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Rebecca

Pubblicato il 25 dicembre 2020 da Matteo Galli
VOTO:


Rebecca

Evidentemente i testi della scrittrice londinese Daphne Du Maurier (1907-1989), che visse la gran parte della sua vita in Cornovaglia, rivestono ancora un certo interesse. In Italia, ad esempio, i suoi libri, un tempo esclusivo appannaggio di Mondadori, se li dividono diverse case editrici importanti fra cui Il Saggiatore e Neri Pozza. Eppure il motivo principale per cui ancora oggi si sa chi è Du Maurier è il cinema, anche se lei non era del tutto convinta degli adattamenti cinematografici delle sue opere. Con due eccezioni: il film tratto da un suo racconto contenuto nella raccolta Not after Midnight pubblicata nel 1971, il racconto invece s’intitola Don’t Look Now, il film – lo sappiamo bene – ha lo stesso titolo anche se in Italia quella pellicola suonava in modo molto diverso, ovvero A Venezia…un dicembre rosso shocking (uscito due anni dopo il racconto nel 1973); il film di Alfred Hitchcock tratto da Rebecca (anche qui due anni dopo: libro del 1938, film del 1940). Poi di opere cinematografiche tratte da Du Maurier ce ne sarebbero molti altre, per restare a Hitchcock: La taverna della Giamaica e Gli uccelli , ma anche L’avventura viene dal mare con Joan Fontaine di Mitchell Leisen oppure Mia cugina Rachele di Henry Koster in cui esordisce un giovane Richard Burton.

Rebecca – libro e film – resta certamente il testo più celebre. E nel caso del film si può certamente dire che siamo in presenza di un cult movie. In che cosa consiste questo culto? Cominciamo dalle cose più banali: 11 candidature all’Oscar, vincendone solo due, miglior film e miglior fotografia - per il resto quell’anno, il 1940, c’erano Scandalo a Filadelfia e Furore ; quindi la sceneggiatura non originale e l’attore (James Stewart) andarono al primo di George Cukor mentre la regia (John Ford) andò al secondo. L’attrice che tolse l’Oscar alla splendida Joan Fontaine fu Ginger Rogers, protagonista di Kitty Foyle dimenticabile opera di Sam Wood.

Rebecca (in italiano Rebecca, la prima moglie ) è un film di culto per la regia strepitosa di Hitchcock, per l’utilizzo intelligente e allusivo in termini di sceneggiatura e di regia, del codice Hays, che impediva sesso e uxoricidio, per tutto il meraviglioso effetto Manderley, il maniero dove abita il protagonista, quintessenza del gotico, casa sontuosa e haunted, per la bravura degli attori che interpretano i personaggi minori, a cominciare da Judith Anderson nel ruolo della governante unheimlich Mrs. Danvers.

È vero che non è la prima volta che qualcuno si arrischia in un remake di Rebecca , IMdB ne segnala la bellezza di sei, ma tutti tv-movie e dunque si collocavano in un genere diverso, come a non voler neanche osare un paragone con il testo hitchcockiano - fra le Rebecche TV ricordiamo l’ultima, nel 2008, ovvero un dignitoso sceneggiato italiano in due puntate, girato a Trieste (Manderley era il Castello di Miramare…) con Alessio Boni e Cristiana Capotondi, e soprattutto Mariangela Melato nel ruolo di Mrs. Danvers.

Solo nel 2020 qualcuno si è arrischiato, ha osato confrontarsi con Hitchcock, facendo un remake cinematografico del film risalente – esattamente – a ottanta anni prima e ora visibile su Netflix da qualche settimana. E, francamente, non se ne capisce il senso. Il film, diciamolo con chiarezza, non funziona da nessun punto di vista. Proviamo a elencare i quattro difetti principali: 1) miscasting, d’altra parte era davvero dura misurarsi con l’interpretazione straordinaria di Olivier e Fontaine. Qui abbiamo due attori decisamente scadenti, in particolare Mr. De Winter interpretato da Armie Hammer che, senza esagerare, ha l’espressività oltreché i muscoli di un attore porno, non riuscendo a esprimere neanche lontanamente i tormenti del personaggio, anzi viene proprio da chiedersi se di tormenti ne abbia, al confronto l’interpretazione del belloccio americano in Chiamami con il tuo nome diretto da Luca Guadagnino era davvero da Oscar. Leggermente meglio Lily James, ma di poco. Molto male anche il personaggio del cugino/amante che nel film di Hitchcock era affidato all’eccellente George Sanders e qui a Sam Riley; 2) è un film orribilmente patinato, soprattutto nella prima parte, quella ambientata a Montecarlo dove i due si conoscono e dove è tutto un profluvio di inquadrature pittoresche con i due che si sbaciucchiano sulla spiaggia, roba da rimpiangere davvero il codice Hays e quella pruderie imposta dall’alto che obbligava ad allusività, metafore e metonimie; 3) la casa haunted si trasforma, per così dire, in una specie di Downton Abbey (del resto Lily James è da lì che viene); 4) pur nella restituzione “filologica” di alcune sequenze del romanzo, la suspense, nella parte finale, è del tutto inesistente. Insomma, per usare un’espressione decisamente corriva, Sir Alfred si starà rivoltando nella tomba.


CAST & CREDITS

Rebecca -Regia: Ben Wheatley sceneggiatura: Jane Goldman, Joe Shrapnel, Anna Waterhpuse; fotografia: Laurie Rose; montaggio: Jonathan Amos; interpreti: Armie Hammer (Mr. De Winter), Lily James (The Second Mrs. De Winter), Kristin Scott Thomas (Mrs Danvers), Sam Riley (Jack Favell); produzione: Netflix origine: Usa, Inghilterra 2020; durata: 123’.


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