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Roma, 16 luglio: omaggio ad Alberto Sordi

Pubblicato il 15 luglio 2020 da Carlo Dutto


Roma, 16 luglio: omaggio ad Alberto Sordi

《ALBERTO SORDI, LA "VITA DIFFICILE" DI UN ITALIANO》 È IL TITOLO DELLA SERATA IN PROGRAMMA GIOVEDÌ 16 LUGLIO ALLE ORE 21 ALL’ARENA AGNINI DI ROMA. UN OMAGGIO SINCERO MA IN CHIAROSCURO E DIVERSO DALLO SPIRITO ACRITICAMENTE CELEBRATIVO DEL CENTENARIO. PRIMA DELLA RIPROPOSIZIONE DEL CAPOLAVORO DI DINO RISI, "UNA VITA DIFFICILE" (1961), UGO G. CARUSO, STORICO DEL CINEMA, RIPERCORRERÀ LA FIGURA E LA FILMOGRAFIA DELL’ATTORE INSIEME A GRAZIANO MARRAFFA, TRA I PIÙ APPREZZATI STUDIOSI DI CINEMA ITALIANO.

Una delle serate speciali nel ricco e vario cartellone dell’Arena Agnini (V.le Adriatico, 136), tra le novità più interessanti nel panorama culturale dell’Estate Romana 2020, è dedicata all’ineludibile centenario di Alberto Sordi, uno degli attori più popolari di sempre, una "maschera" italiana che con la sua poderosa filmografia ha segnato come pochi non solo la nostra cinematografia nazionale ma il costume, l’immaginario, la storia sociale italiana. A ricordarne brevemente ma non ritualmente la figura e l’attività sarà lo storico del cinema Ugo G. Caruso che dialogherà con Graziano Marraffa, presidente dell’Archivio storico del Cinema italiano, studioso della figura di Sordi. I due risponderanno idealmente a distanza alla nota battuta che Nanni Moretti pronunciò nel 1978 in "Ecce bombo", ovvero "vi meritate Alberto Sordi", che suscitò non poche polemiche ma pure disagio e talvolta dissenso tra gli stessi ammiratori del regista-attore che riconosceva nell’Albertone nazionale il prototipo del qualunquista italiano. Ma pure Pasolini vedeva in Sordi l’incarnazione collettiva di un italiano cinico, senza ideali, infingardo, furbo, innocuo per il potere ma compartecipe di molte patologie tipicamente italiche. Ed in termini non diversi si esprimevano pure Goffredo Fofi e finanche un regista che lo aveva diretto in film di grande successo e rilevanza come Mario Monicelli o un collega anch’egli popolarissimo quale Ugo Tognazzi che gli contrapponeva uno stile pubblico e una carriera costruita su scelte molto diverse. Accanto alle sterminate platee di ammiratori sperticati, è sempre stata attiva una fazione se non di detrattori, comunque di "non allineati" alla sua mitizzazione. L’equivoco sta nell’identificazione automatica tra l’attore e la carica critica, satirica, fustigatrice della migliore commedia italiana di cui Sordi è il protagonista eponimo, nel quale molti sarebbero caduti apprezzando certi titoli di Comencini, Loy, Zampa, Scola, ecc. per non dire dei film drammatici di Rosi e Petri, laddove le convinzioni e il sentire civile di Sordi sarebbero stati di tutt’altro genere, diciamo pure cattolico tradizionalista, conservatore, democristiano. Insomma, agli antipodi delle simpatie politiche dei registi che lo diressero. A ciò si aggiungono l’amicizia esibita con Andreotti nonchè con lo stesso Cossiga che avrebbe voluto affidargli sul finire della carriera un esplosivo film su Gladio che non vide mai la luce. Dunque Sordi rimane una figura controversa o quantomeno equivocata da molti per tante ragioni. Ecco perchè seppure nel tempo ridotto di una breve presentazione, Caruso e Marraffa tenteranno una rilettura critica, in chiaroscuro. Il film scelto per ricordarlo invece non si presta a fraintendimenti perchè "Una vita difficile" (1961) scritto come sempre da Rodolfo Sonego, "il cervello di Alberto Sordi" secondo la definizione di Tatti Sanguineti e diretto da Dino Risi, è non solo uno dei migliori film del regista milanese, allora nel momento più felice della sua produzione, secondo Caruso che lo intervistò a suo tempo e gli dedicò scritti ed eventi, ma anche una pietra miliare della commedia italiana ed una testimonianza lucida, amara e al contempo divertentissima, ricca di scene indimenticabili, di quel travagliato periodo della storia nazionale che va dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla Resistenza al dopoguerra e al successivo boom. Ad attraversare significativamente questa vicenda esemplare è Silvio Magnozzi, uno dei personaggi più amati dallo stesso Sordi qui affiancato da un’affascinante e come sempre convincente Lea Massari, cui fanno da contorno Franco Fabrizi, Claudio Gora, Lina Volonghi, Franco Scandurra, Daniele Vargas, Ennio Balbo ed altri, tra cui Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Alessandro Blasetti, Renato Tagliani, Edith Peters nel ruolo di se stessi, in altrettanti cammei. Come si sarà ormai evinto, proprio il tipo di tributo irrituale e tutt’altro che scontato ne fa una serata di grande attrattività e dunque da non perdere.


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