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RADIO WEST

Pubblicato il 18 ottobre 2004 da Edoardo Zaccagnini


RADIO WEST

A parte le orgogliose trasferte del Piave, del Grappa e della corsa di Tardelli nella notte madrilena, la storia d’Italia sul campo è più un pareggio, apparecchiato, che un’impresa valorosa. Caporetti, resistenze e armistizi, di notte e in segreto, per scappare alle cattive amicizie, alle strade senza uscita di rivoluzioni non sentite. E quando il contadino neorealista con l’occhio strizzato al western, mostrò al mondo il nostro esser brava gente, ce ne tornammo tutti a casa, coi dialetti, le ricette regionali e un’etichetta nuova, rimediata, da farci l’abitudine. Un’uscita secondaria, per salvare il salvabile, per sputare l’angoscia ventennale di un’immagine imposta, falsa e visibilmente ridicola, appoggiata ad un passato inesistente che ci voleva per forza fieri e conquistatori. E mentre la cronaca della disperazione era affidata ad uno stile e a dei maestri, la grande commedia all’italiana, trasformava il volemose bene, annamo avanti del momento, nell’analisi di tradizioni popolari diverse, storicamente derubate e improvvisamente annesse. Una storia di scorribande, papi e staterelli, di un nord e di un sud secolari, padri di quei contadini che soltanto in trincea capirono di appartenere ad una stessa nazione. Più che un cinico elogio della vigliaccheria, era una posizione autoironica e cosciente, forse un desiderio di ripartenza espresso con gli strumenti della risata amara. Ma tranne alcune scelte radicali di denuncia, come quella di Rosi che racconta con determinazione, il rifiuto dei poveracci davanti alla barbarie della prima guerra mondiale, il canovaccio si è fissato immobile sulla bontà d’animo degli italiani e sui loro accenti musicali. Ingenui canterini dal cuore grande, che se occupano lo fanno in punta di piedi, che cercano sempre di non sparare e che l’unico reato che commettono è quello di fumare hascish col turco, che Nonso, si chiamava! Poi ad un certo punto, dopo che la televisione ha capito che c’era da spizzicare e si è inventata le infermiere coraggio, i salvatori di prigionieri, e ha fatto scorrere dietro i baci dei protagonisti le divise lacere degli eserciti in ritirata, sono nate le missioni di Pace. Ben lontane dalle nostre città e dalle nostre giornate, in paesaggi esotici e cinematografici. Missioni di professionisti meridionali, con la faccia da buoni, la foto della fidanzata e pure quella di padre Pio. A portare la pace e le partite alle facce sgomente di chi sta come fummo noi tanti anni fa. A sentirci come quegli americani che ci portarono il cinema e la loro musica. Ed ogni immagine è un’inquadratura, ogni volto un primo piano. Le comparse sfilano dietro gli inviati; i militari sembrano robot, imbragati dalla testa ai piedi. La terra di nessuno si presta a set, ogni villaggio è una piccola Lamerica. Le telecamerine digitali si attaccano affannate al fiato dei soldati, il montaggio è rude, di corsa, la tensione è palpabile. Soprattutto quando, come in Radiowest di Alessandro Valori, c’è una consulenza fruttifera con l’esercito italiano. Un addestramento in funzione di un realismo a tratti efficace. Ma non dimentichiamo che il copione ci vuole brava gente. E brava gente ci sentiamo, dentro gli occhi grandi e azzurri, il frasaglio rustico, e la filosofia contadina di Pietro Taricone dal Grande Fratello 1. Emblema del sud che s’arruola e pensa a casa. Al paese suo, che se ci torna è un uomo diverso, cresciuto, integrato. E se non ci torna, avrà Cucuzza collegato, le tv sotto casa, e le istituzioni al funerale. Poi una pensione da dividere, dopo che qualcuno avrà scritto Italiani bravi eroi.

[maggio 2004]

regia: Alessandro Valori, sceneggiatura: Alessandro Valori,Francesco Colangelo,Marco Bellocchio, fotografia: Luigi Martinucci, montaggio: Francesca Calvelli, musica: Giorgio Baldi, interpreti : Pietro Taricone, Pier Giorgio Bellocchio, Dejan Acimovic, Kasia Smutniak, Marco Cocci, Piero Maggiò, Massimo Bosi, Francesco Pozzi, produzione: Andrea Marotti, Pier Giorgio Bellocchio, Alessandro Valori, origine: Italia 2003, durata: 85’, distribuzione: 01 Distribution

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