Scusa ma ti voglio sposare

Più Muccino che Moccia. Sembra infatti che anche il guru dei giovani italiani abbia dovuto, in fine, prender atto dell’ineluttabilità dello scorrere del tempo e delle stagioni della vita. Niente più corridoi di liceo, classi e esami di maturità, dunque e largo alle liste di nozze, agli abiti da sposa, a “suocere, cognati, nipoti, parenti, tombole a Natale e mal di testa ricorrenti”. Il ritornello della canzone degli Zero Assoluto, Per dimenticare (risalente al maggio 2009 ma ripescata ad hoc), riassume perfettamente le nuove problematiche che si affacciano nel mondo di Niki e compagnia. Scusa ma ti voglio sposare dimostra infatti, sin dal titolo, la volontà del regista di affrancarsi dagli stereotipi del film adolescenziale per abbracciare quelli di una più matura commedia romantica. Tentativo, che, per certi versi, appare il più riuscito fra quelli realizzati fin ora da Federico Moccia. Sembra infatti che il regista romano riesca a maneggiare con molta più scioltezza i racconti e le vite dei quarantenni di oggi di quanto faccia con i suoi amati giovani. Più spontanei, disinvolti e divertenti dei loro corrispettivi under venti i quarantenni di Scusa ma ti voglio sposare rappresentano quella fascia di eterni adolescenti descritta da François Bégaudeau nel suo Verso la dolcezza. L’anima conservatrice di Moccia è però tradita dai suoi personaggi che, differentemente da quelli di François Bégaudeau, sembrano soffrire di questo stato di perenne immaturità. Le urla di Raul Bova davanti ai suoi scapestrati compagni di casa, le grida che riportano “ordine naturale delle cose”, alle coppie, alle famiglie, alle case, hanno infatti il sapore un po’ aspro del tradizionalismo più borghese e retrivo. Un gusto che mal si concilia con quello, apparentemente più gaudente e libertino, dei giovani da sempre messi in scenda da Moccia. I giovani appunto, che per la prima volta in un opera di Moccia, fanno da sparring partner ai più maturi compagni di scena. Anche per loro però, il maestro delle frasi d’amore (così bravo da meritare il compito di selezionare i migliori versi per i cioccolatini di San Valentino), ha riservato un clima di austerità e castità. Da lolite alla ricerca di avventure e divertimento, le “onde”, si trasformano in future madri e mogli modello, decise a lasciar le affollate spiagge di Ibiza per un abito bianco e una fede nuziale. Che Moccia abbia perso il polso vibrante dei suoi giovani figliocci? Solo il botteghino potrà stabilire se questo brusco cambio di rotta sarà apprezzato dai fan del prequel. Quello che appare invece evidente è che, al di la delle inevitabili (temiamo) banalità e di qualche inutile artificio formale (e del solito, squallido, product placement di casa nostra), Scusa ma ti voglio sposare resta la migliore opera di Moccia. Confrontarsi con una materia a lui più vicina, trattare argomenti e problematiche a lui più prossimi hanno restituito alla sua pellicola una spontaneità mai vista prima. Sarà forse venuto il momento di abbandonare l’adolescenza per approdare definitivamente all’età adulta?
(Scusa ma ti voglio sposare); Regia e sceneggiatura : Federico Moccia; fotografia: Marcello Montarisi; montaggio: Patrizio Marone; musica: Zero Assoluto; interpreti: Raoul Bova, Michela Quattrociocche, Luca Angeletti, Francesca Antonelli, Francesco Apolloni, Cecilia Dazzi, Michelle Carpente, Beatrice Valente, Francesca Ferrazzo, Rossella Infanti, Ignazio Oliva, Cristiano Lucarelli, Pino Quartullo, Andrea Montovoli, Francesco Arca; produzione : Arella Film, Medusa Film; distribuzione: Medusa Film ; origine: Italia, 2009; durata: 100’
