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Questa Storia Qua

Pubblicato il 7 settembre 2011 da Annalaura Imperiali


Questa Storia Qua

“…Liberi liberi siamo noi,
però liberi da che cosa,
chissà cos’è, chissà cos’è?...”

Liberi, con ogni probabilità, da un destino segnato. Dal destino segnato di un Vasco Rossi che, figlio di un camionista e di una contadina, sarebbe cresciuto a Zocca, in provincia di Bologna -terra natia da cui Vasco ha sempre detto orgogliosamente di provenire - e avrebbe cominciato e finito un lavoro umile datogli magari da qualche membro della stretta cerchia di paese da cui egli proveniva. E invece no, come dicono i suoi compagni di vita intervistati nel documentario musicale di Alessandro Paris: Vasco ha sempre avuto la decisione, mancata il più delle volte ad altri, di andare avanti qualunque sforzo costasse il suo sogno di lavorare con la musica.

Nel suo lungo percorso, Vasco ha affrontato innumervoli difficoltà. Un chitarrista storico della sua band, Massimo Riva, morto giovane, che condivideva con Vasco stesso un rapporto di amore/odio tipico delle prime donne che combattono per il predominio dello stesso territorio. Una difficoltà a superare le prime grandi timidezze sul palco di fronte al pubblico, eliminate piano piano a suon di ubriacature, fino alla sera prima dei concerti, e di uso, continuo e pericolosamente dannoso, di quasi tutte le sostanze stupefacenti che si possano trovare.

Ma Vasco ha raggiunto il primato di rock-star italiana per eccellenza grazie, a sua detta, ad un’intelligenza sicuramente non molto sviluppata che però, forse proprio per questo motivo, gli conferiva una tantum dei clamorosi momenti di genialità che conquistavano chiunque: dal pubblico, al successo, al suo gruppo pronto a seguirlo.

Viaggiando sulle strade dell’Italia e dell’estero, tra Roma, Verona, Los Angeles e altre molteplici tappe che hanno segnato indelebilmente la sua carriera di artista dalla fama internazionale, Vasco ha assaporato l’incredibile palpitazione cardiaca di chi vede di fronte a sé migliaia di fans pronti ad urlare a squarciagola nel momento in cui sentono che “la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia”, oppure che bisogna bere la coca cola “che ti fa bene, […] che ti fa digerire con tutte quelle, tutte quelle bollicine”.

La sua vita appartiene ormai da tanto alla storia d’Italia. Di un’Italia in cui ci si emoziona sotto i palchi di stadi e di arene nelle varie città dove fa tappa il suo tour, raccontata in Questa Storia Qua attraverso le ricostruzioni fotografiche e le testimonianze verbali di chi ha fatto parte della vita di Vasco Rossi da quando era bambino. Come nel caso di Novella Rossi, la mamma; fino a quando è diventato un uomo piacente e pronto ad imbarcarsi sulla nave che l’avrebbe traghettato verso la realizzazione di sé.

Un’eccessiva importanza ad una musica che non a tutti piace? A parere di chi ha un’opinione critica nei confronti di Vasco, sicuramente sì. Ma a parere dei mille sguardi puntati su di lui e sul suo carisma in grado di trascinare masse di persone di ogni età, sicuramente no. D’altronde, quale giovane non termina una relazione sentimentale e sente Vasco per piangere tutte le proprie lacrime? Quale ragazzo che si incontra la sera al bar con il solito vecchio gruppo di amici non canticchia tra sé “…e poi ci troveremo come le star, a bere del whisky al Roxy bar…”? Quale donna, piccola o grande che sia, non ha sperato almeno per un attimo di essere quella ignota destinataria di Albachiara, a cui Vasco canta a squarciagola“…tu sola dentro una stanza e tutto il mondo fuori…”?


CAST & CREDITS

(Questa Storia Qua); Regia: Alessandro Paris, Sibylle Righetti; soggetto e sceneggiatura: Alessandro Paris; fotografia: Valerio Azzali; montaggio: Ilaria Fraioli; interpreti: Vasco Rossi (se stesso); produzione: Indigo Film; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia, 2011; durata: 75’; web info: http://www.questastoriaqua.it/


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