X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio

Pubblicato il 15 maggio 2010 da Luca Lardieri


Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio

Per affrontare al meglio un film come Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio bisognerebbe prima di tutto leggere il libro di Lakhous Amare da cui è tratto e capire in che modo la sua transcodificazione, nel passaggio dalla carta alla pellicola, sia riuscita a mantenere inalterato il sapore agrodolce delle vicende che racconta. Bisognerebbe conoscere un luogo "surreale" come Piazza Vittorio, profondamente romano e al contempo quasi privo di un’identità precisa, così come tutto il quartiere Esquilino. Architettura piemontese, dialetto romanesco, facce orientali, africane, sudamericane. Un Meltin’Pot che ogni giorno si riunisce sotto i portici attorno alla piazza e dà vita a un luogo quasi metafisico. Un posto in cui le differenze sembrano non esistere, fino a quando non salta fuori qualche problema. Allora il vicino cinese torna ad essere lo straniero senza patria, l’ambulante che vende le spezie sotto casa, l’africano venuto a delinquere nel Belpaese.

Scontro di civiltà è tutto questo e molto di più, raccontato con estrema ironia dai suoi protagonisti che si ritrovano, uno dopo l’altro al commissariato di polizia per raccontare la propria versione dei fatti sull’omicidio di un giovane ragazzo, meglio noto come Il Gladiatore. Il film di Isotta Toso, che oltre alla regia ne ha curato la sceneggiatura insieme a Maura Vespini e Andrea Cotti, ha deciso di raccontare la storia in maniera diversa rispetto al romanzo, costruendo una storia intorno a Il Gladiatore e suo fratello (interpretato da Daniele Liotti) che pian piano conducesse lo spettatore all’interno del commissariato e alle deposizioni di tutti gli altri personaggi. Una costruzione al contrario per non correre il rischio di rendere l’adattamento, un’opera frammentaria e disconnessa, di difficile comprensione. Purtroppo però, e ci duole dirlo, l’esperimento non è riuscito, perchè proprio togliendo quell’elemento che rendeva così originale il romanzo di Lakhous, il film diventa un po’ troppo banale e i suoi personaggi poco delineati e quasi macchiettistici. Su tutti i due criminali che organizzano combattimenti clandestini tra cani, i quali, più di una volta, risultano involontariamente comici. Gli attori singolarmente sono molto bravi, ma insieme funzionano davvero poco, rendendo la pellicola piuttosto disunita. In poche parole il film non riesce lì dove il romanzo aveva il suo punto di forza, ovvero nel parlare di integrazione e razzismo, senza scadere nella banalità e nel luogo comune. Va elogiato comunque il lavoro di messa in scena, che riesce a rendere il film accattivante per lunghi tratti, la fotografia di Fabio Zamarion, davvero ispirata in alcune sequenze (come quella in cui viene incorniciata una delle protagoniste con la bocca cucita con ago e filo in segno di protesta) e le musiche di Gabriele Coen e Mario Rivera che pur se troppo presenti in alcuni tratti, rispettano pienamente le atmosfere del film.

Detto ciò, va comunque sottolineato il fatto che il nostro cinema, soprattutto negli esordi, andrebbe protetto un po’ di più e non lasciato al proprio destino con poco più di 15 copie lanciate sul mercato in un periodo difficile come quello di maggio. A maggior ragione dopo che pellicole come Scontro di civiltà per un ascensore a piazza vittorio hanno ricevuto finanziamenti statali perchè riconosciuto come film di interesse culturale. Ma forse questo, nell’Italia attuale, sarebbe chiedere troppo.


CAST & CREDITS

(Id.), Regia: Isotta Toso; sceneggiatura: Isotta Toso, Maura Vespini e Andrea Cotti; fotografia: Fabio Zamarion; Montaggio: Patrizio Marone; musiche: Gabriele Coen e Mario Rivera; interpreti: Daniele Liotti, Kasia Smutniak, Francesco Pannofino, Kesia Elwin; produzione: Emme in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Bolero; origine: Italia, 2010; durata: 100’.


Enregistrer au format PDF