Sms - sotto mentite spoglie

Il numero di risate è considerevole e gradito. Prendiamolo e mettiamolo da parte. Ne terremo conto nella stesura del bilancio finale. Ci interessa, in prima istanza, analizzare l’esempio di sterotipo cinematografico che Salemme, più o meno volontariamente, ci offre della famiglia italiana contemporanea. Egli si mantiente su un terreno medio borghese, capitolino, sfilacciato, cornuto e cornificatore. Ci consegna un nucleo familiare che abita terrazze fiorite a portata di cupolone e appartamenti luminosi con pareti addobbate di libri che non stanno lì per essere aperti. E’ il solito gruppo sciolto e indisciplinato, simpaticamente affannato in mille faccende di un mediocre e biasimevole quotidiano. E’ quella scollata comitiva consanguinea che caratterizza la commedia più leggera e deplorevole, che piace tanto agli italiani anche perché la trovano nel multisala sotto casa. Salemme scorre su un binario non dissimile da quello che vede De Sica figlio nascondersi dietro le colonne degli alberghi per non farsi scoprire dalla moglie mentre la sostituisce con forme superiori. Più sode, panterose e di ultima generazione. Vincenzo si allinea, stavolta più che mai, allo scappatellismo impantante di Christian e Massimo Boldi. Di ometti, cioè, privi di qualità e forza che, seppure professionisti riusciti in piena attività, non riescono a interessarsi alla vita adulta e a vedere oltre i propri istinti più bassi. Con l’immagine del sesso secco in prima fila. Si tratta di personaggi pesudo-fantozziani difficili da incollare su veri esseri umani ma sintomatici di una borghesia, più piccola che grande, (forse non proprio la stessa che interpretano) per cui nulla ha molto senso se non il rispetto per gli istinti corporei più immediati. Questi paradigmi di super italiano medio passano il film a rincorrere il sesso senza quasi mai raggiungerlo e, nel frattempo, mentengono invisibile la coscienza della loro situazione esistenziale. Vivono di bugie ed espedienti dannandosi gommosamente l’anima per rimanere a galla sulla palude. Assatanati di amanti ed incollati al loro matrimonio come ragazzini alle caviglie della madre. Marionette di loro stessi, vivono in un naufragio che non si azzardano a coscientizzare, nel rispetto devoto e castrante per quella tradizione di maschio latino che ha fatto la fortuna della commedia all’italiana e poi dei marci surrogati dei pigri e tristi successori. Se c’è un comune denominatore tra i mille protagonisti della grande tradizione italiana di commedia è il fallimento. E Salemme lo conferma trasformando il suo tracollo in simpatia. Disegna, sulla base di una dettatura suggerita dal cinema, dalla tv, dai giornali e dalla realtà, un concetto di famiglia dove ognuno, ovviamente da sé, va incontro a tutto ciò che facile trovare: degrado scolastico e droga per i giovani, avvocati e separazioni per i più grandi, telefonini a go go per tutti. Non c’è analisi in questo film, ma la mostra elementare di una situazione rappresentata. Su questo canovaccio significativo e validissimo per una ricerca sul presente e sul presente della commedia italiana, cavalca Salemme con le sue battute in napoletano semi-educato, molto più simile alla poetica Troisiana e a quella di Eduardo (con le dovute distanze) che all’opera geniale di Totò. Perché Salemme non è un principe della risata ma un aut(t)ore che si contorna di oneste coralità con le quali interagisce a mestiere. Non è un autore di rilievo, come qualcuno all’alba della sua esperienza cinematografica, aveva dato ad intendere. Però ha i tempi della comicità e qualche guizzo e qualche intuizione interessanti. Nel giudizio finale su questa commediaccia frizzante, si concede merito a chi ha saputo estorcere, abilmente ad un guidizio attento sul cinema italiano, una piena manciata di risate. Concesse sempre con cautela e precauzioni. Piccolo film, ma non indecente.
[Ottobre 2007]
Regia: Vincenzo Salemme; sceneggiatura: Ugo Chiti, Vincenzo Salemme; fotografia: Maurizio Calvesi; musiche: Lucio Dalla; montaggio: Claudio Di Mauro; interpreti: Vincenzo Salemme, Lucrezia Lante Della Rovere, Luisa Ranieri, Giorgio Panariello; distribuzione: Medusa; origine: Italia 2007; durata: 90’
