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Segreti di stato

Pubblicato il 13 settembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


Segreti di stato

Su un tavolo accanto ad un quasi mefistofelico professore social-comunista stile Mago Merlino buono (l’attore Sergio Graziani), un disegno a forma di scudo crociato fatto di carte da gioco con su (modello americano con le facce dei ricercati del regime di Saddam in Irak?) i volti di politici (compreso il mitico Giulio Andreotti), mafiosi e poliziotti coinvolti nel tragico massacro di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947. Il disegno, dicevamo, viene sconvolto però da un colpo di vento che apre la finestra e fa volare tutto via. Ma è anche il colpo d’ala che quasi in chiusura del film sconvolge e “da aria” ad un bel film a tesi, costruito su un preciso teorema che ha guidato Paolo Benvenuti e la sua sceneggiatrice Paola Baroni nella ricostruzione di quel tragicissimo evento delineatosi sullo sfondo storico della cacciata della sinistra dal governo di unità nazionale nato dalla vittoriosa Resistenza e dell’incombere della guerra fredda internazionale. E’ un teorema che più o meno dice quello che già da sempre si sapeva: Portella fu la prima delle stragi politiche commissionate dalla destra revancista e dai servizi segreti (USA compresi) per pilotare la politica del nostro disgraziato paese, la prima tappa, insomma, della strategia della tensione che dalla sua nascita ha costellato e sconvolto la travagliata vita politica della Repubblica italiana. In attesa di Buongiorno, notte di Marco Bellocchio sul rapimenti e l’assassinio di Aldo Moro, dunque il cinema italiano torna vittoriosamente a parlare di politica con Segreti di Stato che già per il tema (la carneficina siciliana che ha lasciato sul terreno 11 morti e 27 feriti ufficiali, le figura di Salvatore Giuliano e quella del suo luogotenente Gaspare Pisciotta, entrambi misteriosamente liquidati) non poteva fare scandalo alla Mostra di Venezia e poi quando, tra breve, uscirà su tutti gli schermi italiani. Come facilmente prevedibile dalla sua precedente, scarna filmografia (in tutto quattro film in particolare i bellissimi Il bacio di Giuda e Confortorio), il filmmaker pisano ha condotto in porto la sua inchiesta con i mezzi di un cinema poetico-politico essenziale, forgiato dall’insegnamento di Jean Marie Straub e Daniélle Huillet, che evita azione e pirotecniche scene di massa a favore di una fiction rigorosa ma avvincente: una sorta di “Lezione di Storia” per citare Brecht o appunto Straub/Huillet e narrare così un archetipo giallo politico italiano, un puzzle di scambi ed interessi tra Mafia e Stato, in modo totalmente diverso per esempio dal cinema di saggismo politico di un Francesco Rosi che proprio con Salvatore Giuliano all’inizio degli anni Sessanta iniziava a forgiare il suo vigoroso stile, modellato sull’inchiesta giornalistica. Tra disegni da cantastorie con cui si sintetizzano le fasi dell’azione, quadri pittori della prigione in cui è tenuto Pisciotta e scene di interrogatori dei testimoni recitati da non-professionisti nello stile del cinéma-veritè vero, Benvenuti ci consegna un film bello ed essenziale che pur nella sua mancanza di dialettica interna e l’impianto a tesi, resterà piantato nella mente dello spettatore proprio perché evita la facile empatia degli effetti a favore di un discorso razionale ed elementare portato allo spettatore. Un teorema, appunto, scritto con le immagini e quindi pur nella sua precisa accusa politica, soggetto a essere proposto e non imposto, un’ipotesi molto credibile ma che sarà molto difficile poter dimostrare se non in un lontano futuro, materia per gli storici della seconda metà del terzo millennio. Nel frattempo un colpo di vento porta via il gioco di carte che disegna lo scudo della DC, gli intrighi di mafia, le deficienza delle sinistre e l’impossibilità di vivere in una paese democratico normale come il resto d’Europa. I Segreti di Stato rimarranno tali ancora per molto ma dobbiamo ringraziare Benvenuti e il suo team (tra cui efficacissimi Antonio Catania nella figura centrale dell’avvocato che conduce tutta l’inchiesta svelando le menzogne del Potere o David Coco nel ruolo di Pisciotta) di averci ricordato un crudele pezzo di storia italiana con tanto ardimento e maestria.

(Segreti di stato); Regia: Paolo Benvenuti; Sceneggiatura: Paolo Benvenuti

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