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Reality

Pubblicato il 28 settembre 2012 da Antonio Valerio Spera
VOTO:


Reality

Un’ossessione. C’è quasi sempre un’ossessione, che sia artistica, sessuale, sentimentale, al centro dei racconti cinematografici di Matteo Garrone. In Estate romana era rappresentato dal mappamondo gigante realizzato dallo scenografo, ne L’imbalsamatore era l’incontrollabile amore omosessuale di Peppino per il suo allievo, in Primo amore invece era l’assurdo piacere del protagonista per l’anoressia della sua fidanzata.
Reality, unico film italiano in concorso al 65° Festival di Cannes, e vincitore del Grand Prix proprio come Gomorra nel 2008, è anch’esso incentrato su un’ossessione, quella di Luciano, pescivendolo di Napoli, convinto dalla famiglia a partecipare ai provini del Grande Fratello ed in seguito talmente offuscato dal sogno di arrivare in televisione da convincersi perdutamente che sarà selezionato e da credersi continuamente osservato dai produttori del programma. Lo spunto è chiaramente da commedia, anzi, da vera commedia all’italiana, con protagonista uno sconfitto rapito dai sogni della nuova società. Negli anni ’60 questo sogno era il boom economico, oggi in un paese governato e segnato dalla crisi economica e dal mito dell’apparenza è evidentemente la televisione, la popolarità, anche se vuota ed effimera. Ma da questa idea sulla carta divertente e condita di amarezza, Matteo Garrone ne trae un racconto dalle tonalità inquietanti, oscure, a volte pietose. Il suo inconfondibile stile, caratterizzato da una macchina da presa in continuo movimento, che sia a mano o su un dolly, da lunghi ed avvolgenti piani sequenza, da una cifra realistica che sembra sempre sul punto di trascendere il vero avvicinandosi al grottesco, all’onirico, alla caricatura, rende questa storia una favola nera che non trova soluzioni positive. La critica e la denuncia alla società italiana contemporanea ci sono, ma rimangono volutamente in secondo piano. Perché sebbene l’ossessione del protagonista sia il risultato di un contagio che parte dal mondo che lo circonda, a rimanere in primo piano e a dominare il film è il ritratto della sua psicologia “malata”, della sua mente perduta a pensare a un futuro-chimera che lo porta a dimenticarsi del reale, dei veri problemi della sua vita.

Guardando Reality si avverte un forte senso di disagio, di inquietudine, di spaesamento. Garrone immerge lo spettatore nel contorto labirinto mentale del suo personaggio, lo spinge a perdersi nel folle gioco senza uscita in cui si è andato a cacciare, e non lo lascia più sino al finale. Ed oltre a questo – e ciò rappresenta sicuramente uno degli aspetti più apprezzabili dell’opera – l’autore presenta un panorama umano, quello italiano (Napoli ne è solo la cifra), costruito, non curante degli eccessi, lobotomizzato dal turbine delle immagini televisive, privo di veri punti di riferimento. I primi quindici minuti del film, con la sequenza del matrimonio e il ritorno a casa della famiglia di Luciano dopo i festeggiamenti, sono emblematici di questo e sono puro ed alto cinema. Un cinema, in questo caso, sospeso tra l’astratto e il concreto, tra la realtà e l’illusione, in cui si muovono personaggi dal sapore quasi felliniano e in cui la realtà viene cristallizzata da un freddo vento di tristezza e rassegnazione.
Con Reality, Garrone non raggiunge i livelli di Gomorra, perché nella parte centrale il film gira troppo su se stesso risultando leggermente ripetitivo e perché il finale non chiude perfettamente il ritratto evolutivo della follia del suo personaggio, ma si conferma autore di spessore, capace di intromettersi nel profondo dell’animo umano, di rappresentare il paese con disincanto e originalità scavando nelle sue più profonde contraddizioni, di proporre uno stile accattivante e di dirigere al meglio gli attori (straordinario Aniello Arena nel complesso ruolo del protagonista). E non è cosa da poco, nel cinema italiano di oggi.


CAST & CREDITS

(Reality) Regia: Matteo Garrone; sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci, Ugo Chiti; fotografia: Marco Onorato; montaggio: Marco Spoletini; musiche: Aleandre Desplat; interpreti: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Claudia Gerini; produzione: Fandango, Archimede, Le Pacte, Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 115’.


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