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Sopravvissuto - The martian

Pubblicato il 11 ottobre 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Sopravvissuto - The martian

Ci sono almeno due elementi che accomunano (accomunano, non equiparano) Sopravvisuto – The martian ai classici film di fantascienza: il nome del regista, perchè nel mondo del cinema se si pensa alla fantascienza d’autore non si possono fare i conti senza Ridley Scott e, per rimanere in tema, traspare una certa somiglianza con quell’Alien, creatura partorita dal genio del grande cineasta, che Sopravvissuto – The martian richiama non nel contenuto, ma nella forma, quatomeno quella prettamente “propagandistica”. Il lancio del primo, inossidabile Alien recitava “Nello spazio nessuno può sentirti gridare”. E bastano queste poche parole per riassumere (anche) questa nuova odissea spaziale di Ridley Scott, diversa nell’accezione generica (Alien è un fanta-horror, mentre qui prevale il dramma dell’abbandono), ma similare nel tono e nel fine ultimo che la pellicola si propone di raggiungere.

Tratto dal besteller campione di incassi The martian, scritto da Andy Weir, l’adattamento cinematografico di Scott si colloca nella classifica dei migliori blockbuster d’autore degli ultimi dieci anni almeno. Si potrebbe quasi parlare di un film non fantascientifico, se non fosse per l’ambientazione “marziana”, che presta il campo a una narrazione fluida e solida, strumento necessario non per originare un confronto/conflitto tra l’uomo ed entità extra-terrestri, ma tra l’uomo e una situazione estrema figlia di una casualità (in questo caso una tempesta di sabbia più furiosa del previsto e, in ciò, è appurato che l’ambientazione stessa è puro elemento scenografico e così si esaurisce), un grimaldello utile per scassinare la serratura della scatola nella quale vengono riposte le paure primordiali dell’uomo, fin dall’antichità: quella dell’ignoto e l’abbandono, l’isolamento, la frustrante sensazione di rassegnarsi al peggio senza aver avuto nemmeno l’opportunità di rendersi conto di quanto accaduto.
Ma la natura (e la natura timorosa dell’uomo), si ritrovano a fare i conti con il coraggio, con l’ingegno, con la determinazione a sopravvivere, vere virtù dell’uomo di scienza, del guerriero solitario che si affida alla ragione e si ancora al progresso, perchè consapevole che ci saranno sempre nuovi problemi da risolvere e l’unico modo di venirne a capo, l’unica maniera possibile per giungere all’agognata soluzione, sta nel risolvere un problema alla volta, senza mai perdere la testa (o la fede). Così Mark Watney (un magnetico e coinvolgente Matt Damon), membro di una squadra di astronauti giunta su Marte per alcune ricerche per conto della NASA, finisce con l’essere abbandonato sul pianeta rosso, a seguito di una violenta tempesta di sabbia, creduto erroneamente morto: al suo risveglio, Watney, resosi conto della situazione disperata in cui versa, non si piega all’angoscia e al timore di morire solo su un pianeta deserto e sfrutterà tutto il suo sapere per progettare un sistema di fuga.

Una vera e propria odissea quella dell’astronauta Watney, che nulla ha a che vedere con quella kubrickiana di 2001 – Odissea nello spazio, ma richiama con insistenza le vicissitudini dell’equipaggio protagonista dell’Apollo 13 di Ron Howard, così come i toni cupi e tragici del pluripremiato Gravity di Alfonso Cuaron. Ovvio che, come in ogni pellicola di fantascienza ambiziosa degna di questo attributo, Sopravvissuto – The martian presenti alcune incongruenze che rendono più semplici alcuni arrangiamenti narrativi e facilitano un intreccio che, altrimenti, avrebbe necessitato di un quantitativo di casualità ben maggiore di quello espresso: non un difetto vincolante, certo, ma semplici passpartout verso la risoluzione finale a cui nemmeno si fa caso e va più che bene così. Di rimando il film coccola l’occhio dello spettatore facendo leva sull’effetto mozzafiato creato dal necessario utilizzo di campi lunghi e campi lunghissimi per raccogliere la potenza visiva dei paesaggi marziani ricreati ad hoc in computer grafica ed è questa ricercata magnificenza estetica , a conti fatti, il fiore all’occhiello del film di Scott.
Prima di Sopravvissuto – The martian c’è stato quel Prometheus anche fin troppo deturpato dalla critica, nella filmografia di Ridley Scott. Non si è gridato al capolavoro in quell’occasione, così come pochissimi proveranno il bisogno di gridarlo anche in quest’occasione. Ma se Sopravvissuto – The martian non raggiunge quei fasti impliciti dei classici Alien e Blade runner firmati da Ridley Scott nel fior fiore della sua fulgida carriera, ci va vicino o, per lo meno, ci prova. Mica poco per un solo uomo abbandonato nello spazio.


CAST & CREDITS

(The martian); Regia: Ridley Scott; sceneggiatura: Andy Weir, Drew Goddard; fotografia: Dariusz Wolski; montaggio: Pietro Scalia; musica: Harry Gregson-Williams; interpreti: Matt Damon, Jessica Chastain, Michael Pena, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Sean Bean, Kate Mara, Sebastian Stan, Chiwetel Ejiofor; produzione: Twentieth Century Fox Film Corporation; distribuzione: 20th Century Fox; origine: U.S.A., 2015; durata: 130’.


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