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S1m0ne

Pubblicato il 19 novembre 2002 da Alessandro Borri


S1m0ne

Ogni tanto capita di rimanere folgorati a contemplare qualcosa che ci sembra di non aver mai visto, qualcosa di sorprendentemente nuovo forse perché intimamente antico, un ponte di fuoco congelato che congiunge la perfezione concettuale e la vita degli uomini come sono e saranno. Ecco perché Gattaca rimane la scheggia di fantascienza più bella degli anni ’90, e Truman Show (di cui Andrew Niccol fu ideatore e produttore) la più precisa estrinsecazione teorica di tanti, troppi discorsi che hanno afflitto i nostri tempi curiosi e spietati. Ecco perché quando arriva quattro anni dopo S1m0ne (in realtà era già pronto l’anno scorso, ma la New Line - concentrata su Lord of the Rings - ha preferito dilazionarne l’uscita), l’attesa è carica di elettricità e segreti scongiuri. Poi si esce dal buio, e ci si sente come illuminati, quasi ci trovassimo davanti alla porta dopo un lancio di Schiaffino, o Platini, e tutto quello che dobbiamo fare è appoggiare la palla in rete. La qualità perlacea dell’immaginario visivo di Niccol è sempre quella di Gattaca, il corredo metaforico viene dritto da Truman. Le immagini svuotate, curatissime (grazie al contributo essenziale di Ed Lachmann e Jan Roefls), danno sempre la straniante impressione di stare fuori dal tempo, proprio quando si avventano intellettivamente sui nodi fondamentali del presente, come - nel caso - la virtualizzazione dell’arte e dell’esperienza. Messa in scena da Niccol tramite il suo alter ego Victor Taransky, regista di mélo barocchi e stilizzati commentati immancabilmente dal Requiem di Faurè, nostalgico sopravvissuto ai ruggenti, indipendenti, cassavetesiani Sixties (per informazioni sui suoi trascorsi consultare il sito borgesiano del film), e trasformato in un Frankenstein della magia numerica, murato nel suo studio ormai inutilmente immenso a cercare l’Arte oltre il rumore, i paparazzi e la vanità mondana. Niccol, sì, ma anche Lucas (come sta diventando), o Coppola (come vorrebbe diventare), o Cameron (che agli avatar computerizzati da qualche anno sta pensando di dedicarsi). Qui l’aidoru è un’incarnazione utopica della bellezza pura e aliena dal capriccio, che ritiene l’aura intoccabile delle divine (ma anche - sublime ironia - del compianto Ernest Borgnine) e la naturalezza trascendente del digitale. Una bellezza unica e irriproducibile nella sua natura plurale e assoluta. “Dote del regista è riconoscere la verità”, dice il creatore di S1m0ne a Taransky. Ma qual è la verità in un mondo dove sta alla tecnica - venuta a miracol mostrare - spargere i capei d’oro all’aura dell’avvenire? Semplice: S1m0ne, paradossale “natural woman”, è la verità dell’arte in un mondo d’illusione come la Hollywood dipinta da Niccol (contraltare perfetto a quella di Lynch), la luce allo zenit tra lo stardom e il nulla, il pixel e il marmo. Il geniale neozelandese è con tutta evidenza il maggior talento emerso dagli ultimi anni di cinema americano insieme a Todd Haynes, come lui intellettuale e fiammeggiante. L’innata abilità di scriptwriting non gli si fa mai concettoso freno, cosicché il substrato satirico - puntuto e spesso esilarante - non è che il trampolino di lancio per un’ispirazione aurorale, quasi abbagliante nella sua minnelliana purezza di tratto. Quindi cos’è S1m0ne? Una pochade disincarnata che dipana con straordinaria leggerezza la sua ragnatela d’ombra e luce, e che pur cela, nella levità, una corda tragica vibrante sottotraccia: una malinconica risata sull’orlo della morte della creazione. La riflessione sul cinema più bella e commovente da tanto tempo in qua: il cinema è un occhio che scorre sfocato nella lontananza, ridando vista a chi non l’ha più. S1m0ne se ne andrà, mandala di pixel spazzati via dalla mano del creatore come Sherlock Holmes sul Reichenbach. Ma come Holmes, come tutte le vere creazioni, è in verità immortale. Fate scorrere tutti i titoli di coda, mi raccomando, per assaporare l’incanto fino in fondo.

[novembre 2002]

Cast & credits:

Regia: Andrew Niccol; sceneggiatura: Andrew Niccol; fotografia: Ed Lachman; montaggio: Paul Rubell; musica: Carter Burwell; scenografia: Jan Roelfs; costumi: Elisabetta Beraldo; interpreti: Al Pacino, S1mOne (Rachel Roberts), Catherine Keener, Evan Rachel Wood, Jay Mohr, Pruitt Taylor Vince, Elias Koteas, Jason Schwartzman, Stanley Anderson; produzione: Andrew Niccol per New Line Cinema; origine: USA 2002; durata: 104’; distribuzione: Nexo.

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