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SHAOLIN SOCCER

Pubblicato il 20 aprile 2003 da Alessandro Borri


SHAOLIN SOCCER

A prima vista ci sarebbe da esultare. Finalmente anche l’Italia può conoscere il genio di Stephen Chow, maestro incontrastato della comicità hongkonghese più spericolata e inventiva. Ma c’è l’inghippo, come ti sbagli. Perché Shaolin Soccer è sì un capolavoro - come sa chi l’ha già visto in VCD, DVD, scaricandolo da internet o in qualche cineclub attento a quello che succede nel mondo. Ma lo Shaolin Soccer firmato Buena Vista che ci viene propinato al cinema è un ignobile scempio che fa tornare la mente alle stagioni più cupe del doppiaggio italiano, quello che massacrava i Monty Pithon e esercitava i propri istinti più bassi ai tempi del demenziale firmato ZAZ. Che i doppiatori italiani (com’è noto i migliori del mondo: ma forse non ci sarebbe tanto da vantarsi dell’eccellenza in un’attività così ferale) non sappiano maneggiare qualsiasi manufatto filmico non proveniente dagli USA (e anche lì non sempre c’azzeccano, basti pensare allo scandaloso lavoro fatto con 8 Mile) è triste verità. Per quel che riguarda le lingue orientali poi il problema si moltiplica: troppo distante la natura della lingua e il conseguente stile della recitazione, cosicché si risolve il tutto come si fosse in un qualsiasi telefilm di seconda serata. Ma, ohibò, come ci si comporta con un film comico tendente al delirio surreale? Semplice, ha pensato accendendo la sua mente luminosa Fiamma Izzo: trascinandolo a livelli da Bagaglino o da commedia pecoreccia. La sagra dei dialetti funziona sempre, e quindi via con le comparse a fare l’elenco delle regioni italiche, dal Lazio alla Sicilia, dalla Toscana alla Campania. Grasse risate, come quelle provocate da Carlo Vanzina che aggiunge una voice over totalmente apocrifa a commentare il tutto, oppure come per i simpatici nomignoli sparsi a profusione, da Riportone a Buzzico, da Hung O’Fetentone all’Infamitas United. Poi (non è finita) siccome si parla di calcio, perché non rivolgersi a qualche giocatore di Roma e Lazio per dar voce ai sei fratelli di Shaolin applicati al soccer (come in God of Cockery si applicavano i principi dell’arte marziale del mitico monastero all’arte culinaria)? Così, volente o nolente, Stephen Chow si ritrova a pronunciare l’immortale battuta “Non sono qui per combattere ma per giocare a calcio” con la sonnolenta cadenza veneta di Damiano Tommasi, e gli scopi di beneficenza non mitigano la rabbia e lo sconcerto. Basterebbe e avanzerebbe, ma giusto per sfregio e per ribadire la totale mancanza di rispetto verso la cavia filmica, vai con un po’ di tagli del tutto inutili: che senso ha sforbiciare via la prima scena, quella dell’umiliazione nello spogliatoio, essenziale nell’innestare il meccanismo di riscatto tipico di wuxia e gongfu pian su cui Chow basa la sua struttura, o tagliuzzare mezzo minuto qui e là? A questo punto lo sbagliare l’ordine dei nomi cinesi sui titoli di coda (Ching Siu-tung diventa Siu Tung Ching, prima il nome e poi il cognome!) o l’ornare il press book di lepidezze proto-razziste (dalla Cina con fulole...) diventano peccati veniali nel generale bombardamento a tappeto preventivo. Ci dispiace sinceramente aver dovuto sprecare parole e parole per questo sfogo contro la provincialità becera di chi dovrebbe vendere un prodotto artistico, perché non c’è più tempo di parlare del vero Shaolin Soccer. Ci sarebbe infatti da dire delle strepitose raffinatezze semantiche, della potenza dei momenti mélo o epici, e dei conseguenti ribaltamenti farseschi; della grande scena della riunione dei fratelli, modellata sul John Woo di A Better Tomorrow 2 e Face/Off, o del personaggio del portiere che perpetua l’ossessione di Chow per Bruce Lee; soprattutto della preveggenza mirabile nel piegare la meraviglia degli effetti digitali all’effetto comico, con vena sperimentale degna di Tati o Jerry Lewis. Ma, appunto, non c’è tempo che per vergognarsi di essere italiani, in circostanze simili.

[aprile 2003]

Cast & credits:

Regia: Stephen Chow (e Lee Lik-chi); sceneggiatura: Stephen Chow, Tsang Kan-cheong; coreografia scene d’azione: Ching Siu-tung; interpreti: Stephen Chow, Vicki Zhao, Ng Man-tat, Patrick Tse Yin, Karen Mok, Cecilia Cheung, Vincent Kok, Li Hui; produzione: Star Overseas, Universe Entertainment; origine: Hong Kong, Cina 2002 distribuzione: Buena Vista; durata: 87’.

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