ben noto cammello che attraversa immobile le dune gialle d’un deserto d’altri tempi?
In Romeo e Giulietta, Shakespeare, il più grande tra i barocchi, si chiedeva se una rosa potesse davvero rimanere tale cambiandole il nome. Noi oggi, che viviamo nella società dell’immagine e che abbiamo moltiplicato negli specchi le incertezze dell’uomo secentesco, sembriamo non poter più fare a meno di figure che siano immediatamente riconoscibili. Immagini che possano farsi garanti di una cosa.
Non capiamo Coca Cola a meno che la parola non sia scritta nell’elegante logotipo scelto ormai decenni fa da una ditta e giammai cambiato, non ci fidiamo a compare biscotti che non abbiano un bel mulino disegnato sulla confezione e non entriamo in un cinema in cerca di svago adolescenziale se sulla locandina non occhieggia il volto sorridente di Nicolas Vaporidis.
E’ la sua faccia ad offrire ormai la garanzia di un prodotto fresco e pulito, di un film che possa piacere alle ragazzine, ma che non dispiaccia alle mamme che ancora devono pagare i biglietti. Un volto acqua e sapone, sicuramente, in cui, però, la vincente abbinata tra le fresche sorgenti di montagna e gli additivi chimici che dovrebbero impedire l’avanzata dei temuti brufoli sta ad indicare prima di tutto l’idea di un giovane che non si fa troppi problemi. Del resto perché farsene? In un mondo come quello dell’Italia contemporanea divenuto del tutto incapace di offrire sbocchi lavorativi, l’adolescenza si è allungata ben oltre i trenta anni e a diciotto (che è l’età vaporidisiana media) si è, di fatto, ancora bambini: si beve lo Joga alla pera con gli amici, ci si fa di canne (che è il massimo della trasgressione ridotta a status sociale) e, laddove si rimedia, si scopa anche un poco, ma aspettando il momento e la ragazza giusti. Non perché si pensi al matrimonio, ma perché certe cose sono troppo sacre ed intime per darle via solo per il semplice gusto di sperimentare e di capire come si faceva una volta tra i figli dei fiori.
Tutto questo è nel viso del giovin talento romano. Al regista di turno non resta altro che inquadrarlo in primo piano e tutti questi discorsi passano alla platea come un sottotesto di inquietante immediatezza. I ragazzi ci si riconoscono quel tanto che basta per esserne felici. Sanno che la loro vita non può essere così aproblematica come gliela racconta il film, ma ci si consolano pensando a quanto sarebbe bello se tutto fosse come si vede sullo schermo.
Per questo Vaporidis non è più (se mai è stato) un interprete. Lui presta il volto e poi il corpo alla macchina cinema, ma, se ci mette convinzione ed immedesimazione nel ruolo, quello è un sovrappiù che nessuno gli aveva chiesto.
Non è neanche un attore che se non altro ha un mestiere e i trucchi che ci si porta dietro quando si calcano le scene o i set.
Non è, infine, una star anche se la confusione diventa lecita quando si vedono le sue gigantografie pendere dalle altissime pareti della stazione Termini di Roma.
Niente di tutto questo! Vaporidis, piuttosto, è un brand, è il logo con cui certo cinema aspira a rendersi immediatamente riconoscibile a quella fascia di pubblico cui si rivolge.
E come la Coca Cola ha sempre lo stesso sapore indipendentemente dalla lattina che si compra, allo stesso modo i film di Vaporidis sono, nel bene o nel male, tutti sostanzialmente uguali. Tanto per la bibita quanto per le pellicole la formula resta la stessa. E solo quella della Coca è rimasta segreta.
Potete anche non andare a vedere un film come Questa notte è ancora nostra. Lo potete evitare per la semplice, ma ottima ragione che il film è esattamente come ve lo aspettate. Non vi riserva alcuna sopresa.
Ma poiché la sceneggiatura reca le firme di Brizzi e Martani (più altri e tre nomi: cinque persone in busta paga per un lavoro che non è creazione, ma solo combinazione degli elementi narrativi più alla moda) non mancano anche le ambizioni. Qui si parla di integrazione razziale e di paura cinese: l’aggancio all’attualità è garantito.
Ma poi si guarda bene e ci si accorge che della comunità cinese si scoprono cose che sono credibili come la Garbatella di Cemento armato. E l’integrazione è niente più che un’illusione perché la storia d’amore impossibile alla Giulietta e Romeo (non avevamo citato il grande bardo all’inizio solo per riempirci la bocca) tra un ragazzetto della Roma bene che sogna il rock e una fanciulla di origini cinesi incontra meno ostacoli di quanto non paia sulla carta. Del resto lei non è davvero cinese, ma è una romana di borgata che per caso si ritrova ad avere gli occhi a mandorla.
In questo modo il film finisce per confondere l’accettazione del diverso con la sua assimilazione. Allo stesso modo con cui, andando a mangiare un menu cinese al Mcdonald’s, ci si accorge che ha lo stesso identico sapore plasticoso dei più tradizionali hamburger americani.
Sicché alla fine ci troviamo di fronte ad un film che vorrebbe metterci a confronto con il nostro razzismo insinuante, ma la ricetta che propone per uscirne fuori è la più triste deriva della globalizzazione imperante. Del resto cosa aspettarsi da una pellicola il cui messaggio può essere esemplificato nella frase che recita che la salsa di soia nell’amatriciana è la morte sua?
(Questa notte è ancora nostra); Regia: Paolo Genovese, Luca Miniero; sceneggiatura: Fausto Brizzi, Paolo Genovese, Luca Miniero, Marco Martani, Massimiliano Bruno; fotografia: Gian Filippo Corticelli; montaggio: Alessandro Lucidi; musica: Daniele Silvestri, Maurizio Filardo interpreti: Nicolas Vaporidis (Massimo), Valentina Izumi (Jing), Ilaria Spada (Maria), Massimiliano Bruno (Andrea), Franco Califano (Dottor Cicchillitti); produzione: IIF, Buena Vista International; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia; origine: Italia, 2008; durata: 110’
