X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Ruin

Pubblicato il 3 settembre 2013 da Giammario Di Risio

VOTO:

Ruin

I dialoghi sono ridotti al minimo e la partita si gioca tutta sulle immagini di questi due corpi dalla pelle liscia, molto spesso nudi e in balìa del mondo esterno, che affrontano un’esistenza fatta di violenza e solitudine, di miseria e raptus emozionali. La natura e la città sono matrigne pronte a tirare le somme mentre le parole faticano a emergere; meglio stare in silenzio e lasciarsi trasportare dagli eventi come l’acqua dolce del fiume.

Siamo in Cambogia e nell’oscurità della città di Phnom Penh due ragazzi, ridotti in miseria, si uniscono per affrontare la realtà. Tra pennellate e scintille visive, la silenziosa Sovanna e il coraggioso Phirun iniziano il loro viaggio per la maturità dopo aver commesso un omicidio. Soli e senza un soldo, dovranno “tenersi per mano” mentre le minacce del mondo esterno si placano solo alla vista del lungo fiume. Quest’ultimo potrà forse concedere loro l’ultima, necessaria soluzione.

Il filo d’oro continuo sono questi due personaggi e il loro incedere in quadro. Non parlano molto ma sono fattivi dal primo fino all’ultimo minuto di narrazione. Si guardano, si accarezzano, scappano e ritornano indietro, si odorano e si allontanano, si prendono e si compiangono, subiscono e somministrano violenza. La macchina da presa gli sta addosso e inframezza chiazze impressioniste mentre le voci extradiegetiche dei due puntellano gli snodi drammaturgici. C’è la tematica sessuale, con l’amore castrato dei due e il passato da prostituta, che ritorna, di Sovanna e la tematica sociale, con la rappresentazione cruda di un mondo fatto di povertà dove camminare scalzi per strada o lavarsi la faccia in uno dei tanti angoli putridi della città è la regola. La fotografia scura, ombrosa dona plasticità ai corpi mentre continui strappi emotivi reiterano la condanna delle due anime.

Un film tecnicamente virtuoso, che non risparmia inoltre una critica severa all’uomo occidentale, reo di conoscere la Cambogia esclusivamente sotto la lente perversa del turismo sessuale. Si resta affascinati dalla profondità visiva dei personaggi, anche se alcune volte risulta eccessiva la dialettica impressionista caratterizzata da ritmi lenti e coadiuvata da una musica mai invadente, viceversa rispettosa della parabola dei personaggi.


CAST & CREDITS

(Ruin); Regia: Michael Cody, Amiel Courtin-Wilson; sceneggiatura: Michael Cody, Amiel Courtin-Wilson; fotografia: Ari Wegner; montaggio: Sally Blenheim, Luca Cappelli, Simon Price; musica: Steve Benwell; interpreti: Sang Malen, Rous Mony; produzione: Flood Projects;origine: Australia, 2013; durata: 90’;


Enregistrer au format PDF