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Radio killer

Pubblicato il 23 giugno 2002 da Alessandro Izzi
VOTO:


Radio killer

Per certi film bisognerebbe approntare dei foglietti illustrativi sul tipo di quelli che accompagnano i prodotti dell’industria farmaceutica. Ci vorrebbero, stampati a chiare lettere, tutte le informazioni circa le eventuali precauzioni d’impiego, la posologia, gli immancabili effetti collaterali ecc. Radio Killer, per restare al film in questione, si presenta, da subito, come il perfetto prototipo del film di fine stagione, di quelli che servono più che altro a tappare un buco nella programmazione. Un’opera che ha tutte le caratteristiche del buon film di genere, che tutto sommato è ben girato e ben montato, ma che non ha assolutamente niente da aggiungere a discorsi sin qui abbondantemente risaputi. Un B movie, insomma, dalla confezione pregevole, che assomma una buona successione di discreti nomi nel proprio cast e che si lascia vedere con qualche interesse, pronto ad essere dimenticato non appena usciti dalla sala di proiezione. Tra le avvertenze del film si dovrebbe (oltre che sconsigliare la visione a bambini e a donne incinte per ovvi motivi) impedire la visione a tutti quegli spettatori che hanno amato, per davvero, pellicole come Duel di Spielberg o Convoy di Peckinpah, perché, per loro, l’impressione costante di deja vu potrebbe produrre un incredibile shock anafilattico. In verità la pellicola abbastanza innocua di John Dahl condivide con il capolavoro spielberghiano ben pochi elementi: in primis l’ambientazione su strade assolate e polverose (ma, qui, molte scene si svolgono di notte, tra ombre inquietanti e piccole oasi di luce), poi la figura del camionista psicopatico pronto a tutto pur di far fuori i malcapitati di turno. Per il resto non c’è quasi traccia né della forte carica allegorica così centrale al discorso di Duel, né delle non poche riflessioni sociologiche ed antropologiche (come l’idea della caccia così cara all’autore di Jurassic Park) che sono un vero paradiso per chi si accosti, con occhio critico, alla vecchia pellicola. Eppure se si riesce a dimenticare l’ombra minacciosa del vecchio Tir guidato da Keller (Killer?) nell’opera prima spielberghiana, ci sono molti elementi che, in questo nuovo film, non dispiacciono fino in fondo e che tutto sommato finiscono per valere i soldi del biglietto. A partire dall’idea di far ruotare tutto l’intreccio intorno all’uso di un vecchio baracchino: una piccola stazione radio di quelle usate da camionisti e non solo. A fronte di tanti film ipertecnologici, il vecchio arnese rispolverato dagli autori dona alla pellicola, oltre che l’occasione per molti momenti gustosi (la ricerca delle bande di frequenza, la trovata degli scherzi radiofonici) anche un sapore nostalgico e realista al tempo stesso. Poi c’è - e non è cosa da poco - il cast che si rivela molto ispirato: Leelee Sobieski già da sola varrebbe tutto il film (diventa ogni giorno più bella e più brava), ma la scelta di Paul Walker e di Lewis Thomas si rivela vincente in ruoli che contano più per la fisicità (corpi pronti per essere fatti a pezzi a colpi d’accetta per la disperazione delle ragazzine) che non per le sottigliezze interpretative. Purtroppo, però, pur se tra momenti vividamente ispirati, la pellicola di Dahl non convince mai pienamente e, pur non annoiando, lascia ben misere tracce nel cuore dello spettatore.

(Radio killer); regia: John Dahl; sceneggiatura: Clay Tarver, Jeffrey Abrams; montaggio: Eric L. Beason, Scott Chestnut, Todd E. Miller, Glen Scantlebury; fotografia: Jeff Jur; musica: Marco Beltrami, Buck Sanders; interpreti: Paul Walker, Steve Zahn, Leelee Sobieski, Jessica Bowman, Stuart Stone, Basil Wallace, Brian Leckner; produzione: Bad Robot, Liveplanet, New Regency Pictures, Regency Enterprises; origine: U.S.A., 2001; distribuzione: Medusa

[giugno 2002]

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