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ROSENSTRASSE

Pubblicato il 11 dicembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


ROSENSTRASSE

Era da molto tempo, ormai da oltre un decennio, che di Margarethe von Trotta, vincitrice alla Mostra di Venezia nei primi anni Ottanta di un Leone d’oro per il suo potente Anni di piombo, si erano perse le tracce. Dunque una certa attesa circondava questo come back, che proprio alla passata edizione della Biennale 03, è stato insignito della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla protagonista Katja Riemann. Anche a prescindere dal premio però, i fautori della filmmaker tedesca non rimarranno delusi dalla sua ultima fatica, perché qui la von Trotta è tornata a parlare la consueta lingua di sempre, quella di un cinema engagé che, a partire da una profonda coscienza femminile, si caratterizza per un tessuto narrativo fatto di forti implicazioni politico-ideologiche e di intensi momenti di poesia civile. Con Rosenstrasse, in particolare, viene rievocato un primo, embrionale momento di resistenza interna al nazismo (anche se non tutti gli storici sono d’accordo sul valutare tale l’evento), accaduto quando le sorti della seconda guerra iniziarono a mutare di 360° gradi e la Germania, sino a quel momento inarrestabilmente vittoriosa, cominciava ad avviarsi verso una china destinata alla sconfitta e alla catastrofe. Se dunque ci troviamo nel periodo immediatamente a ridosso della decisiva battaglia di Stalingrado, l’argomento del film è però tutt’altro che direttamente bellico e ci racconta invece della resistenza a Berlino di un gruppo di donne ariane che, con la loro protesta silenziosa ma tenace, riuscirono a scongiurare la partenza verso una morte sicura dei loro mariti o congiunti ebrei destinati ad essere istradati verso la “soluzione finale” dei campi di sterminio. Nel rievocare questo eccentrico evento storico tramite la livida fotografia di Franz Rath e in un meccanismo narrativo a flash-back a partire dall’oggi, la filmmaker berlinese non manca di capacità illustrative nel descrivere con pathos e passione la sovrabbondante materia del film. Che però da spesso l’idea di costituire quasi un dolmen del passato, di riesumare quel cinema d’autore europeo di qualche decennio fa, ormai superato dall’evoluzione - buona o cattiva che sia - dell’attuale scena audiovisiva. Pur coadiuvato da un eccellente cast attoriale, Rosenstrasse difficilmente potrà incontrare i gusti e le idee dei giovani cinéphile ormai assuefattosi a stili e tempi narrativi completamente diversi da questi. Ma forse anche così va bene, perché non è sempre necessario remare con la corrente e un autore per non snaturarsi dovrebbe restare sempre fedele a se stesso. Come ha fatto, ancora una volta e con coerenza Margarethe von Trotta evocando un singolare e drammatico episodio della storia dell’Olocausto, poco conosciuto fuori dal suo paese.

Regia: Margarethe von Trotta; Sceneggiatura: M.v.T, Pamela Katz; Fotografia: Franz Rath; Montaggio: Corina Dietz; Costumi: Ursula Eggert; Suono: Eric Rueff; Musica: Loek Dikker; Interpreti: Katja Riemann, Maria Schrader, Jürgen Vogel, Martin Feifel, Fedja van Huêt; Produzione: Studio Hamburg Letterbox Filmproduktion/ Tele München/Get Reel Productiones; Origine: RFT/Olanda, 2003; durata: 136’; Distribuzione: 01; Web-info: www.01distribution.it

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