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Sherlock - L’abominevole sposa

Pubblicato il 14 gennaio 2016 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Sherlock - L'abominevole sposa

Quando mesi fa venne resa nota la notizia in merito all’acquisizione dei diritti di distribuzione in Italia da parte di Nexo Digital dell’episodio inedito di Sherlock, i fan dell’investigatore di Baker Street, nato dalla brillante penna di Sir Arthur Conan Doyle e interpretato dall’impeccabile Benidct Cumberbatch, rimasero a dir poco estasiati. Un singolo episodio inedito, sempre prodotto dalla BBC One, network campione d’incassi nel Regno Unito, dal titolo L’abominevole sposa; un evento imperdibile, da gustare direttamente nei cinema, solo per il 12 e 13 gennaio, un’occasione per poter riabbracciare Sherlock Holmes e il dottor Watson (controparte razionale del lunatico e imprevedibile detective, interpretato da un sempre eccellente Martin Freeman), inseriti nella cara Londra vittoriana, ambientazione aliena rispetto al mood della serie, lontana dai toni classici dell’opera di Doyle, perchè riletta in chiave moderna.

Siamo nel 1895. Ritroviamo Sherlock Holmes/Cumberbatch, a percuotere cadaveri in un obitorio solo per verificare entro quanto tempo possano manifestarsi lividi da percossa su un corpo morto; l’incipit riprende per grandi linee il pilot della serie e seguiamo il dottor Watson/Freeman, ex medico da campo reduce di guerra, ferito nel corpo e nell’anima, giungere a Londra senza fissa dimora, incontrare un ex-commilitone ed esser immediatamente presentato all’investigatore dalla brillante parlantina: tra i due c’è subito feeling e dai numerosi casi risolti, Watson ne ricava acclamatissimi romanzi e, di conseguenza, Holmes una discreta dose di notorietà. Ma quando l’ispettore di Scotland Yard, Lestrade (Rupert Graves) bussa all 221B di Baker Street, l’attenzione di Holmes si riversa in un caso apparentemente inspiegabile: una donna in abito da sposa si è suicidata, sparandosi un colpo di pistola in testa, dopo aver messo a repentaglio la vita di alcuni passanti, sparando a casaccio in strada, dal balcone su cui si trovava; sta di fatto che la stessa donna suicida si è poi palesata al proprio marito, uccidendolo senza pietà. Chi è la sposa furiosa? Un fantasma? Un’altra donna? O c’è dell’altro sotto...?

L’obiettivo degli sceneggiatori della serie, Steven Moffat e Mark Gatiss, appare chiaro man mano che l’inedita avventura di Holmes dispiega i fili dell’intreccio: L’abominevole sposa si rivela un ingranaggio non preventivato, ma realizzato per costituire un raccordo tra tutto ciò che si era lasciato in sospeso con l’ultimo episodio della terza stagione del serial e ciò che verrà. Un’operazione delicata, considerate le difficoltà persistenti di produzione in capo alla BBC, che regalerà ai fan dell’investigatore una quarta stagione solo nel 2017 (si spera), quella di spezzare una certa continuity, in favore di uno spettacolo autonomo e indipendente. Purtroppo la messinscena di L’abominevole sposa traballa come mai si era assistito prima d’ora, colpa di questa stessa scelta di impostazione: succulenta l’ambientazione vittoriana, accattivanti le premesse del caso su cui investigare, superflui ed eccessivamente arzigogolati i rovesciamenti dimensionali a cui Sherlock e lo spettatore sono costretti da una scrittura che, va detto, seppur priva di quegli esaustivi meccanismi investigativi a cui siamo stati abituati, non risulta mai banale o lacunosa; si, perchè L’abominevole sposa non è un episodio straniato dalla serie regolare, ma un incastro temporale e meta narrativo (in rapporto alla storyline della serie), un buco in cui Sherlock si insinua attraverso un profondo processo mentale (il castello mentale), mentre siede ancora sull’aereo che lo sta riportando a casa, richiamato per fronteggiare un redidivo Moriarty, che minaccia la Londra dei nostri giorni con un colpo criminale epocale.
Ci si chiede per quale motivo Moffat e Gatiss abbiano deciso di sottrarre minutaggio essenziale al racconto nel racconto (quello del caso della sposa), rinunciando a intere sequenze di pura indagine investigativa, optando per le mere sequenze maggiormente adrenaliniche; ed è un peccato, perchè la chiave di lettura scelta per l’occasione (il ruolo della donna in una società maschilista) poteva e doveva essere apporofondito con maggior prepotenza, tanto storicamente attendibile da poter modellare un caso di portata nazionale, quanto narrativamente adattabile ai toni macabri scelti in fase di scrittura.
L’unico appiglio che Moffat e Gatiss non mancano, salvandosi da un suicidio memorabile e scellerato, si identifica nella volontà di punzecchiare il cinico Sherlock sui temi che più odia, ovvero il suo rapporto con il gentil sesso e quella persistente ambiguità che ne tratteggiano un personaggio quasi androgino: la donna intesa come figura di rivoluzione/evoluzione sociale, come debolezza personale (unicamente riferita a Holmes), così messa a confronto con l’ammirazione intellettuale (se non anche un tantino erotica nel senso lato del termine) con l’arcinemico di sempre, il dottor Moriarty.

Quel che resta alla fine è un retrogusto amaro in bocca, una sensazione di incompiutezza, come a doversi alzare da tavola prima di aver consumato intermanete il proprio pasto. Per lo meno siamo di fronte all’ennesima performance di valore di due attori che non hanno più nulla da provare: Benedict Cumberbatch e Martin Freeman così come lì vediamo in Sherlock sembrano nati per impersonare i rispettivi personaggi, indipendentemente dal contesto storico in cui vengono collocati. Ma se questo episodio inedito di cui si mal digerisce la digressione investigativa e che nulla aggiunge alla storyline della serie regolare, può essere considerato un mezzo passo falso, sta di fatto che il desiderio di inseguire di nuovo Holmes e Watson per le vie di Londra, arde più intensamente che mai e necessita di essere appagato in tempi non estenuanti.

Pregevoli, e necessari a strappare la sufficienza, i venti minuti di contenuti speciali, seguendo Moffat che ci accompagna a visitare il 221B di Baker Street, la “casa” di Sherlock Holmes, in un curioso dietro le quinte per i fan più affezionati.


CAST & CREDITS

(The abominable bride); Regia: Douglas Mackinnon; sceneggiatura: Steven Moffat, Mark Gatiss; fotografia: Suzie Lavelle; montaggio: Andrew McClelland; musica: David Arnold, Michael Price; interpreti: Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Una Stubbs, Rupert Graves, Louise Brealey, Mark Gatiss, Andrew Scott, Amanda Abbington, Natasha O’Keeffe; produzione: Hartswood Filmsm, BBC One; distribuzione: Nexo Digital; origine: Inghilterra, 2016; durata: 90’


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