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Sicilia Queer filmfest 2013

Pubblicato il 31 maggio 2013 da Salvatore Salviano Miceli


Sicilia Queer filmfest 2013

Con una madrina d’eccezione come Donatella Finocchiaro si apre oggi a Palermo la terza edizione del Sicilia Queer filmfest, Festival Internazionale di Cinema GLBT e Nuove Visioni, la prima curata dal nuovo direttore artistico Andrea Inzerillo.
Il Festival, nato tre anni fa da una felice intuizione di Alessandro Rais, ha saputo da subito rappresentare uno spazio proficuo di incontro e di riflessione. La settimana di proiezioni “celebra”, infatti, un intero anno di attività programmato non solo nell’ottica di un imprescindibile auto-finanziamento, ma anche di un continuo dialogo con la città attraverso anteprime cinematografiche, seminari, conferenze e attività culturali che proseguiranno anche durante il canonico svolgimento del Festival. Ne è esempio la Summer School sulle differenze e le identità plurali realizzata in collaborazione con l’ateneo palermitano, coordinata da Giovanni Lo Monaco e che sarà inaugurata da Paolo Mannina, docente espulso dall’Eritrea a causa della sua omosessualità.
Al centro del progetto però, e non potrebbe essere altrimenti, è l’immagine cinematografica. Quindici sono i cortometraggi, provenienti da tutto il mondo, che animeranno la sezione competitiva del Festival e che saranno valutati da una Giuria presieduta da Paul Vecchiali, personalità centrale, anche se forse troppo spesso dimenticata, della filmografia e della critica francese ed europea (splendido il suo Encore - Once More del 1988).
Molti i titoli interessanti, alcuni dei quali passati con successo per i maggiori festival cinematografici internazionali, che affollano il programma. Tra tutti merita una citazione Laurence Anyways, di quel Xavier Dolan che, dopo l’esordio del 2009, a soli venti anni, con lo stupefacente J’ai Tué ma Mère, diviene ospite fisso di Cannes e a cui si deve una piccola perla di poesia e cinefilia come Les Amours Imaginaires del 2010. Tra le diverse le anteprime, nazionali e internazionali, spicca poi La fille de nulle di Jean-Claude Brisseau, vincitore dell’ultimo Pardo d’Oro a Locarno e mai distribuito in Italia. Queer è un termine che una mia cara amica definisce insaturo. Etimologicamente significa trasversale ed era uno dei tanti modi offensivi per identificare gli omosessuali. È un punto di vista, non una categoria. Ancora meglio una prospettiva per leggere sia l’orientamento sessuale che le diverse modalità di fare cinema. Questo ci diceva tre anni fa Alessandro Rais. Scorgendo il programma, e ascoltando le parole del nuovo direttore Andrea Inzerillo, si intuisce come questa resti ancora l’idea alla base di un Festival che travalica il riferimento alle tematiche GLBT, per aprirsi ad una trasversalità da esplorare e declinare attraverso differenti linguaggi e visioni. Forse il modo migliore per approcciare tanto la realtà che il cinema.


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