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Reversal - La fuga è solo l’inizio

Pubblicato il 26 ottobre 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Reversal - La fuga è solo l'inizio

Non c’è ombra di dubbio, uno dei modi più efficaci per instillare paura nello spettatore (o in chi legge, nel caso di un romanzo), se si battono i sentieri dell’horror moderno, è quello utilizzato da chi preferisce mostrare il quotidiano nella sua accezione più oscura e depravata e, così, di scandagliare la mente umana affogata nell’abisso della follia. Da questo presupposto J.M. Cravioto sviluppa con piglio sensibilmente autoriale un racconto nero e adrenalinico, sfruttando una situazione più volte riproposta nella storia del cinema (quella del rapporto-conflitto di una giovane rapita con il proprio aguzzino), per inscenare un thriller che strizza l’occhio senza mezzi termini all’horror urbano e al road-movie.
Sin dall’incipit non ci viene lasciato spazio per ipotesi o interpretazioni: Los Angeles, “l’uomo nero” fa ritorno alla vecchia cascina dispersa nel nulla, per preparare la cena alla giovane adescata, incatenata e violentata; giusto qualche minuto e Eve (Tina Ivlev) colpisce a sorpresa il suo carceriere, liberandosi dalle catene della prigionia e ribaltando la situazione...ora è lei che conduce il gioco e, dopo aver appreso dell’esistenza di altre giovani ragazze rapite, decide di mettersi in viaggio per salvarle tutte, portando con sè la bestia affinchè riveli l’ubicazione delle vittime.
Cravioto ha dichiarato di essere un fanatico del montaggio, di spendere anche fin troppo tempo per preparare e ricamare gli aspetti tecnici propri dei movimenti di macchina e a ben vedere: Reversal colpisce per la cura dei dettagli, per un registro asciutto, schietto, ma sempre efficace, arricchito da un montaggio lucido, composto per lo più da sfrenati primi piani e soggettive eseguite con camera a mano; si esalta nei dettagli, sulle ferite sui corpi dei protagonisti, sui primissimi piani in penombra, sugli arredamenti macabri delle varie catapecchie nelle quali sono prigioniere le ragazze rapite. Montato con l’obiettivo di sbrigliare pian piano il bandolo della matassa, e allo stesso tempo far conoscere il passato dei protagonisti principali, Reversal alterna sequenze d’azione nuda e cruda, con riprese effettuate da una videocamera per mano di Eve e il suo fidanzato, in un avvicendarsi di sequenze parallele: un espediente azzeccato, che permette sì al regista di spezzare nettamente il filo della narrazione, ma di non appesantire la stessa con dialoghi esplicativi, sempre con un discreto successo nel non sgonfiare la tensione drammatica che pulsa regolarmente per tutta la durata del film (80 minuti circa).
Purtroppo Cravioto scivola sul più bello e regala un finale in tono con quanto accaduto nel corpo centrale della storia, ma un pò troppo contorto e raffazzonato, forse colto dal desiderio irrefrenabile di stupire oltre il dovuto lo spettatore, finendo per costruire non uno, ma ben due finali distinti, dei queli uno vistosamente incompiuto e (magari) neppure necessario. Da ciò ne consegue che allo spettatore possa essere lasciato quel beneficio del dubbio che spinge un finale a restare troppo aperto e preda di grossolane interpretazioni, un difetto vistoso e sgradevole, quasi confusionario.
Nota di merito da rivolgere a Simon Boswell che cura i suoni e la colonna sonora, in un ventaglio di bassi grotteschi, gelidi e spiazzanti, come una coltellata nel buio. Pregevole oltre ogni aspettativa la performance di Tina Ivlev, perfetta nel ruola di vendicatrice ossessionata e incurante del gioco al massacro perpetrato ai suoi danni (e a quelli delle altre ragazze).
Così Reversal scorre via senza pause, pungente come mille aghi sulla pelle, troncato però da un eccesso di pretenziosità che costa caro a Cravioto. Un peccato dovuto dall’inesperienza (forse) che ridimensiona nel complesso il suo lavoro, seppur valido, ma incompleto e immaturo. Un peccato, ma fa ben sperare che questa fuga sia davvero l’inizio...


CAST & CREDITS

(Bound to vengeance); Regia: José Manuel Cravioto; sceneggiatura: Rock Shaink Jr., Keith Kjornes; fotografia: Byron Werner; montaggio: Jorge Macaya; musica: Simon Boswell; interpreti: Tina Ivlev, Richard Tyson, Amy Okuda, Kristoffer Kjornes; produzione: Dark Factory Entertainment; distribuzione: Notorius Pictures; origine: U.S.A., 2015; durata: 80’.


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