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Roma, 9 giugno: al Teatro della Cometa "Rumore d’acque", denuncia delle continue stragi dei flussi migratori

Pubblicato il 9 giugno 2016 da Carlo Dutto


Roma, 9 giugno: al Teatro della Cometa "Rumore d'acque", denuncia delle continue stragi dei flussi migratori

In scena ancora stasera, giovedì 9 giugno al Teatro della Cometa di Roma (via del Teatro Marcello,4) “Rumore d’acque”, un testo più che mai attuale di Marco Martinelli, che si presenta come un assordante grido di denuncia delle continue stragi dei flussi migratori verso il tanto agognato “mondo occidentale”. Lo spettacolo, per la regia di Marta Iacopini e Maria Concetta Borgese e l’aiuto regia di Aurora Leone, che ha anche realizzato la foto della locandina, andrà in scena alle ore 21.

Il laboratorio avanzato di Officina Teatro XI quest’anno si mette alla prova con un testo che si presenta come un assordante grido di denuncia delle continue stragi dei flussi migratori verso il tanto agognato “mondo occidentale”. L’incalzante monologo di Marco Martinelli viene riletto con gli occhi ipocriti e superficialmente addolorati di vari personaggi, che comodamente si trovano ad essere testimoni più o meno responsabili della follia suicida ed omicida del fenomeno immigrazione. Contabili ubbidienti contano corpi accatastati senza identità. Nei salotti borghesi si vive con distaccata, talvolta partecipe, ma mai sufficientemente indignata costernazione l’epopea dei naufragi. Trasmissioni televisive raccontano storie strazianti e speculano a caccia dell’aspetto più toccante e “accattivante”. Operatori umanitari, studenti, volontari e, a seconda della convenienza, anche qualche intellettuale provano a rompere l’indifferenza del potere, che con paternalistica attitudine finge di ascoltare, ma abbandona chi ha bisogno. E il pescatore… all’ultimo posto della catena guarda la realtà del dolore di chi non ha scelta con dolce e saggia compassione e, come Caronte, traghetta gli uomini del potere all’inferno: “Maledetti voi, squali, sciacalli, sciacalletti degli abissi”. Personaggi dal fare grottesco sprecano parole nella loro grottesca vita, inconsapevoli del fatto che la loro umanità è come quella di chi scappa dalla guerra, dalla violenza e dall’orrore, inconsapevoli del fatto che anche loro possono andare incontro ad altrettanta guerra, violenza ed orrore, inconsapevoli del fatto che l’umanità è Una.


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